La IV commissione consiliare Cultura, nel corso della seduta di martedì 2 settembre, ha approvato con 12 voti a favore, 3 astenuti ed un contrario l’ordine del giorno presentato dai consiglieri Ferranti, Ermenegildi Zurlo, Mazzanti, Falistocco, Donato, Maddoli: Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT) e promozione della loro conoscenza e accessibilità per i cittadini del Comune di Perugia.
Illustrando l’atto, già discusso nel corso della seduta del 17 giugno 2025, Fabrizio Ferranti ha posto innanzitutto l’accento sulla normativa vigente in materia di consenso ai trattamenti sanitari, partendo dagli artt. 32 e 13 della Costituzione.
In particolare l’art. 4, comma 1, Legge 219/2017 ha introdotto le Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT) attraverso le quali ogni persona maggiorenne e capace di intendere e di volere, in previsione di un’eventuale futura incapacità di autodeterminarsi, può esprimere le proprie volontà in materia di singoli trattamenti sanitari.
Dopo aver fornito un quadro dell’iter da seguire (modalità di redazione, inserimento nella banca dati nazionale, ecc.), xx ha riferito che dall’entrata in vigore della legge n. 219/2017 e fino al 31.01.2025 sono state presentate ed acquisite dall’Ufficio di Stato Civile del comune di Perugia soltanto 515 DAT. E’ evidente pertanto che occorre una corretta informazione sui contenuti e sulle implicazioni delle Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT per garantire ai cittadini la possibilità di esprimere la propria volontà in modo consapevole e responsabile.
Tra le soluzioni suggerite vi sono: la collaborazione tra enti locali e strutture sanitarie, la presenza di personale medico qualificato, disponibile a fornire chiarimenti, la pubblicazione, sul sito istituzionale del Comune di Perugia, di contenuti informativi e video esplicativi, la possibilità di consultare un elenco di associazioni competenti in materia di fine vita e autodeterminazione.
In ragione di ciò gli istanti impegnano l’Amministrazione a:
-Favorire la collaborazione multidisciplinare tra i possibili attori coinvolti nelle scelte terapeutiche (ordini, università, associazioni);
– Valutare l’opportunità, con enti ed associazioni, di stipulare accordi di collaborazione per la creazione di un elenco di medici, esperti e associazioni disponibili a fornire ai cittadini informazioni chiare ed esaustive sulle DAT;
– Garantire la massima diffusione delle informazioni sulle DAT attraverso i canali istituzionali del Comune
– Promuovere la pubblicazione di brevi video esplicati vi sulla pagina istituzionale del sito dell’ente dedicata alle DAT
– Predisporre sulla pagina istituzionale del sito dell’ente l’opportuna modulistica prevista dalla normativa vigente;
– Valutare l’opportunità di predisporre, per il Comune di Perugia, alcuni modelli fac-simile e modificabili di DAT;
– Implementare una collaborazione tra i diversi attori coinvolti affinché l’USL Umbria 1 e l’Azienda Ospedaliera di Perugia diffondano materiale informativo sulle DAT presso i punti CUP, gli studi dei medici di medicina generale e presso altri luoghi strategici
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La Dott.ssa Assunta Morresi, Componente Comitato Nazionale per la Bioetica, impossibilitata a partecipare, ha inviato un proprio intervento scritto nel quale ha sostenuto che il problema risiede nella parola “disposizioni” (che implica la vincolatività delle volontà espresse) quando sarebbe più opportuno parlare di “dichiarazioni” non vincolanti, in quanto legate ad un consenso non attuale rispetto ai trattamenti.
Secondo Morresi fra le caratteristiche che le DAT dovrebbero avere, il CNB raccomandava che “siano tali da garantire la massima personalizzazione della volontà del futuro paziente, non consistano nella mera sottoscrizione di moduli o di stampati, siano redatte in maniera non generica, in modo tale da non lasciare equivoci sul loro contenuto e da chiarire quanto più è possibile le situazioni cliniche in relazione alle quali esse debbano poi essere prese in considerazione”.
Nella legge 219/2017 non compaiono indicazioni di questo tipo: all’art.4, comma 5, si indica piuttosto che è possibile disattenderle, completamente o parzialmente “dal medico stesso, in accordo con il fiduciario, qualora esse appaiano palesemente incongrue o non corrispondenti alla condizione clinica attuale del paziente ovvero sussistano terapie non prevedibili all’atto della sottoscrizione, capaci di offrire concrete possibilità di miglioramento delle condizioni di vita”.
Il nodo della questione è quindi la precisione con cui indicare al momento presente, per un tempo futuro, una condizione clinica ben precisa e circoscritta.
Per Morresi non è, tuttavia, facilmente praticabile, nel concreto, l’applicazione di questa parte della norma, proprio nella sua vincolatività che, nelle intenzioni del legislatore, è stata posta per rendere le DAT il più possibile efficaci e rispondenti alla volontà del disponente, ma che, nei fatti, diventa difficile applicare. Ecco il perché dello scarso utilizzo dello strumento.
