La prima commissione Affari istituzionali, presieduta da Antonio Donato, ha esaminato la proposta di deliberazione presentata dai consiglieri Lucia Maddoli, Antonio Donato, Riccardo Vescovi, Lorenzo Ermenegildi Zurlo, Lorenzo Falistocco, Fabrizio Ferranti, Lorenzo Mazzanti per l’abrogazione del regolamento disciplinante la consulta comunale per la rappresentanza dei cittadini stranieri e apolidi e l’adozione di un nuovo regolamento per la rappresentanza delle cittadine e dei cittadini stranieri e delle persone apolidi.
Hanno partecipato ai lavori l’assessora alle politiche sociali Costanza Spera, l’avvocato Francesco Di Pietro dell’Associazione Studi Giuridici Immigrazione (Asgi) e la dirigente dell’Area Servizi alla persona Roberta Migliarini.
Nella proposta di delibera, illustrata in aula dalla consigliera Maddoli (Orchestra per la Vittoria), si ricorda che il Comune di Perugia ha istituito la Consulta delle Comunità Straniere come organo di rappresentanza delle diverse comunità presenti sul territorio, favorendo integrazione, partecipazione e dialogo interculturale. Il regolamento vigente, approvato con deliberazione del Consiglio comunale n. 116 del 2/12/2013, necessita tuttavia di un aggiornamento sostanziale per rendere l’organismo più efficace e rispondente alle attuali esigenze della cittadinanza.
L’aggiornamento è finalizzato a superare alcune criticità riscontrate nell’applicazione del regolamento attuale e a garantire una maggiore inclusività e funzionalità della Consulta.
Il regolamento del 2013, all’articolo 3, comma 1, in particolare stabiliva che i membri della Consulta con diritto di voto fossero esclusivamente “i rappresentanti delle Associazioni di cittadini stranieri e apolidi, con sede legale nel Comune di Perugia, iscritte nel Registro delle Associazioni di cittadini stranieri istituito presso il Comune di Perugia”. Questa disposizione limitava la partecipazione alle sole associazioni formalmente registrate, escludendo una parte significativa della popolazione straniera non affiliata ad alcuna realtà associativa e riducendo la rappresentatività dell’organo.
La nuova disciplina introduce un modello più inclusivo, prevedendo la possibilità di partecipazione anche per singole cittadine e singoli cittadini stranieri o apolidi tramite raccolta firme.
Vengono inoltre rafforzati gli strumenti di consultazione e dialogo tra la Consulta e l’Amministrazione, introducendo modalità strutturate di partecipazione e confronto su politiche migratorie e di inclusione.
Il funzionamento interno della Consulta viene migliorato, con una chiara definizione dei ruoli e delle modalità decisionali, garantendo maggiore trasparenza e funzionalità.
Il nuovo regolamento è strutturato in 9 articoli (art. 1 Istituzione e durata, art. 2 Finalità, competenze e funzioni, art. 3 Composizione e criteri di rappresentanza, art. 4 Formazione e insediamento, art. 5 Processo decisionale, art. 6 Organi e ruoli interni, art. 7 Funzionamento e attività, art. 8 Relazione annuale, art. 9 Decadenza). Stabilendo l’obbligo di una relazione annuale sull’attività della Consulta, l’atto mira anche a promuovere un controllo più efficace sull’operato dell’organo e una sua migliore integrazione con l’azione amministrativa.
L’avvocato Di Pietro ha ricordato che la consulta è uno strumento per creare un collegamento tra l’istituzione e chi non ha reale rappresentanza e ha dato un apporto di natura tecnica puntualizzando alcuni aspetti del nuovo regolamento alla luce delle normative nazionali e internazionali. E’ il testo unico sull’immigrazione (articolo 2 comma 4) a fissare il principio secondo cui lo straniero extracomunitario regolarmente soggiornante partecipa alla vita pubblica locale. In attuazione della convenzione di Strasburgo del 1992, ratificata nel 1994, i comuni si sono dotati del consigliere aggiunto o della consulta degli stranieri. Perugia ha avuto per un certo periodo entrambi gli strumenti (dal 2007 il consigliere aggiunto, poi abrogato, e dal 2013 la consulta). La stragrande maggioranza dei comuni ha solo la consulta. Analizzando le modifiche proposte al regolamento di questo organismo, Di Pietro ha evidenziato che, a suo avviso, sono tutte conformi alle normative, incluso il superamento del criterio restrittivo per individuare i membri, sicché è legittimo prevedere anche l’inserimento di singoli cittadini.
L’assessora Spera ha parlato di un atto importante che si collega a una tematica costantemente all’ordine del giorno nel lavoro quotidiano del suo assessorato, ossia la mancanza di spazi in cui possano emergere criticità, proposte e priorità definite direttamente da quanti, purtroppo, non sono ancora cittadini italiani. Le comunità straniere in città – ha proseguito Spera – sono consistenti e spesso con decenni di storia a livello locale, mentre manca una legge sulla cittadinanza che riconosca questo valore: per questo le istituzioni devono sentire come un obbligo costruire spazi di rappresentanza diretta per chi ancora non ha diritto di voto.
Coerente con la volontà di aggiornare il regolamento sulla consulta è la volontà dell’assessorato di inserire nelle équipe dei servizi sociali mediatori culturali. L’assessora ha infatti riferito di aver incontrato centinaia di persone di origini straniere pienamente integrate nella vita del territorio che hanno segnalato questa necessità.
