Abrogato dal Consiglio l’art. 32 del regolamento di polizia urbana

Dibattito acceso in aula

date
03 febbraio 2025
- Cristiano Mazzone
share-facebookshare-xshare-linkedinshare-telegramshare-whatsappicon-share
Condividi

Il Consiglio comunale ha approvato, con 19 voti a favore ed 11 contrari, la proposta di abrogazione dell’art. 32 “Accattonaggio molesto, attività di lavavetri e similari” del Regolamento di Polizia Urbana, presentata dai capigruppo di maggioranza.

Illustrando l’atto il presidente della I commissione Antonio Donato ha riferito che con deliberazione del Consiglio Comunale n. 39 del 17 novembre 2014 è stato introdotto l’art. 32 del vigente Regolamento di Polizia Urbana recante “Accattonaggio molesto, attività di lavavetri e similari”.

Secondo i proponenti è responsabilità delle Istituzioni a tutti i livelli lavorare per contrastare le povertà e le crescenti disuguaglianze sociali ed economiche, mettendo in campo politiche integrate su diversi livelli per garantire a tutte le persone di vivere in piena dignità.

Dunque lottare contro la povertà non significa lottare contro i poveri.

L’art. 32 del Regolamento di Polizia Urbana – ha continuato Maddoli – introdotto nel 2014 vieta di chiedere l’elemosina nei pressi di incroci stradali, vieta l’accattonaggio davanti agli esercizi pubblici, vieta il mestiere di “accompagnatore di carrelli della spesa”, vieta l’attività di lavavetri o simili.

Affermare che chiedere l’elemosina è vietato contribuisce a connotare in termini negativi la mendicità e i poveri, quasi che questi ultimi fossero dei delinquenti o dei nemici da temere, laddove al contrario un’istituzione pubblica ha il dovere di impegnarsi a mettere in campo misure di sostegno per la povertà.

La norma dovrebbe essere limitata a sanzionare i soli casi di richiesta molesta e aggressiva di elemosina, andando quindi a vietare e sanzionare uno specifico comportamento aggressivo e non il generico fenomeno della mendicità.

Peraltro nel 2018 – successivamente dunque all’introduzione nel regolamento di polizia urbana del Comune di Perugia dell’articolo sull’accattonaggio – il codice penale ha introdotto il reato di accattonaggio molesto all’art. 669 bis: prevedere una ulteriore sanzione amministrativa attraverso il regolamento di polizia urbana costituirebbe quindi una duplicazione.

Per giunta dall’introduzione ad oggi non sono mai state inflitte sanzioni a nessuno dal corpo di polizia urbana ex art. 32; questo dato conferma l’inutilità dello stesso articolo.

In conclusione i capigruppo hanno chiesto, quindi, l’abrogazione del citato articolo 32.

Donato ha spiegato che, in caso di abrogazione dell’art. 32, l’accattonaggio molesto continuerà ad essere punito e sanzionato in base al codice penale vigente.

Donato in conclusione ha sostenuto che, pertanto, compito dell’Amministrazione dovrà essere di combattere la povertà e non di fare la guerra ai poveri, tantomeno con una forma di propaganda politica sulla loro pelle.

DIBATTITO

Aprendo il lungo dibattito, Leonardo Varasano (Progetto Perugia) ha spiegato di non essere stato un entusiasta sostenitore delle modifiche all’art. 32 introdotte nel 2014, perché vi erano delle storture nel testo (es. riferimento agli accompagnatori di carrelli ecc.).

Il mio timore, ha continuato, è però che oggi con questa proposta si dia un segnale sbagliato; per questo non avrei sradicato del tutto la norma perché ciò produce un effetto negativo, dando l’impressione che si voglia concedere qualcosa a quelle sacche di illegalità che ruotano intorno al fenomeno dell’accattonaggio.

Varasano ha spiegato come sarebbe stato quindi preferibile modificare la norma perché l’abrogazione totale, insieme ad altre azioni messe in campo in questi mesi dall’Amministrazione, determina un arretramento in termini di decoro e sicurezza.