In chiusura se l’amministrazione comunale decidesse comunque di impegnarsi ad attuare la norma e promuovere le DAT, così come indicato nell’OdG, si suggerisce di accogliere la raccomandazione del CNB di consentire la massima personalizzazione delle DAT ed evitare la sottoscrizione di moduli o di stampati. Si ritiene, in definitiva, che il supporto più efficace sia quello del medico di fiducia della persona che ha intenzione di redigere le proprie DAT.
Una stesura personalizzata è certamente più impegnativa rispetto a quanto solitamente necessario per compilare un prestampato, ma risponde sicuramente meglio all’esigenza di esprimere i propri desideri e le proprie convinzioni riguardo le condizioni cliniche che si potrebbero prospettare.
Il rappresentante dell’Ordine dei Medici, Dott. Tiziano Scarponi ha garantito la piena disponibilità dell’ordine al fine di poter divulgare i contenuti della normativa nonché a contribuire in qualsiasi tavolo tecnico che dovesse essere costituito.
La Prof.ssa Alessandra Pioggia, Dipartimento di Scienze Politiche, già intervenuta il 17 giugno, ha espresso un giudizio positivo sulla proposta ritenendo che sia utile per far conoscere e rendere concreta la legge istituita, di cui ha ripercorso le tappe fondamentali.
Pioggia ha riferito che vi sono diversi enti in Italia che hanno costituito degli sportelli informativi in collaborazione con aziende sanitarie, ordini ed, in altri casi, le stesse asl e l’ordine dei medici. Dunque esistono soluzioni e modelli utili che si possono utilizzare.
Il Dott. Maurizio Di Masi, Ricercatore Università degli Studi di Perugia, già intervenuto il 17 giugno, ha fatto notare che la legge 219 ha posto fine al dibattito istituendo delle regole di “compatibilità” e non di conflitto, perché consentono ad ogni cittadino di esprimere i propri valori. Dunque le Dat sono un importante strumento per garantire ad ogni cittadino di esprimere il senso della propria vita in un documento con valore legale.
La legge, come scritto nella relazione della dott.ssa Morresi, peraltro consente anche altri strumenti, come ad esempio la pianificazione condivisa.
Il Dott. Stefano Massoli, Associazione Luca Coscioni, già intervenuto il 17 giugno, nel confutare le valutazioni della dott.ssa Morresi, ha sottolineato che le posizioni del comitato nazionale per la bioetica non hanno subito modifiche rispetto a 22 anni fa ed appaiono dunque un po’anacronistiche. Altre perplessità emergono sulla dicotomia tra la parola disposizioni e la parola dichiarazioni, dovendosi preferire la prima.
Insomma per Massoli vi sono troppe limitazioni, nella nostra società, soprattutto nell’area cattolica, nell’applicare il principio dell’autodeterminazione.
L’assessora alle politiche sociali Costanza Spera ha spiegato che il Comune di Perugia darà la massima collaborazione affinché questo strumento sia adeguatamente conosciuto. Le DAT non sono tanto diffuse, secondo l’assessora, solo perché non sono conosciute; ecco perché occorre operare affinché questa possibilità venga garantita a tutti informando i cittadini sulla sua esistenza. Si tratta di un dovere da parte dell’Amministrazione di rendere le leggi effettivamente applicate, sensibilizzando le persone sui contenuti delle stesse, magari in collaborazione con gli altri enti competenti (ordini, asl, aziende ospedaliere, enti di formazione, ecc.).
Il consigliere Leonardo Varasano (Progetto Perugia) ha riconosciuto la libertà come un bene fondamentale dell’individuo, anche nel campo in oggetto. Tuttavia nel dibattito c’è un tema che è imprescindibile, ossia considerare la vita come dono supremo che non ci appartiene e quindi indisponibile. Di fronte alla possibilità concessa dalla legge sulle Dat, Varasano, pur rispettando le tesi altrui, ha detto di scegliere di fare un passo indietro.
Per Edoardo Gentili (FI) la norma esiste, ma oggettivamente ha una distanza conoscitiva importante rispetto alla gente. Per questo la proposta contenuta nell’odg è positiva in quanto non lede nessuno, ma aggiunge semplicemente una possibilità che i cittadini possono cogliere o meno.
Elena Fruganti (FdI) ha sostenuto che dare indicazioni troppo generiche nelle DAT appare controproducente, mettendo i medici in certe situazioni di urgenza in forte difficoltà (si pensi agli interventi al pronto soccorso ecc.). Dubbi sorgono anche sulle critiche mosse da alcuni nei confronti delle valutazioni effettuate da soggetti, magari del mondo della scienza, appartenenti all’area cattolica, in quanto, come tutte le altre, dovrebbero essere rispettate.
