La IV commissione consiliare, presieduta da Michele Cesaro, nella seduta del 20 dicembre ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno presentato dalle consigliere Francesca Tizi e Maria Cristina Morbello del gruppo M5s e avente ad oggetto “Sostegno del Comune di Perugia all’istituzione del salario minimo”. L’atto è stato illustrato dalla capogruppo M5s Francesca Tizi.
La Commissione Occupazione e Affari sociali del Parlamento Ue – riporta l’odg – lo scorso 11 novembre ha votato la direttiva sul salario minimo. In data 25 novembre il Parlamento europeo ha approvato il mandato concordato con la Commissione con 443 voti a favore, 192 contro e 58 astensioni. Nel documento si stabilisce tra le altre cose che tale “salario minimo” non possa scendere al si sotto del 50% della paga media nazionale.
Tra i beneficiari della misura sono inclusi tutti i lavoratori pubblici e privati, comprese le categorie considerate a forte rischio come quelle degli stagionali, dei tirocinanti e dei riders. Stando a quanto approvato dal testo della commissione, il salario minimo non solo deve superare la soglia di dignità stabilita su base nazionale ma, in ogni Stato membro, dovrà essere pari ad almeno il 60% della paga mediana lorda e ad almeno la metà della paga media lorda.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione della consegna delle Stelle al merito del lavoro, ha affermato che “è dovere inderogabile delle istituzioni a ogni livello combattere la marginalità dovuta al non lavoro, al lavoro mal retribuito, al lavoro nero, alle forme illegali di reclutamento che sfociano in sfruttamento, quando non addirittura in schiavitù contemporanee, inammissibili”.
Il salario minimo esiste già in 22 Stati membri dell’Ue. Non ancora in Italia dove in Parlamento sono all’esame delle competenti commissioni alcuni disegni di legge aventi a oggetto l’istituzione del salario minimo orario per i lavoratori pubblici e privati.
Le paghe dei lavoratori italiani sono sotto la media europea e l’Italia è al quinto posto nell’Unione per quota di working poors, cioè di persone che hanno un lavoro ma ciononostante vivono sotto la soglia della povertà. I dati Eurostat mostrano che in Italia un lavoratore guadagna in media 12,49 euro all’ora, mentre nell’Ue la media è di 13,14 euro, in Germania è 15,6 euro e in Francia di 14,9 euro.
Le cifre peraltro sono sovrastimate, perché sono calcolate tenendo conto solo delle aziende con più di dieci dipendenti ed escludendo dunque quelle dove i lavoratori sono di meno e guadagnano di meno.
Secondo l’ultimo report del Cnel, a giugno2021 si contavano in Italia addirittura 985 contratti nazionali vigenti (compresi quelli del settore pubblico). Ciò produce una forte differenza tra le retribuzioni.
Secondo l’Istat, i rapporti di lavoro dipendente che attualmente vengono pagati sotto la soglia dei 9 euro lordi sono il 20 per cento. Lo stesso Inps, stima che 4,5 milioni di lavoratori guadagnano meno di 9 euro lordi all’ora mentre 2,5 milioni non arrivano a 8 euro.
Alcune inchieste giornalistiche hanno mostrato come, ad esempio, nel settore commercio e servizi si possano contare oltre 274 contratti diversi che producono effetti di salari fortemente disomogenei anche all’interno della stessa categoria di lavoratori per cui “per lo stesso posto da aiuto commesso c’è chi prende 1.600 euro e chi deve accontentarsi di 1.100 (lordi)”.
Per il settore delle pulizie si registrano “salari da 5 euro all’ora senza quattordicesima, per non parlare di permessi e ferie”. Nel tessile, “un Ccnl regolarmente registrato prevede una paga base mensile (per 13 mensilità) di 816 euro contro i quasi 1.400 di quello firmato dai sindacati maggiori”.