Edoardo Gentili (FI) ha ripercorso la storia dell’art. 32, spiegando che nel 2014 la modifica approdò in consiglio comunale non a firma politica di un solo consigliere ma dell’intera I commissione, a conferma di una convergenza bypartisan. Peraltro la proposta nel 2014 fu sostenuta da pareri tecnici favorevoli che evidenziavano l’utilità della stessa sotto diversi punti di vista.

Chiarito ciò, Gentili ha ribadito come effettivamente nella norma figurano delle fattispecie sì “grottesche” ma presenti in altri regolamenti di città italiane o contenute in ordinanze sindacali. Si sostiene inoltre l’inutilità della norma, che duplica una fattispecie penale, ma dimenticando che il doppio binario sanzionatorio (penale ed amministrativo) è assolutamente ammissibile in Italia. Secondo Gentili, peraltro, vi è il rischio, con l’abrogazione totale dell’art. 32, che alcune fattispecie vengano disperse, rendendo lecite condotte che, al contrario, appaiono deprecabili (sfruttamento minori, rovistare nei cassonetti della caritas, ecc.).

Proprio per preservare tali fattispecie, ha concluso Gentili, in commissione il consigliere di FI aveva proposto emendamenti alla richiesta di abrogazione integrale proveniente dalla maggioranza, ma senza che gli stessi siano stati accolti.

Lucia Maddoli (Orchestra per la Vittoria) ha voluto tranquillizzare la cittadinanza sul fatto che l’abrogazione dell’art. 32 non determinerà alcuna conseguenza giuridica particolare, visto che le fattispecie delittuose vengono previste e sanzionate dal codice penale ed oggi si intende solo eliminare una norma amministrativa inutile e mai applicata. La sicurezza dei cittadini non verrà quindi in alcun modo toccata, trattandosi peraltro di un tema prioritario per la maggioranza su cui l’Amministrazione sta lavorando molto a 360 gradi.

Con questa abrogazione, dunque, si è voluto solo dare un segnale eliminando un approccio ideologico posto alla base dell’articolo, visto che la tendenza era quella di condannare a prescindere lo stato di mendicante. Uno stato che la norma nazionale non vieta se non nei casi di molestia o violenza. Secondo Maddoli è compito delle istituzioni combattere la povertà ma con politiche integrate e non certo con la repressione.

Per Margherita Scoccia da oggi chiedere insistentemente l’elemosina e comportamenti simili non costituirà più un illecito amministrativo. Ciò stona con quanto avviene in molte altre città italiane, ove le medesime fattispecie vengono sanzionate dai regolamenti.

Siamo sicuri – ha detto – che i cittadini vogliano questo e che la città preferisca non contrastare fenomeni che sono alla base dello sfruttamento dei minori, degli anziani e di altri soggetti deboli? La consigliera ha risposto di no, spiegando che sarebbe stato preferibile lavorare congiuntamente per migliorare la norma in oggetto senza eliminarla del tutto, visto che la stessa ha contribuito, comunque, a migliorare la situazione sicurezza in città, disincentivando certe pratiche illecite.

La norma amministrativa rappresenta infatti un deterrente, ma soprattutto un segnale che la città deve dare poiché l’accattonaggio determina degrado ed insicurezza come suggeriscono commercianti, cittadini e residenti. Secondo Scoccia non è vero che i mendicanti molesti siano pochissimi, poiché, al contrario, da qualche mese a questa parte sono ricomparsi in maniera significativa. Per la consigliera dunque la non abrogazione dell’art. 32 non è dettata dall’ideologia, ma rappresenta un modo per non arretrare come, invece, alcune scelte dell’Amministrazione stanno facendo.

Nilo Arcudi (Perugia Civica) nel condividere alcune perplessità sull’art 32 vigente, ha tuttavia sostenuto che si dovesse lavorare per migliorarlo e non abrogarlo.