Non vi è infatti alcuna volontà di opporsi ad una legge ormai in vigore da tempo.
Altro tema da considerare è che non bisogna confondere le dat con il fine vita, trattandosi di situazioni ben diverse tra loro.
Fruganti più che ad un formulario sì è detta favorevole alla proposta della prof.ssa Pioggia di prevedere incontri formativi sull’argomento in discussione (pur non essendoci un documento specifico da poter proporre), spiegando che il problema delle DAT è rappresentato dalla distanza, spesso importante, tra il momento della dichiarazione ed il momento in cui dovranno essere applicate. Insomma un problema di consenso consapevole “duraturo”.
La prof.ssa Pioggia ha spiegato che le DAT rappresentano disposizioni sui trattamenti a 360 gradi: non sono necessariamente rifiuti pur essendo possibile esprimerli; inoltre ha riferito che la normativa si occupa degli interventi medici in situazione d’urgenza che sono sempre dovuti, fatto salvo che la persona non sia già in una condizione terminale.
Si ricorda infine che le DAT possono essere anche disattese dal medico se ritenute incongrue rispetto al momento in cui sono state emesse oppure se vi siano nel tempo nuove terapie ecc. Dunque l’aspetto centrale è che tra paziente e medico vi sia sempre un rapporto di stretto dialogo, mantenendo una relazione attiva.
Il dott. Scarponi ha sostenuto che mettere a conoscenza i pazienti dell’esistenza delle DAT è un dovere dei medici. Anche per il rappresentante dell’ordine è fondamentale il rapporto che si instaura tra professionista e paziente, perché ciò consente di valutare nel migliore dei modi possibile la situazione nel corso del tempo pur a distanza della disposizione.
Il capogruppo PD Lorenzo Ermenegildi Zurlo, pur comprendendo la posizione di Varasano, ha fatto notare che nell’aula del Consiglio si rappresenta la collettività; quindi occorre anteporre i principi che sono alla base della nostra democrazia forte e solida, in primis la laicità dello Stato, rispetto alle personali convinzioni. Nelle democrazie deve valere anche il principio dell’autodeterminazione, secondo cui i cittadini non sono sudditi, ma soggetti in grado di decidere, compreso nel caso specifico delle DAT.
L’odg, ha continuato Ermenegildi, non vuole introdurre alcunché bensì favorire l’attuazione di una legge dello Stato, peraltro datata. Occorre fare di tutto quindi affinché le leggi siano attuate soprattutto se legate al principio di autodeterminazione.
Chi sceglie di redigere una DAT ha anche la capacità di eventualmente andarle a modificare nel tempo.
La consigliera Laura Tanci (Anima Perugia) ha appoggiato fortemente la posizione del dott. Scarponi sull’importanza della adeguata formazione dei medici, soprattutto in termini di empatia col paziente. Favorevole anche alla proposta di Pioggia sull’opportunità di fornire, grazie all’esperienza di autori di DAT, diversi modelli da proporre ai nuovi dichiaranti, aiutandoli quindi nel loro percorso.
Infine Tanci, pur essendo il suo pensiero affine a quello di Varasano sul concetto di vita, ha spiegato che gli Amministratori hanno l’obbligo di dare la possibilità a tutti i cittadini di usufruire al meglio di tutti i diritti e le possibilità che la legge, già in vigore, consente soprattutto in termine di autodeterminazione.
Il principio di laicità, ha detto Elena Fruganti, non impedisce di riconoscere il diritto alla vita, essendo temi diversi, quest’ultimo soprattutto quando sono coinvolti i minori.
Secondo Fruganti l’aspetto centrale deve essere l’accompagnamento nel percorso di cura tra medico e paziente, previsto dalla normativa e da incentivare in maniera significativa.
La vice presidente Chiara Calzoni (Perugia Civica), anche alla luce della sua attività professionale di medico, ha spiegato che questo tema è molto delicato. Il vero punto critico risiede nel fatto che la legge esiste e sulla sua applicazione concreta occorre fornire sia ai medici che ai cittadini risposte chiare e precise. Per questo è necessario che le Istituzioni, compreso il Comune, debbano sempre più andare in una direzione improntata alla massima chiarezza e operatività rendendo tutti i passaggi semplici. Ovviamente nessuno deve sentirsi obbligato a sottoscrivere una DAT, ma trattandosi di una prerogativa concessa da una legge, la stessa deve essere garantita a tutti coloro che vogliano usufruirne.
In replica finale il primo firmatario dell’atto, Fabrizio Ferranti ha fatto presente che si è cercato, nella trattazione dell’odg, di portare in commissione il contributo di diverse parti, anche portatrici di punti di vista diversi. L’atto, tuttavia, non tratta minimamente la problematica etica occupandosi di un diritto previsto dalla legge e dell’apporto del Comune di Perugia nel contribuire a renderlo effettivo.