Articolo a cura di Maria Cristina Morbello, consigliera del M5S
Riceviamo e pubblichiamo:
“La guerra è sempre un’opzione esecrabile.
La scelta deplorevole, che si condanna fermamente, di riportare in Europa una guerra convenzionale cambierà per sempre il mondo.
L’Europa è il cuore della civiltà occidentale, una civiltà fondata su valori etici universali frutto dell’elaborazione millenaria del pensiero filosofico del bene, della fratellanza e della pace.
Siamo ad un tornante della storia dell’Umanità: ogni essere umano deve cooperare su scala planetaria per la pace, per il progresso e per la tutela dell’ambiente.
Per arrestare la follia del conflitto bellico l’Occidente dovrà mettere in campo le intelligenze più acute ed equilibrate.
La soluzione diplomatica è l’unica soluzione per la pace.
Al di là della narrazione emotiva e di generiche attestazioni, solo la diplomazia – con equilibrio e a tutti i livelli – potrà sciogliere i nodi di una situazione complessa come quella attuale.
L’Umanità è chiamata a ridisegnare coralmente e in modo equo e duraturo un futuro di pace, sicurezza e sviluppo.
Come sostiene Lorenzo Kihlgren Grandi, consulente delle Nazioni Unite, la “diplomazia delle città” può avere un ruolo determinante per vincere la sfida che la storia riserva alla nostra generazione.
Nel 1955 Giorgio La Pira, all’epoca sindaco di Firenze, organizzò un convegno di sindaci dal titolo The cities do not want to die – Le città non vogliono morire per lanciare da Firenze, in piena Guerra Fredda tra Stati Uniti ed Unione Sovietica, un appello per la pace.
Sindaci provenienti da tutto il mondo rivendicarono il diritto all’esistenza e alla crescita materiale, culturale e spirituale; inoltre, dichiararono che i governi degli Stati nazionali non avevano il diritto di bombardare le città.
Le parole di Giorgio La Pira “unire le città per unire le nazioni” rappresentano la Stella Polare per chi ha a cuore la pace.
Città e cittadini che vanno incontro alla distruzione, alla morte ed al dolore a causa delle guerre debbono avere la possibilità di far sentire la loro voce ai governi.
La “diplomazia delle città” rappresenta un’alta espressione della cooperazione internazionale e Perugia, città cosmopolita di Aldo Capitini, può dare un contributo concreto al processo di pace.
Per queste ragioni, con un Ordine del Giorno – che lascerò aperto alle firme da parte della Commissione prima e di tutto il Consiglio poi in modo che non abbia un colore politico – ho chiesto di impegnare il sindaco e la giunta ad attivare la “diplomazia delle città” organizzando a Perugia un convegno internazionale per ridisegnare coralmente e in modo equo e duraturo un futuro di pace e di prosperità per tutte le città del mondo”.