La IV commissione consiliare presieduta da Michele Cesaro ha iniziato la discussione dell’ordine del giorno per l’attuazione del progetto del Reddito alimentare presentato dai gruppi Partito democratico, Idee Persone Perugia e Rete Civica Giubilei.
Il tema della lotta allo spreco alimentare – ha ricordato la capogruppo del Pd, Sarah Bistocchi – è divenuto una questione centrale nelle azioni delle istituzioni italiane negli ultimi anni, essendo stata realizzata anche una legge nazionale sullo spreco (legge n. 166/2016). Non solo, la Regione Umbria è stata all’avanguardia, andando a disciplinare il tema anche a livello normativo locale, mediante l’approvazione della legge regionale 14 novembre 2017, n. 16 “Interventi regionali per la promozione delle attività di donazione e distribuzione a fini di solidarietà sociale di prodotti alimentari, non alimentari e farmaceutici”.
E’ stata depositata in Assemblea legislativa dell’Umbria, dal Gruppo del Partito Democratico, una mozione dal titolo “Attuazione in Umbria del Reddito Alimentare e collaborazione con i comuni per la realizzazione del progetto in tutto il territorio regionale”.
L’emergenza pandemica ha aggravato una crisi sociale in atto già da anni nel nostro Paese, causando un aumento della povertà nella popolazione nazionale in generale, quindi anche nel nostro territorio.
Secondo il Banco Alimentare, sono 9 milioni gli italiani in povertà. Di questi, 5 sono in povertà assoluta. Tradotto, ciò significa che il 10% della popolazione italiana circa non riesce ad alimentarsi in maniera equilibrata e regolare. Allo stesso tempo, la sola filiera della distribuzione alimentare (supermercati, ipermercati ecc.) spreca ogni anno 230mila tonnellate di generi alimentari. Eppure, a fronte di queste cifre, i prodotti recuperati e distribuiti dal Terzo settore rappresentano una percentuale compresa tra il 4 e l’8% del totale. Parliamo di migliaia di tonnellate, e di un lavoro enorme dietro quelle percentuali, frutto di un’attività instancabile da parte di decine di migliaia di volontari. Ma purtroppo insufficiente rispetto ai fenomeni. E questo non perché gli Enti del terzo settore non si impegnino, anzi, al contrario, fanno sforzi enormi. Ma perché gestire 230mila tonnellate di prodotti alimentari e sfamare (regolarmente) 5 milioni di persone distribuite su oltre 6mila comuni non è un processo interamente gestibile da una rete di associazioni e fondazioni. E per quanti incentivi e leggi lo Stato possa fare per aiutare il terzo settore a contenere le due emergenze, rimangono comunque oggettivi problemi di risorse materiali. Si pensi infatti solo alla parte di logistica, di ritiro merci e distribuzione. Ma anche lo stoccaggio. Risorse, ossia mezzi, uomini, rete.
La produzione di rifiuti derivati dallo spreco alimentare rappresenta un costo notevole e un danno ambientale.
Non va sottovalutato il problema dello stigma sociale, cioè in tanti semplicemente, si vergognano a chiedere aiuto e a farlo per di più in spazi universalmente riconosciuti come luoghi dove si recano persone in povertà, ossia mense o empori. Per questo, l’effetto psicologico diventa un freno a mano sia per un aiuto una tantum sia per un aiuto regolare.
Il Comune, secondo i proponenti, ha la disponibilità di importanti capitoli di spesa legati all’ambito delle politiche sociali. Tra l’altro, il Comune è l’ente di prossimità, e di conseguenza il primo livello amministrativo con cui il cittadino ha la possibilità di rapportarsi indipendentemente dalle sue reali competenze; è inoltre dovere di ogni Comune farsi portavoce di queste istanze della cittadinanza.
Il “Reddito alimentare” è un progetto sociale che prevede lo sviluppo nazionale di un rapporto di collaborazione tra Istituzioni, Privati e Terzo settore per la preparazione di pacchi alimentari attraverso il recupero del cibo che rischia di essere sprecato dalla distribuzione e la loro successiva erogazione nei comuni ai cittadini in stato di indigenza. E’ lo strumento di contrasto a spreco e fame, frutto del riequilibrio dei rapporti. È lo Stato in questo caso che si fa carico delle due emergenze, decidendo di gestirle attraverso il riconoscimento alle persone fragili non di denaro, bensì di un diritto all’accesso a prodotti alimentari, sotto forma di pacchi alimentari, parte di quell’invenduto che altrimenti verrebbe buttato via. Nell’attuazione di questo sistema, il compito e l’onere dello Stato è quello di individuare la platea di beneficiari, far mettere a disposizione dei comuni degli spazi utilizzabili sui quartieri e costruire un’infrastruttura digitale adeguata per la sua gestione e la sovrintendenza del processo di ritiro/distribuzione dei pacchi stessi, dove agiscono tre attori: distribuzione, enti, partner logistico.
Si tratta di un progetto nazionale, che trova applicazione nei Comuni, organizzata a livello centrale dallo Stato e poi diffusa capillarmente sui territori. Il Progetto di Reddito Alimentare risulta essere un’iniziativa a costo zero, ma capace di dar vita ad un sostegno alle fasce più disagiate della popolazione.
