Nella seduta del 9 gennaio, il Consiglio comunale ha approvato con 25 voti a favore e 7 astensioni la proposta della giunta per autorizzare l’acquisizione a titolo gratuito da parte del Comune delle aree urbanizzate dall’ex Ina-Casa, oggi intestate all’Ater, nell’ambito di un complesso edilizio di via Campo di Marte.
Come spiegato nella sua relazione dal presidente della II commissione, Alessio Fioroni, così si dà piena esecuzione a una convenzione del 1959. Essa prevedeva la realizzazione di un comparto di edilizia residenziale pubblica e che, ultimato tale comparto, il Comune avrebbe acquisito porzioni di interesse generale destinate a viabilità pubblica, camminamenti pedonali, parcheggi e verde pubblico.
Verso la fine del 2022 – ha proseguito Fioroni – sono state individuate le aree interessate. L’adempimento di un obbligo assunto più di 60 anni fa consentirà anche di risolvere in via definitiva la questione del soggetto competente per la manutenzione. Sarà infatti il Comune ad assumere l’obbligo di provvedere alle opere di manutenzione e messa in sicurezza, anche in termini di vigilanza e vivibilità.
Erika Borghesi (Pd) ha detto che nessuno mette in dubbio l’importanza di una pratica che riguarda un quartiere centrale con una elevata densità abitativa e numerose attività commerciali e servizi. Nella proposta al Consiglio, ad ogni modo, si citano una serie di atti, tra cui, da ultimo, una delibera di giunta del 2017 che fotografa lo stato dei luoghi. Siccome la delibera è di diversi anni fa, in commissione la consigliera aveva chiesto se fosse stata fatta una verifica aggiornata sullo stato dei luoghi e una perizia tecnica per confermare che sussistono tutte le condizioni per acquisire le aree. Con l’acquisizione, infatti, si incrementa il patrimonio comunale, ma sorge anche l’esigenza di garantire più risorse per la manutenzione ordinaria e straordinaria. All’accordo del ’59, certo, si doveva dar seguito già da molti anni, ma va ricordato che ci sono numerose altre lottizzazioni e quindi numerosi accordi di acquisizione da ottemperare. Borghesi ha quindi invitato il Comune a fare una ricognizione in questo ambito.
Fioroni ha replicato che, semmai, sarebbe il caso di fare un plauso all’amministrazione che dopo più di 60 anni dà seguito a un accordo nell’interesse non solo dei residenti della zona, ma di tutti i cittadini. Si tratta, a suo avviso, di un atto di coraggio e di un’assunzione di responsabilità.
Cristiana Casaioli (Progetto Perugia) ha condiviso le riflessioni di Fioroni affermando che per anni nessun sindaco si è preoccupato di adempiere a un obbligo pur assunto, finché l’attuale amministrazione ha deciso di farsi carico delle necessità di un territorio e di migliorare la qualità dei luoghi.
Secondo Nicola Paciotti (Pd), anche altri sindaci si erano occupati della questione e avevano avviato un processo di confronto e l’iter destinato a perfezionare la cessione. Di certo si è trattato di un’azione molto lenta. In questi anni si è fatto poco; in generale, c’è necessità di una maggiore presenza del pubblico all’interno della città.
Infine, il presidente del Consiglio, Nilo Arcudi, ha dato la parola all’assessore ai lavori pubblici, Otello Numerini, che ha richiamato il quadro legislativo alla base della convenzione. Con la legge n. 43 del 1949 – ha spiegato – il governo di allora decise di favorire l’edilizia popolare; tale legge fu prorogata nel ’55 e così furono realizzati a Perugia i comparti di via dei Filosofi e via Campo di Marte. In base alle norme integrative, gli edifici dovevano essere dotati anche di servizi sociali e civili. Il contratto del ’59 fu dunque stipulato tra due organi di diritto pubblico in ottemperanza a una specifica normativa. Da allora ci sono state varie interlocuzione con Ina Casa (dal 2010 in poi con “Ater”) per individuare quali fossero aree e sedimi che mantenevano una reale valenza di uso pubblico. Il percorso negli ultimi anni ha conosciuto un’accelerazione arrivando, appunto, a definire le aree che il Comune può formalmente acquisire. Se ciò comporta un aggravio, è nell’interesse dei cittadini e in ottemperanza di un obbligo già assunto.