Il capogruppo di FI Augusto Peltristo è tornato sul tema del trasferimento del centro educativo “L’albero di tutti” da Castel del Piano a San Sisto tramite un’interrogazione.
Nell’atto il consigliere, dopo aver ripercorso le tappe della vicenda e la decisione dell’Amministrazione di delocalizzare nel dicembre 2024 il servizio per motivi di sicurezza, ha sostenuto che le numerose richieste avanzate dall’opposizione (anche tramite un odg, respinto in Consiglio comunale, di ripristinare le condizioni originarie e quindi riportare i bambini nella loro sede sono rimaste inevase e che nessuna comunicazione ufficiale è pervenuta in merito.
Spiega il capogruppo che sono passati diversi mesi dai primi atti vandalici e molestie verso l’asilo e i suoi ospiti, nonché dalla decisione di trasferimento a San Sisto: in questo lasso di tempo nulla è cambiato, gettando preoccupanti interrogativi sul futuro dell’asilo e forti dubbi all’interno della comunità di Castel del Piano sulla permanenza delle attività nella struttura originaria (via Elvira) e sulla situazione di insicurezza.
Per questo Peltristo interroga l’Amministrazione per avere aggiornamenti sulla situazione ed, in particolare: se l’Amministrazione abbia pianificato una ripresa delle attività nella struttura originaria dal prossimo anno scolastico, programmando una campagna di promozione, oppure se abbia deciso di chiudere definitivamente l’Asilo nido a Castel del Piano.
Nel primo caso se abbia individuato altre strutture a Castel del Piano idonee per riaprire in condizioni di sicurezza.
***
L’assessora alle politiche scolastiche Francesca Tizi ha riferito, preliminarmente, che il servizio non aveva registrato nell’ultimo anno una grande partecipazione, con 9 posti coperti (in alcune giornate solo 3) sui 16 disponibili. Questo non è stato però il motivo della chiusura, ma aiuta a capire che il modello Albero di Tutti non era corrispondente alle esigenze delle famiglie.
Tizi ha ricordato che l’attività dell’Albero di tutti inizialmente era stata sospesa per soli motivi di sicurezza.
La ragione che ha reso poi inevitabile la chiusura definitiva deriva da una modifica della normativa regionale, avvenuta nel 2024, che ha di fatto abrogato la figura dei centri per bambini e bambine. L’albero di tutti, invece, era stato autorizzato proprio in quella forma con scadenza fissata al 30 giugno 2025. Pertanto anche se non ci fosse stata alcuna sospensione dell’attività l’autorizzazione sarebbe comunque scaduta e non avrebbe potuto essere rinnovata. La chiusura era quindi inevitabile per effetto della legge regionale tant’è che il Servizio Patrimonio ha comunicato la disdetta dall’immobile, con efficacia decorrente dal 01-01-2026.
Va poi sottolineato che Castel del Piano non è stato lasciato senza servizi: già nell’ultimo anno educativo, con conferma per quello prossimo all’avvio, le attività pomeridiane si sono svolte all’interno del nido Peter Pan con incontri due volte alla settimana. Queste attività sono garantire dallo stesso personale educativo che aveva operato all’Albero di tutti.
Alla luce di ciò, rispondendo ai quesiti dell’interrogazione, non ci sono novità rispetto a quanto stabilito e non è programmabile una ripresa nella sede originaria né una campagna di promozione collegata essendo stata eliminata dalla legge regionale quella tipologia di servizio. Pertanto non sono state nemmeno individuate altre strutture ove ubicare il centro per bambini in quanto, per motivi normativi, non più autorizzabile.
Chiudendo il suo intervento Tizi ha detto che Perugia non arretra nel settore dell’infanzia, anzi investe sempre di più, con quasi 13 milioni di euro all’anno, una copertura del 70% delle domande del nido contro una media nazionale ferma al 35%.
Ciò dimostra che Perugia crede nei servizi della prima infanzia come presidio fondamentale per la comunità e sostegno concreto alle famiglie.
In replica Augusto Peltristo ha sostenuto che la necessità della chiusura, dovuta alla normativa regionale, doveva e poteva essere comunicata prima a famiglie, utenti e consiglieri. Ciò non escludeva, inoltre, la possibilità di procedere ad un adeguamento della struttura trasformandola in asilo.
Infine secondo Peltristo il Comune non ha fatto tutto per risolvere la vicenda e mantenere un servizio che era importante comunque per il quartiere.