Da un punto di vista pratico, lo Stato individua la platea di beneficiari, facendo, inoltre, mettere a disposizione dei comuni degli spazi utilizzabili nei quartieri e costruire un’infrastruttura digitale adeguata per la sua gestione e la sovrintendenza del processo di ritiro/distribuzione dei pacchi stessi. Lo Stato, individuata la platea, dà un’utenza sulla App del Reddito alimentare. Tramite l’INPS si individuano i beneficiari.
Tale sostegno alimentare si sostanzia in uno o due pacchi a settimana, a seconda dell’ISEE e del nucleo familiare. Ai cittadini aventi diritto viene dato un codice univoco attraverso il quale registrarsi sulla app del Reddito alimentare, con la quale potranno prenotare pacchi alimentari e decidere se andarli a prendere nei centri di distribuzione individuati o se farseli consegnare a casa.
In pratica, la distribuzione mette a disposizione i beni, partner logistici e volontari, che ritirano e consegnano. E’ la distribuzione (grande o piccola) a mettere a disposizione l’invenduto. A ritirarlo quando possono sono i volontari del Terzo settore, alternativamente è il partner logistico. Una volta ritirato dai supermercati, i prodotti sono quindi stoccati in tre tipologie di locali: nelle sedi delle associazioni/enti, nei locali messi a disposizione dallo Stato tramite i comuni o in piccoli spazi dentro i locali della distribuzione (supermercati, ipermercati) che intendessero e potessero mettere a disposizione per alcune fasce orarie pochi metri quadrati. In questi spazi, i pacchi vengono poi preparati dai volontari del Terzo settore, che hanno spesso una grande esperienza nella pratica di preparazione pacchi alimentari. A questo punto i pacchi possono essere ritirati dai beneficiari nel centro di distribuzione prescelto più vicino, oppure consegnati direttamente a casa da volontari o fattorini del partner logistico, se si tratta di beneficiari fragili (invalidi e anziani).
Tenuto conto che nel corso degli ultimi anni gli enti locali hanno svolto un ruolo di attuazione di molte misure di sostegno economico di carattere nazionale e che anche la Regione Umbria sta affrontando il tema, attraverso una mozione presentata in Assemblea legislativa, con cui si impegna la Giunta a realizzare il progetto del Reddito Alimentare predisponendo delle linee guida per i Comuni umbri, anche attraverso una collaborazione con Anci, si impegnano sindaco e giunta a fare proprio il progetto nazionale del Reddito Alimentare al fine di realizzarlo anche nel nostro Comune, in modo da fornire uno strumento ulteriore di supporto alle persone in difficoltà e di contrasto alla spesa e alla povertà alimentare.
In commissione è stata quindi sentita l’assessore alle politiche sociali Edi Cicchi, rinviando a una successiva seduta per le audizioni relative a rappresentanti del terzo settore.
L’assessore ha spiegato che il Comune lavora da tre anni sul progetto Spesa sospesa, che sta assumendo una valenza nazionale e che nasce con una App attraverso cui esercizi commerciali e privati cittadini possono donare soldi e beni invenduti. Un percorso a cui Perugia ha aderito per prima, anche perché la relativa piattaforma è nata in Umbria, e che richiede un’organizzazione complessa (in particolare in relazione alla gestione dei generi alimentari freschi). Cicchi ha anche ricordato che quando si opera su un fronte del genere è necessario considerare la normativa in materia di privacy, che rende possibile lo scambio di dati solo tra soggetti titolati. Poi ha riferito di alcune criticità: mentre è stato speso l’87% delle risorse del piano operativo nazionale di inclusione, altrettanto non sta avvenendo con il fondo povertà, di cui è stato speso solo il 47%. “Il fondo resta legato solo al reddito di cittadinanza; una modifica consentirebbe di aiutare chi sta scivolando verso la povertà pur non avendo diritto a tale misura. La questione è stata sollevata a livello nazionale”, ha detto Cicchi. In conclusione, secondo l’assessore, le indicazioni dell’odg sono molto vicine a quanto già si sta facendo, anche se ci sono possibilità di miglioramento.
Lucia Maddoli (IPP) ha ringraziato la consigliera Bistocchi per aver illustrato l’odg dedicato a un tema così importante come quello degli sprechi alimentari, che rappresentano una violazione del diritto al cibo e uno spreco anche delle risorse usate per produrre cibo. Per la consigliera occorre impegnarsi molto, anche come amministrazioni locali, sul fronte della sensibilizzazione e della promozione di filiere sostenibili.
Secondo Cesaro, in questo momento bisogna porre più attenzione su temi essenziali come quello in discussione. Il primo pilastro del pacchetto dell’economia circolare – ha poi ricordato – è la riduzione dei rifiuti; in particolare, ci sono generi alimentari che possono essere canalizzati verso chi ne ha bisogno senza trasformarsi inutilmente in rifiuti organici.
Bistocchi ha rimarcato che il tema in discussione deve essere al centro dell’agenda politica, soprattutto dopo due anni di pandemia che impongono di rivedere le priorità a livello nazionale e soprattutto locale; ha poi detto di ritenere giusto che l’assessorato rivendichi quanto fatto finora, sottolineando, però, che l’odg va proprio nella direzione che si sta seguendo.