Rafforzare le misure preventive per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro: approvato l’odg del gruppo Pd

In quarta commissione sono stati sentiti anche i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil

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31 ottobre 2025
- Redazione
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La quarta commissione, presieduta da Fabrizio Ferranti, ha approvato con 10 voti favorevoli e 5 astensioni l’ordine del giorno presentato dai consiglieri del gruppo del Partito Democratico sul “rafforzamento delle misure preventive per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, per la prevenzione e per la formazione”.

L’atto, illustrato da Francesca Pasquino, evidenzia come la sicurezza sul lavoro sia una priorità nazionale, con un numero ancora troppo elevato di infortuni e morti sul lavoro. La sicurezza, rilevano i consiglieri, non è solo un dovere etico e sociale, ma anche un investimento sul futuro, in grado di migliorare la produttività e la qualità del lavoro.

Il documento richiama i dati di Inail e Vega Engineering per delineare la situazione.

Tra i settori maggiormente colpiti figurano il manifatturiero, i trasporti e la logistica, il commercio, la sanità e le costruzioni. Proprio quest’ultimo comparto mostra un preoccupante incremento del 22 per cento delle ore di infortunio a luglio 2024 rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, con punte superiori al 60 per cento in primavera. Il Pd individua tra le cause principali dell’aumento degli incidenti la carenza di controlli, la debolezza delle politiche di prevenzione e la mancanza di formazione adeguata per i lavoratori.

L’Umbria resta in zona rossa per il tasso di mortalità sul lavoro, posizionandosi al terzo posto tra le regioni italiane per incidenza di infortuni mortali.

Secondo i dati di Vega Engineering, nei primi 11 mesi del 2024 si sono registrate 17 vittime sul lavoro a fronte di una popolazione occupata di 361.596 unità, per un indice di mortalità di 47 decessi ogni 100.000 lavoratori.

Questo dato supera di gran lunga la media nazionale, che si attesta a 31, ed è inferiore soltanto a quello di Basilicata (77,2) e Valle d’Aosta (70,4).

A livello provinciale, la situazione è altrettanto drammatica: Terni è l’ottava provincia italiana più pericolosa per lavorare, con 5 morti su 83.000 occupati. Perugia, pur posizionandosi al 30° posto, registra 12 vittime su 278.000 lavoratori, con un indice di mortalità di 43,1.

Questi numeri per i proponenti evidenziano una realtà in cui la sicurezza sul lavoro rimane una questione aperta e urgente, soprattutto in settori ad alto rischio come l’edilizia.

Per contrastare questa tendenza, l’ordine del giorno impegna la sindaca e la giunta di Perugia a valorizzare, all’interno dei bandi comunali e delle gare d’appalto, le imprese che adottano standard elevati di sicurezza, prevedendo specifiche forme di premialità. Il documento chiede inoltre di promuovere una sinergia stabile tra istituzioni e parti sociali per elaborare strategie comuni di contrasto agli infortuni, con particolare attenzione al settore dell’edilizia e ai cantieri legati al Pnrr. L’obiettivo, concludono i consiglieri del Pd, è quello di trasformare la sicurezza sul lavoro da emergenza cronica a priorità concreta delle politiche pubbliche, restituendo dignità e tutela a ogni lavoratore.

 

Pasquino ha sottolineato che anche il Comune, ferme restando le competenze dei livelli di governo superiori, può dare un contributo importante facendosi promotore di un sistema virtuoso.

 

Barbara Mischianti (Cgil) ha ribadito che l’Umbria presenta dati allarmanti connessi anche a un tessuto economico frammentato dove le imprese hanno poca forza di investire in sicurezza. La rotta, a suo avviso, si inverte solo ragionando insieme su come affrontare il problema. Il Comune, in particolare, non ha competenze in materia di controlli, ma rispetto alla filiera degli appalti può promuovere le aziende che investono in sistemi di sicurezza innovativi. Per agire sul fronte culturale, vanno coinvolte anche le scuole perché, se il lavoratore sbaglia bisogna guardare anche al sistema formativo e all’organizzazione del lavoro.

 

Per Valerio Natili (Cisl) bisogna chiedersi come mai la cultura della sicurezza sia così arretrata e non si imbocchi la strada giusta per contrastare la piaga degli infortuni sul lavoro. A fronte dei vari provvedimenti legislativi che, evidentemente, finora non sono bastati, a suo avviso bisogna guardare a una scarsa cultura della prevenzione sia da parte delle aziende sia da parte dei lavoratori.