Secondo Spera, peraltro, è giusto che l’amministrazione interpelli la consulta per acquisire il punto di vista dei diretti interessati, ma anche che tale organismo sia libero di determinare la propria agenda e di decidere quali sono le questioni da sottoporre all’amministrazione.
Infine, la consulta potrà essere uno strumento utile per capire come poter intervenire per contrastare fenomeni di discriminazione, ad esempio anche rispetto a quel “razzismo abitativo” per cui una fascia di popolazione è esclusa dal mercato degli affitti privati perché di cittadinanza straniera. Fenomeni che contrastano con l’idea di una città multiculturale, inclusiva e accogliente. Il nuovo regolamento sarà dunque un tassello in più per far sì che le comunità straniere siano riconosciute come un valore per la vita e la crescita del territorio.
Lorenzo Ermenegildi Zurlo (Pd), aperto il dibattito, ha rimarcato che non si possono fare politiche per comunità specifiche senza sentirle; anzi, solo così possono nascere idee innovative per costruire insieme la Perugia del futuro. Il consigliere ha quindi auspicato di arrivare a un testo il più possibile utile e condiviso.
Riccardo Mencaglia (FdI) ha concordato sull’esigenza di cercare una convergenza e ha esposto una serie di riflessioni a cui potrebbero seguire proposte formali di emendamento. Il consigliere ha in particolare suggerito di precisare nel testo che si tratta di un organismo consultivo e non decisionale a supporto dell’amministrazione per le politiche di integrazione e di coesione sociale; che la prerogativa di proporre modifiche al regolamento è in capo al Consiglio; che, rispetto alla partecipazione all’organismo, vale il principio del radicamento nel territorio attestato dalla residenza anagrafica. Secondo Mencaglia, andrebbe altresì precisato che la relazione annuale dovrà essere illustrata alla commissione competente e trasmessa al consiglio comunale e sarebbe opportuno prevedere che la convocazione avvenga su richiesta della maggioranza dei componenti, e non solo di un terzo. Ha chiesto infine una riflessione sulla possibilità di accesso individuale.
Secondo Leonardo Varasano (Progetto Perugia) la consulta è uno strumento più utile rispetto al consigliere aggiunto alla luce dell’esperienza fatta a livello locale. Sulla proposta di nuovo regolamento, ad ogni modo, potrebbero essere sentite direttamente le principali comunità straniere. A suo avviso, nulla osta rispetto all’accesso individuale, anche se sarebbe opportuno prevedere che avvenga in base alla presentazione di firme autenticate.
La dirigente Migliarini, sollecitata proprio da Varasano, ha confermato che il regolamento non comporta ulteriori costi se non quelli già sostenuti dall’amministrazione per il funzionamento degli uffici.
Fabrizio Ferranti (Perugia per la sanità pubblica) ha definito il regolamento un atto fondamentale per promuovere la cittadinanza attiva e la partecipazione alla vita della città a tutti i livelli.
Per Maddoli anche l’intervento dell’avvocato Di Pietro conferma che si sta agendo all’interno di un quadro normativo e valoriale condiviso a livello europeo. Come altri consiglieri, ha infine rimarcato la felice coincidenza per cui la discussione si è svolta proprio il 9 maggio, data in cui si celebra la giornata dell’Europa che richiama ai valori fondanti dell’unità europea, tra cui la solidarietà, il dialogo, la collaborazione e la pace tra i popoli.
***
E’ poi stata esaminata la proposta di deliberazione presentata dal consigliere Riccardo Mencaglia del gruppo consiliare Fratelli d’Italia per l’introduzione del regolamento comunale sull’uso della fascia tricolore.
Tale proposta rileva che il Comune di Perugia attualmente non ha in vigore un apposito Regolamento per l’utilizzo della Fascia Tricolore, simbolo distintivo della carica di sindaco e del ruolo istituzionale che esso ricopre. La disciplina d’uso di detta Fascia “non è dettata compiutamente dalle norme, ma è rinvenibile in talune disposizioni di legge e di carattere amministrativo via via emanate e riguardanti per lo più aspetti settoriali”, così come ribadito nella Circolare n. 5 del Ministro degli Interni del 04/11/1998 (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 270 del 18/11/1998). Secondo il proponente, l’alto ruolo istituzionale svolto dal sindaco impone “un uso corretto e conveniente della fascia tricolore, nell’avvertita consapevolezza della dignità e del decoro della carica, e tale da non scalfire la realtà dello Stato come elemento di unità giuridica”, come ricordato nella citata circolare.
Di qui l’asserita necessità di un regolamento che garantisca il corretto impiego della fascia nelle funzioni ufficiali disciplinandone le caratteristiche, le modalità di utilizzo, i soggetti autorizzati e le relative limitazioni.
il regolamento che è stato proposto si compone di 7 articoli (oggetto, caratteristiche, soggetti autorizzati all’uso, modalità di utilizzo, divieti e limitazioni, conservazione e sostituzione, sanzioni).
Lo stesso proponente ha subito proposto di cassare due articoli (3 e 7), appurato che sarebbero di ostacolo a ottenere un parere tecnico favorevole da parte degli uffici competenti.
Ermenegildi Zurlo (Pd) ha evidenziato che serve un supplemento di riflessione per capire l’approccio da adottare nei confronti della proposta di regolamento e ha sollevato dubbi, in particolare, sull’articolo 5. Varasano ha proposto di interpellare i dirigenti per approfondire gli aspetti tecnici.
La discussione è stata quindi rinviata.