Tredici detenute della Casa circondariale di Capanne potranno seguire un corso di studi per conseguire il diploma di maturità tecnica nel settore economico. È l’opportunità offerta dall’Istituto tecnico economico e tecnologico “Aldo Capitini” in collaborazione con il Centro provinciale per l’istruzione degli adulti Perugia 1 di Ponte San Giovanni e il sostegno del Comune di Perugia.
A presentare l’iniziativa a Palazzo dei Priori sono stati l’assessora all’istruzione Francesca Tizi, la vice direttrice della Casa circondariale, Eva Mariucci, e i dirigenti scolastici del “Capitini”, Silvio Improta, e del Cpia Perugia 1, Alfonso Noto, e numerosi docenti.
Il 27 ottobre, infatti, partono le lezioni nell’ambito di un progetto didattico che preparerà le detenute al successivo anno scolastico 2026-2027, quando l’Itet attiverà in carcere una sezione dell’indirizzo Amministrazione, Finanza e Marketing per condurle all’esame di Stato.
Itet e Cpia hanno dato vita all’iniziativa dopo che un gruppo di detenute, lo scorso giugno, ha concluso un percorso corrispondente al biennio della scuola superiore richiedendo la possibilità di completare gli studi. Entrambi gli istituti metteranno in campo i propri docenti specializzati nelle discipline caratterizzanti dell’indirizzo (economia aziendale, diritto, economia politica e lingue straniere).
“Questo progetto – ha detto l’assessora Tizi – racconta più di tanti altri l’essenza della nostra idea di scuola: una scuola che accoglie, include e che non si ferma davanti a nessun limite, nemmeno quello di un istituto penitenziario. Il Comune ha aderito con convinzione offrendo un contributo per il materiale didattico necessario all’avvio del corso, che mira a restituire dignità, motivazione e prospettiva a persone che hanno scelto di investire su sé stesse attraverso la formazione. Crediamo profondamente che il diritto all’istruzione appartenga a tutti e che la scuola sia, anche e soprattutto, uno strumento di libertà. Portare l’istruzione dentro il carcere significa trasformare il tempo della detenzione in tempo di crescita, di conoscenza e di rinascita, e dare pieno significato a quella norma costituzionale che afferma la funzione rieducativa della pena”.
Secondo Tizi, ad essersi messa in moto è la “comunità educante” di Perugia, ossia “scuole, amministrazione comunale, istituzioni scolastiche e penitenziarie” e ciò attesta “quanto sia viva e concreta la nostra idea di città che educa, che accompagna e che si prende cura”.
Il dirigente Improta ha sottolineato il consolidato rapporto fra il “Capitini” e il Cpia e le motivazioni alla base del progetto condiviso dai due istituti: “L’istruzione può avere una funzione fondamentale per il recupero delle persone in stato di detenzione, favorendo la loro crescita umana e professionale. In questo caso si offre anche una concreta possibilità di reinserimento una volta scontata la pena grazie a una qualificazione tecnica spendibile nel mercato del lavoro”. Il professore ha richiamato anche il sostegno dell’Ufficio scolastico regionale guidato da Sergio Repetto.
Il dirigente Noto si è detto “lieto di contribuire con i docenti del Cpia all’attivazione del percorso di istruzione superiore in favore delle studentesse di Capanne, a conclusione del quale le stesse potranno spendere in futuro, sul mercato del lavoro, un titolo di studio che assicurerà ottime opportunità. Il tutto nell’ottica del dettato costituzionale che garantisce uguaglianza e parità di accesso al diritto all’istruzione”.
Per rimarcare il gradimento dell’iniziativa da parte delle destinatarie, la vice direttrice della Casa circondariale ha letto una lettera scritta da una detenuta. “La scuola – si legge nella testimonianza – per me qui da sempre è stata una mia battaglia. Ero sola all’inizio e lo sono stata per molto tempo. Ma poi alla mia voce una alla volta si sono unite prima una, poi un’altra e un’altra ancora, fino a diventare un coro di voci unite, a chiedere, tutte con la stessa tonalità, la voglia e il bisogno di imparare, di conoscere, di crescere. La voglia di conoscere per cambiare”. Anche Mauro Francia, docente di materie letterarie del Cpia, ha confermato attraverso il messaggio di un’altra studentessa quanto la scuola in carcere sia sentita come una straordinaria “opportunità di cambiamento”.