In senso generale, sul tema della sicurezza, ha detto di non condividere in alcun modo l’impostazione della sinistra secondo cui sarebbe solo colpa della società se si determina insicurezza non essendo stata quest’ultima in grado di garantire la tenuta sociale con la conseguenza che molti delinquono. Questa visione, unita alle scelte che l’attuale amministrazione sta ponendo in essere, non va nella direzione giusta perché predilige a prescindere l’accoglienza, l’integrazione e la tolleranza, mettendo tutte le libertà individuali davanti ai doveri collettivi, ingenerando anarchia.

Arretrare sull’ordine pubblico e la sicurezza, mettendo davanti i singoli rispetto alla comunità è una scelta sbagliata soprattutto in una città come Perugia che, dopo anni di dure battaglie, è riuscita con fatica ad uscire da una situazione ambientale difficile e complessa.

Mandare messaggi sbagliati è pericoloso: si pensi alla mancata delega ad un assessore sulla sicurezza, all’eliminazione della sperimentazione del taser, al demansionamento del nucleo Fontivegge della polizia locale; atti che certificano i passi in dietro compiuti.

Cesare Carini (Pensa Perugia) ha voluto fare chiarezza, spiegando che la proposta di abrogazione dell’art. 32 va in direzione del buon andamento della pubblica amministrazione, poiché elimina una norma inutile, controproducente per un comune. Per Carini, infatti, la questione è superata dall’esistenza nel nostro ordinamento di norme di rango superiore (codice penale) che già prevedono tutte le fattispecie illecite. Abrogare una norma di un regolamento non elimina pertanto alcun reato, ma si adegua semmai ad una normativa nazionale che è subentrata nel 2018 tramite l’adozione del decreto sicurezza.

Per Riccardo Vescovi (Anima Perugia) l’intenzione della maggioranza è di lottare contro la povertà e non contro i poveri, visto che troppo spesso invece di affrontare le cause che inducono alla marginalità si preferisce punire come fa l’art. 32 del regolamento.

Si tratta peraltro di una norma che nei fatti mai è stata applicata dalla polizia locale non producendo alcun beneficio concreto per la città: Si tratta quindi di un articolo inutile nei fatti e in diritto, visto che le medesime fattispecie ivi previste sono già contenute in articoli del codice penale. Nonostante questa duplicazione, la norma del regolamento di Perugia è rimasta in vigore per 10 anni solo con lo scopo di mandare un messaggio: trasformare cioè la povertà in un problema di ordine pubblico da perseguire a prescindere. Ciò è alla base di molte derive autoritarie che trasformano i più vulnerabili in un problema da cancellare ampliando le differenze tra cittadini. La maggioranza sceglie invece una strada diversa, ossia lottare contro la povertà investendo sui servizi sociali, sull’istruzione, sul lavoro con politiche integrate.

Marko Hromis (PD) ha fatto notare come, mentre la maggioranza cerca di spiegare le ragioni poste alla base della proposta di abrogazione dell’art. 32, ritenuto inutile, dai banchi dell’opposizione arrivano argomentazioni altamente discutibili.

Incomprensibile appare, in particolare, la volontà di sovrapporre gli accattoni ai molestatori o parlare di anarchia incontrollata. Frasi da cui ha preso le distanze con decisione.

Secondo Nicola Volpi (FdI) è legittimo che la maggioranza voglia abrogare l’articolo di un regolamento non condividendolo, ma ciò non deve consentire di impedire alle altre forze politiche avversarie di potersi esprimere contrariamente.

Per quanto ci riguarda, ha detto, alcune posizioni assunte dall’attuale amministrazione stanno generando in città un clima di insicurezza: mancata delega assessorile, depotenziamento nucleo Fontivegge, eliminazione taser, abrogazione art. 32 odierna; ciò è quanto segnala la gente. Nel merito Volpi ha sostenuto che, pur in presenza di una norma nazionale, oggi niente impedirebbe di rivedere semplicemente l’art. 32 senza bisogno di abrogarlo tout court.

