La seconda commissione del Consiglio comunale di Perugia ha approvato con 10 voti favorevoli e 4 astensioni l’odg dei consiglieri Cesare Carini, Lorenzo Mazzanti (Pensa Perugia), Lorenzo Ermenegildi Zurlo e Francesca Pasquino (Pd) per l’introduzione del sistema di certificazione della parità di genere.
A sintetizzare i contenuti dell’atto, già illustrato in una precedente seduta, è stato Carini, spiegando che il sistema di certificazione della parità di genere è un intervento previsto dal Pnrr funzionale ad accompagnare e incentivare le imprese all’adozione di politiche volte a ridurre il divario di genere nelle aree più critiche per la crescita professionale delle donne.
Il sistema di certificazione della parità di genere, più in dettaglio, è disciplinato dalla legge n. 162/2021 (legge Gribaudo) e dalla legge n. 234/2021 (legge di bilancio 2022), la sua implementazione rappresenta uno degli obiettivi del Pnrr assegnato dal Dipartimento per le pari opportunità e mira a favorire l’adozione di policy in grado di ridurre il divario di genere in ambito lavorativo nelle realtà pubbliche e private, assicurando una maggiore qualità del lavoro femminile. Esso è applicabile anche agli enti locali ed è uno strumento importante per promuovere l’uguaglianza di genere e le pari opportunità.
Con questi presupposti, i proponenti hanno formulato l’impegno per l’amministrazione ad attivarsi al fine di valutare l’introduzione della certificazione nell’ambito del Comune di Perugia previa opportuna istruttoria.
Elena Bistocchi, consigliera di parità della Provincia, nel corso delle audizioni che si sono svolte oggi (26 marzo, ndr), ha sottolineato il valore politico e sociale della proposta. La certificazione, a suo avviso, per il Comune è un’occasione per offrire un esempio virtuoso agli altri enti pubblici, dimostrando leadership e responsabilità sociale. Inoltre, il percorso per ottenerla sarà “fondamentale per garantire un ambiente di lavoro equo e inclusivo” e per creare condizioni che favoriscono la crescita economica. Il primo passo – ha spiegato ancora Bistocchi – sarà l’analisi della situazione interna, propedeutica alla definizione di obiettivi chiari in base a cui sviluppare politiche e buone pratiche accompagnate dal necessario monitoraggio con produzione di report annuali. La consigliera di parità ha anche evidenziato che, a fronte di 6.800 aziende certificate nel 2024, tra gli enti pubblici questa pratica è ancora poco diffusa.
Claudia Franceschelli, presidente di ConfapiD Perugia, ha confermato che i comuni certificati al momento sono solo quattro. Barbara Mischianti (Cgil) ha aggiunto che la certificazione non è un traguardo, ma un primo step per avviare una positiva contaminazione di altre realtà, e l’iter per ottenerla dovrebbe coinvolgere sindacati e rsu anche solo come osservatori.
Alla richiesta dei consiglieri Leonardo Varasano (Progetto Perugia) e Edoardo Gentili (Forza Italia) di avere informazioni sulle ricadute sul bilancio comunale, l’assessora al bilancio Alessandra Sartore ha reso noto di aver consultato diverse società e di stimare i costi intorno ai 15mila-20mila euro, risorse reperibili in sede di assestamento.
L’assessora alle politiche sociali Costanza Spera è intervenuta per sottolineare che, al di là dell’impatto economico, bisognerebbe concentrare l’attenzione sui benefici attesi da tale percorso, visto che, come ormai dimostrato da diverse indagini, una specifica attenzione alla componente femminile e ai servizi ad essa dedicati determina una crescita per tutta la comunità.
Pasquino, in qualità di firmataria dell’atto, ha ringraziato le assessore che hanno partecipato ai lavori della commissione, così come tutti i colleghi che hanno creduto nell’avvio di un iter finalizzato, in sostanza, all’empowerment femminile (cioè a un processo attraverso cui le donne acquisiscono risorse per migliorare la propria vita e quella degli altri), al miglioramento della governance locale e alla valorizzazione delle risorse umane. Ciò è tanto più importante in un Paese come l’Italia – ha concluso la consigliera -, che, malgrado gli innegabili progressi fatti, necessita ancora di migliorare il suo posizionamento rispetto agli altri Stati europei sul fronte della parità di genere.