Perugia aderisce al Manifesto della comunicazione non ostile
L’iniziativa nasce da una sollecitazione del Comitato unico di garanzia per le pari opportunità del Comune. Secondo la sindaca Ferdinandi e l’assessora Spera, un’occasione per promuovere un utilizzo delle parole all’insegna del rispetto e un ascolto attivo ed empatico
Anche il Comune di Perugia aderisce al Manifesto della comunicazione non ostile, elaborato nell’ambito di un progetto sociale di sensibilizzazione contro la violenza nelle parole promosso dall’associazione “Parole O_Stili” di Trieste. L’iniziativa, nella declinazione ideata per le pubbliche amministrazioni, rappresenta un’occasione per ridefinire lo stile di comunicazione, in particolare sul web, e per responsabilizzare sulla scelta delle parole, partendo dal presupposto che i social network sono piazze virtuali ma dove si incontrano persone reali.
Il Manifesto, frutto di un lavoro a cui hanno contribuito tutte le organizzazioni della società civile e le amministrazioni impegnate nell’attuazione del terzo Action Plan italiano per l’Open Governement, è uno strumento articolato in dieci principi pensato per la gestione dei rapporti tra cittadini e pubbliche amministrazioni favorendo un dialogo “non ostile”.
Alla presentazione del documento, a cui sarà data la più ampia diffusione, erano presenti la sindaca Vittoria Ferdinandi, l’assessora alle politiche sociali Costanza Spera, la dirigente dell’Area Servizi alla persona Roberta Migliarini, il presidente del Comitato unico di garanzia per le pari opportunità del Comune di Perugia Matteo Stelluti e Vanessa Gasparrini, componente del Cug. Ha assistito anche il consigliere comunale Lorenzo Ermenegildi Zurlo.
“Ogni vera trasformazione passa per il linguaggio, che rappresenta uno strumento con cui costruiamo il mondo e plasmiamo nuove realtà – ha affermato la sindaca Ferdinandi -. Per questo uno dei primi atti di questo mandato è la formale approvazione di un documento già previsto nel Piano delle azioni positive da parte della precedente amministrazione, su sollecitazione del Cug. Ora vogliamo dare concretezza a principi che riteniamo importanti soprattutto in un tempo come quello che viviamo, segnato da conflitti, rabbia e ostilità che intossicano il quotidiano. Ce ne accorgiamo spesso nel mondo dei social, dove i processi del pensiero risultano impoveriti perché ridotti alla dicotomia odio-amore. Proprio questo mondo non può rappresentare una terra di nessuno e va riconsegnato alla responsabilità. Vogliamo quindi che il Comune, in rete con centinaia di altri enti locali, si faccia promotore di un nuovo modo di utilizzare le parole e di un ascolto attivo ed empatico finalizzato a offrire risposte sempre più trasparenti ed efficaci, lontane dal linguaggio burocratico. In tal senso il Manifesto per noi è un atto di grande sostanza e che auspichiamo possa avere un concreto impatto sul lavoro degli uffici”.
“Gli stili comunicativi – ricorda l’assessora Spera – incidono in maniera diretta sui rapporti interpersonali e anche su quelli tra istituzioni e cittadini. Una corretta comunicazione contribuisce al benessere e all’inclusione delle persone. Con l’avvento delle piattaforme digitali per la comunicazione online, ha assunto proporzioni sempre più allarmanti il fenomeno di una scrittura poco rispettosa, che a volte degenera anche in veri e propri reati. Perugia condivide lo spirito e le finalità del Manifesto e intende darne ampia diffusione per incentivare la costruzione di una comunità educante. Dalla comunicazione accogliente e inclusiva passa anche la nostra idea di partecipazione. Questo documento, infatti, ci fa riflettere su un ascolto davvero orientato al coinvolgimento della cittadinanza”.
La dirigente Migliarini ha espresso entusiasmo per un documento che esalta “il ruolo di cura” dei servizi comunali con un chiaro stimolo a “rimettere al centro le persone che ne sono destinatarie”. Secondo il Cug, come ribadito da Stelluti, “l’iniziativa potrà contribuire al benessere organizzativo interno favorendo un ambiente inclusivo e capace di valorizzare i talenti”. Nei prossimi mesi partiranno iniziative formative curate dall’associazione Parole O_Stili che coinvolgeranno circa 150 dipendenti.