Niccolò Ragni (PD) ha voluto approfondire il tema giuridico concentrandosi sulla sentenza della corte costituzionale che tempo fa ha dichiarato illegittima la norma nazionale che vietava il cosiddetto accattonaggio semplice. A ciò era seguita anche l’abrogazione da parte del legislatore dell’ipotesi dell’accattonaggio molesto, poi reintrodotta nel 2018 nel pacchetto sicurezza. In merito alla pronuncia della corte, Ragni ha riferito che la stessa era fondata sul principio secondo cui l’accattonaggio semplice veniva sanzionato non in quanto contrario all’ordine pubblico, ma solo per punire un atto di solidarietà umana. Ciò trae origine, di fatto, da pensieri giuridici risalenti al 1700 quando l’accattonaggio era da taluni considerato un fenomeno da sanzionare in sé. Alla luce di ciò Ragni ha sostenuto che sarebbe sbagliato mantenere nel regolamento di Perugia una norma come l’art. 32 che va a sanzionare l’accattonaggio semplice, ossia una forma di solidarietà umana. Tale fenomeno verrà semmai affrontato tramite politiche complesse che l’Amministrazione ha già messo in campo per contrastare ogni forma di disagio economico e sociale.

Fabrizio Ferranti (Perugia per la sanità pubblica) nel ricordare che in commissione la materia è stata analiticamente approfondita, ha spiegato che dalle audizioni è emerso che la norma di cui all’art. 32 è risultata inefficace nel tempo anche alla luce della sovrapposizione con quella penale nazionale. Quanto al depotenziamento presunto della polizia locale, ha spiegato che non è così bensì il contrario: abolendo una norma inutile come quella in esame si toglie al Corpo un aggravio di lavoro che non aveva senso.

Per Elena Fruganti (FDI) alla base delle modifiche introdotte nel 2014 vi era la preoccupazione legata al diffondersi del fenomeno dell’accattonaggio molesto che poteva sfociare in fenomeni di criminalità. Questa norma, dunque, non ha nulla a che vedere con il contrasto alla povertà e votare contro la sua abrogazione non significa in alcun modo soffiare sul fuoco dell’insicurezza percepita.

Aprendo le dichiarazioni di voto, Lorenzo Ermenegildi Zurlo (PD) ha manifestato sostegno alla polizia locale, oggetto, a suo dire, di allusioni da parte dell’opposizione. Per Leonardo Varasano alla base del dibattito ci sono due visioni differenti, entrambe legittime. Quella dell’opposizione, che non ha alcuna intenzione di combattere la povertà, è di voler dare alla norma un valore simbolico ossia di invitare al rispetto delle regole della vita cittadina.

Stefano Nuzzo (M5S) ha confermato il voto a favore del suo gruppo sulla proposta di abrogazione, ma con un chiarimento preciso: da domani niente cambierà in questa materia poiché rimane in vigore il reato di accattonaggio molesto.

Nilo Arcudi ha preannunciato un voto contrario perché l’abrogazione va in direzione di una serie di azioni culturali e sociali non condivisibili che l’Amministrazione sta attuando.

Anche Paolo Befani ha confermato il voto negativo di FdI sottolineando che preoccupa l’ulteriore segnale negativo dato dalla maggioranza sul tema della sicurezza.

Un voto a favore invece da Lorenzo Falistocco (AVS) secondo cui il modello politico della maggioranza non può essere quello proprio dell’autoritarismo e delle destre né quello di puntare il dito contro le povertà, ma di voler garantire la legalità con pratiche integrate.

Edoardo Gentili (FI) ha confermato il timore che l’abrogazione dell’art. 32 possa travolgere alcune fattispecie non previste dal legislatore nazionale.  Ha comunque evidenziato che alla base della proposta della maggioranza non vi è alcuna volontà di tutelare la povertà, bensì di abolire il mero doppio binario sanzionatorio, cancellando le norme amministrative.

Per Scoccia è vero che con questa abrogazione si va a togliere il doppio binario sanzionatorio, ma rimarrà per fortuna in vigore la disciplina penale che consentirà, auspicabilmente, di mantenere l’ordine pubblico contrastando certe fattispecie come, invece, questa amministrazione non vuole fare.

share-facebookshare-xshare-linkedinshare-telegramshare-whatsappicon-share
Condividi