 

Il segretario generale Maurizio Molinari (Uil) ha rilevato che nella scorsa legislatura regionale un risultato positivo è stata la legge n. 2/2024. Un passo ulteriore può essere controllare di più il sistema degli appalti. I comuni dovrebbero spingere la Regione ad aggiornare la legge suddetta affinché si inseriscano obbligatoriamente nei capitolati di appalto precise clausole sociali.

 

Edoardo Gentili (Forza Italia) ha richiamato l’atto discusso la settimana scorsa, votato da tutti i gruppi, sulle premialità volte a favorire l’inserimento lavorativo delle categorie svantaggiate. In quel frangente, non era stata accolta la sua richiesta di aggiungere un richiamo alla legge n. 2/2024 per sollecitare regolamenti attuativi. Il consigliere ha quindi riproposto la stessa istanza. Inoltre, a suo avviso ogni previsione di premialità dovrebbe essere accompagnata da un richiamo al rispetto dei principi di matrice euro-unitaria e costituzionale di libero mercato e concorrenza.

 

Lorenzo Falistocco (Avs), rivolgendo un ringraziamento al gruppo del Pd per l’iniziativa, ha constatato che si parla poco dei diritti dei lavoratori e poco si agisce sulla piaga principale del Paese, ovvero il lavoro povero e insicuro. Poiché vanno utilizzate tutte le leve a disposizione dell’amministrazione pubblica, per il consigliere la giunta può ben assumersi l’impegno di fare pressioni sugli altri livelli di governo affinché siano messi al centro il tema della sicurezza sul lavoro e il tema salariale. Puntare sulla tutela dei lavoratori, infatti, può indirizzare verso un modello di sviluppo economico non guidato dalla competizione e dalla conseguente compressione dei diritti dei lavoratori.

 

Leonardo Varasano (Progetto Perugia) ha ricordato che l’assise perugina si è più volte occupata della piaga degli infortuni sul lavoro e che negli anni scorsi si è tenuto con ricorrenza annuale anche un Consiglio comunale aperto su queste criticità, fino alla intitolazione di una via a Ramazzano in ricordo di una vittima di incidente sul lavoro. Anche in passato, quindi, il dibattito pubblico è stato tenuto vivo su questi argomenti ed è giusto continuare a farlo anche al di fuori dell’emergenza. Attualmente, oltre a tenere la guardia alta, è necessario sollecitare la Regione per interventi normativi ad hoc.

 

Anche Cesare Carini (Pensa Perugia) ha concordato sulla esigenza che il Comune capoluogo di Regione si attivi su certi temi. Riferendo dati di agosto, il consigliere ha riferito che sono state superate le 500 vittime e che ormai serve una risposta da parte di tutte le istituzioni, seguendo anche le sollecitazioni giunte dal presidente della Repubblica.

 

Antonio Donato (M5s) ha salutato con favore l’unità d’intenti emersa; si tratta infatti di studiare insieme tutte le possibili metodologie da mettere in campo per affrontare una sfida attualissima, una battaglia istituzionale e non politica. Per il consigliere, sono numerosi gli aspetti che si possono affrontare ed è opportuno farlo attraverso atti distinti.

 

Elena Fruganti (FdI) ha notato che la scuola sta facendo la sua parte e ha chiesto ai rappresentanti delle sigle sindacali perché la cultura della sicurezza sia così carente. A detta di Natili, la formazione a scuola e quella obbligatoria non bastano: il lavoratore dovrebbe essere messo in condizione di percepire il rischio insito in determinati comportamenti e situazioni. Per Mischianti la formazione fatta a scuola è percepita come una materia, mentre andrebbe trasmesso che la cultura della sicurezza è una pratica quotidiana.

 

Pasquino, dopo aver annunciato la messa in votazione dell’atto, ha elencato una serie di infortuni mortali che hanno scosso il Paese ribadendo che la tutela dei lavoratori è preminente rispetto alla tutela del libero mercato. A suo avviso, non si tratta di attirare l’attenzione del lavoratore sulla formazione, ma stimolare la capacità di ribellione quando i sistemi di sicurezza non ci sono. Per il resto ha preannunciato la massima apertura per affrontare altri temi, come l’ulteriore miglioramento della legislazione regionale.

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