La nota della Sindaca Ferdinandi al Coordinamento Nazionale degli Enti Locali a Perugia

date
11 ottobre 2025
- Redazione
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«L’impegno che porto avanti, come sindaca e nel mio ruolo di delegata nazionale alla pace, insieme al Presidente Gaetano Manfredi, è quello di costruire e rafforzare una rete di diplomazia dal basso, una diplomazia che nasca dai territori e dalle comunità. Questa rete non è solo un insieme di relazioni istituzionali, è un tessuto vivo che tiene insieme amministrazioni, associazioni, scuole, cittadine e cittadini che non si rassegnano alla normalizzazione della guerra.

Sento il dovere di riconoscere l’energia straordinaria che arriva dai giovani. Ancora una volta sono riusciti a scardinare l’individualismo dentro cui li abbiamo fatti crescere e ci stanno restituendo un’energia politica sorgiva, autentica. Sono tornati in piazza per riconoscere l’ingiustizia e affrontarla. A loro dobbiamo offrire anche un fianco istituzionale, perché la partecipazione ha bisogno di essere ascoltata e accompagnata, non soltanto celebrata.

Dobbiamo avere la consapevolezza che domenica – ma soprattutto nel tempo, nei giorni e negli anni – non saranno soltanto gli studenti, i giovani e le famiglie a marciare, ci sarà la Repubblica dei Comuni e delle istituzioni. E dovrà esserci per portare un messaggio chiaro, il nostro mondo è ancora segnato da 56 conflitti aperti, e non possiamo accettare che la guerra diventi una condizione permanente e normalizzata.

Pasolini ricordava che i sognatori sono i veri realisti, e penso che oggi sognare la pace sia un atto politico necessario. La pace è troppo importante per lasciarla nelle mani di pochi, va costruita con la partecipazione, con la responsabilità e con il coraggio delle comunità locali.

Per questo una marcia e non un convegno. Lo diceva Capitini, camminare insieme significa mettere in movimento le coscienze, far avanzare le idee e dare forma visibile a un impegno comune. La marcia è un atto pubblico, condiviso, popolare. Una scelta che unisce nelle differenze, che crea prossimità e rende la pace una pratica quotidiana, non un appuntamento simbolico.

La nostra voce istituzionale sarà dentro questa rete, non sopra. Perché la diplomazia che nasce dai territori può cambiare le cose, può parlare anche a chi governa gli Stati, può tenere viva un’alternativa alla rassegnazione. E noi saremo lì, come Comuni, come amministratrici e amministratori, come cittadine e cittadini della Repubblica, per continuare a farla crescere.»

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