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Di seguito i dieci principi di cui si compone il Manifesto della comunicazione non ostile:
1. Virtuale è reale: dico e scrivo in rete solo cose che ho il coraggio di dire di persona. Non c’è buona amministrazione senza buona comunicazione. Investo le migliori energie perché la mia comunicazione online e offline sia semplice, accessibile, comprensibile, trasparente, cortese. So che quanto scrivo in Rete ha conseguenze reali.
2. Si è ciò che si comunica: le parole che scelgo raccontano la persona che sono: mi rappresentano. So che l’azione amministrativa risulta tanto più efficace quanto più efficacemente la comunico: i cittadini hanno il diritto di accedere con facilità e fiducia a dati, documenti, informazioni e servizi, di essere coinvolti nelle scelte, di capire e verificare il mio operato.
3. Le parole danno forma al pensiero: mi prendo tutto il tempo necessario a esprimere al meglio quel che penso. Evito le formule astruse. Il burocratese vessatorio. I termini inglesi fuorvianti. So che capire è diritto di ogni cittadino. Se la mia espressione è oscura, questo significa che anche il mio pensiero e la mia azione non sono chiari e trasparenti a sufficienza. Incoraggio il dialogo.
4. Prima di parlare bisogna ascoltare: nessuno ha sempre ragione, neanche io. Ascolto con onestà e apertura; Ascolto le opinioni e i suggerimenti dei cittadini. Scelgo la collaborazione e attivo canali che favoriscano un dialogo costruttivo e civile. Se un dubbio o un quesito viene espresso, rispondo con tempestività. Se un disagio viene manifestato, mi interrogo su cause e rimedi.
5. Le parole sono un ponte: scelgo le parole per comprendere, farmi capire, avvicinarmi agli altri. Scelgo parole e strumenti adatti a dialogare con tutti i cittadini, compresi anziani, stranieri, persone poco scolarizzate. Verifico che quanto dico o scrivo venga capito dai cittadini. È mia responsabilità farmi capire, favorendo una comunicazione positiva e propositiva.
6. Le parole hanno conseguenze: so che ogni mia parola può avere conseguenze, piccole o grandi. Sono consapevole del fatto che ogni mio messaggio e ogni mia azione hanno conseguenze concrete e rilevanti per la quotidianità dei cittadini. Sono accessibile, informo, semplifico, rendo chiari gli adempimenti e le procedure.
7. Condividere è una responsabilità: condivido testi e immagini solo dopo averli letti, valutati, compresi. Quanto condivido in rete influisce sulla percezione del mio operato. Aggiorno informazione e dati. Li rendo reperibili, se possibile, informato aperto. Non diffondo messaggi fuorvianti o poco trasparenti. Informo i cittadini sui loro diritti: conoscenza, privacy, sicurezza.
8. Le idee si possono discutere. Le persone si devono rispettare: non trasformo chi sostiene opinioni che non condivido in un nemico da annientare. Il rispetto reciproco è il fondamento della convivenza civile e migliora la collaborazione e la partecipazione. Faccio sì che ogni mia comunicazione sia rispettosa dei cittadini nella forma e nella sostanza, promuovo presso la collettività una cultura del rispetto.
9. Gli insulti non sono argomenti: non accetto insulti e aggressività, nemmeno a favore della mia tesi. Gli insulti sono umilianti sia per chi li riceve, sia per chi li fa, sia per chi ne è spettatore. Invito chi insulta a esprimere altrimenti la propria opinione. Non tollero insulti, nemmeno quando vanno a mio favore. Diffondo una nettiquette per il buon uso dei miei canali online.
10. Anche il silenzio comunica: quando la scelta migliore è tacere, taccio. So che l’attenzione e il tempo dei cittadini sono preziosi e valorizzo la brevità. Comunico solo per motivi funzionali: per promuovere consapevolezza e partecipazione e mai per ragioni propagandistiche. La mia comunicazione è sempre utile, necessaria e pertinente.