Anche Perugia non è esente dal preoccupante fenomeno dei working poor. Secondo il recente Rapporto sulla povertà in Umbria 2019 a cura dell’Aur, l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta con il capofamiglia occupato tocca in Umbria il 10,5 per cento, circa un terzo in più della media nazionale e “questo fa riferimento alla precarietà del lavoro ma anche alla bassa remuneratività che c’è nella nostra regione. Quindi viene fuori che un 10 per cento delle persone povere hanno un lavoro che però non consente loro di vivere in autonomia”.
Il salario minimo orario protegge dalla emarginazione e dallo sfruttamento e consente di ridurre le disuguaglianze, aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori, rafforzare la contrattazione collettiva e individuare i contratti “leader”, in modo da mettere fine alla proliferazione dei Ccnl “pirata”, stabilire una soglia di dignità al di sotto della quale nessun contratto collettivo deve scendere, prevedere un meccanismo di sostegno alle imprese detassando gli incrementi retributivi dei Ccnl.
Ciò premesso, l’odg intende impegnare sindaco e giunta a sostenere e promuovere in tutte le opportune sedi gli atti, le misure e le azioni necessarie volte all’istituzione del salario minimo orario per tutti i lavoratori italiani pubblici e privati nel percorso già tracciato dalla Commissione Occupazione e Affari sociali del Parlamento europeo.
La capogruppo Tizi ha aggiunto che è importante dibattere di temi così rilevanti nella massima assise cittadina perché il Comune è l’ente più vicino ai cittadini e chiamato per primo a prendersi cura dei loro bisogni. Ciò che diventa legge, inoltre, è qualcosa che nasce nell’immaginario collettivo e nel tessuto sociale prima e in questo il Comune può essere un veicolo importante.
Il consigliere Lorenzo Mattioni (Lega) ha aperto il dibattito precisando di non volersi ancora esprimere sull’intenzione di voto in attesa di una successiva seduta con la presenza di componenti della giunta. Ha comunque riconosciuto che il Comune potrebbe dare un segnale su un argomento così importante, anche se, a suo avviso, in Italia il vero problema è soprattutto far rispettare i contratti collettivi esistenti e introdurli laddove mancano.
Lucia Maddoli (Idee Persone Perugia) ha espresso apprezzamento per un odg che solleva un tema importantissimo e drammatico non solo a livello territoriale ma nel mondo. Non a caso – ha ricordato Maddoli – l’Agenza 2030 delle Nazioni Unite, tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile, indica anche l’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti, mentre Papa Francesco di recente ha chiesto ai governi di garantire il salario minimo e una riduzione dell’orario di lavoro. Per Maddoli il Comune può fare molto per sensibilizzare su questi argomenti e per fare pressioni sul governo.
Michele Nannarone (FdI) ha detto che, di fronte a una tematica di rilevanza nazionale rispetto alla quale si richiedono impegni per il sindaco e la giunta, prima di esprimere una valutazione è opportuno sentire se già sussista un’azione in essere.
Anche Francesco Vignaroli (Progetto Perugia) si è associato nella richiesta di un rinvio per sentire gli assessori e per capire come il Comune possa avere un ruolo.
Francesco Zuccherini (Pd) ha espresso sostegno all’odg anche se non investe direttamente le competenze del Comune, ritenendo anzi importante che il Consiglio di un capoluogo di Regione possa trattare temi di rilevanza anche europea.
La capogruppo Tizi ha quindi richiamato l’attenzione sulla natura delle direttive europee, atti non direttamente applicabili, ma che impongono agli Stati membri di adeguare gli ordinamenti interni ai risultati da esse previsti. Secondo Tizi, a breve avremo una direttiva e di conseguenza il legislatore italiano dovrà adottare una normativa sul salario minimo. L’evoluzione normativa prenderà le mosse anche da un sentire sociale ed è giusto contribuire a far nascere questo sentire dibattendo di certi temi. Tizi ha comunque manifestato disponibilità a rinviare la seduta per ascoltare gli esponenti dell’esecutivo.