Umbria che spacca 2026: il 25 giugno c’è Tony Pitony

Al main stage del Frontone

date
24 dicembre 2025
- Redazione
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Per la 13/a edizione dell’Umbria che Spacca (24-28 giugno) c’è un nuovo eroe pronto a prendersi la scena. Sul palco del main stage dei Giardini del Frontone a Perugia, giovedì 25 giugno arriverà Tony Pitony, il fenomeno che sta sfidando i confini tradizionali della musica e che con la sua verve dissacrante sta facendo sold out in tutta Italia.

Il regalo di Natale del festival al suo pubblico, a poche ore quindi dall’inizio delle festività, ha le sembianze di un artista concettuale nato in una città sconosciuta della Sicilia. La sua ricerca creativa si muove lungo un filo conduttore che unisce influenze apparentemente distanti: la sensibilità visionaria degli anni ’60, le sonorità della musica elettronica, l’espressività teatrale e l’irriverenza del trash, fino a convergere in un’estetica che esplora il fetish e l’antiproibizionismo.

L’espressione artistica di Pitony si colloca al confine tra musica e performance, rifiutando qualsiasi etichetta di genere e superando le tradizionali categorizzazioni. Attraverso il suo lavoro esplora e sovverte gli stereotipi legati alla sessualità, all’identità di genere e alla narrazione storica, affermandosi come un artista gender fluid che privilegia l’ispirazione autentica rispetto alle logiche di mercato.

Con un linguaggio ironico e provocatorio, ma sempre consapevole, Tony Pitony propone un’estetica originale e una visione che sfida i confini tradizionali della musica e della performance. Tony Pitony è un artista che fonde ironia, sperimentazione e una profonda consapevolezza di sé in ogni sua opera. Il suo stile è diretto, imprevedibile e spesso dissacrante: una voce che gioca con i cliché per smontarli, una presenza scenica che rifiuta il ruolo dell’artista intoccabile.

Tony gioca a carte scoperte nonostante la maschera e riesce con un’abilità unica ad interpretare il disagio quotidiano ed elevarlo ad arte, come i mostri sacri del cantautorato italiano di cui Tony rappresenta un erede distopico. Con Tony Pitony, il palco non è mai una barriera, né il pubblico un’entità distante. La sua vera missione è annientare l’ego e dissolvere ogni distanza tra artista e spettatore, abbattendo quell’ennesima parete che trasforma spesso il musicista in un idolo irraggiungibile. In ogni performance e nella creazione dei suoi contenuti, Tony cerca ostinatamente uno scambio autentico, uno spazio di relazione vero, umano e profondamente imperfetto: un incontro che rifiuta la posa e sfida l’improvvisazione.

Pitony rifiuta ogni monumento e ogni distanza simbolica: per lui, l’arte non è motivo di separazione, ma occasione di incontro. Preferisce scendere dal piedistallo e immergersi nella folla, perché è lì—tra la gente, nel mezzo del quotidiano—che trova il senso del proprio essere artista. L’arte, per Tony, non serve a elevare l’uomo/artista a figura eccezionale, ma a creare ponti, a generare relazioni reali, imperfette, spontanee. È un luogo di scambio che non costruisce barriere, ma le abbatte, ricordando a sé stesso e a chi lo ascolta che la bellezza e il significato nascono proprio dalla capacità di mettersi in gioco insieme, senza filtri e senza maschere: “Indossare una maschera è oggi un paradossale gesto di libertà per sfidare un sistema che impone volti scoperti ma menti conformi. Il vero volto non è quasi mai quello che si vede, ma quello che si sceglie di rivelare. E io voglio rivelarvi che alla fine, facciamo tutti un po’ cagare” afferma Pitony.

Il teatro è stato la sua casa artistica, il suo banco di prova. Prima di trasformarsi nell’artista che oggi conosciamo, Tony Pitony ha calcato ogni tipo di palcoscenico nei musical e nelle produzioni di prosa del West End londinese, nel cuore dello showbusiness mondiale, e lì, tra audizioni estenuanti e casting tutti uguali, ha realizzato che in quell’ambiente ci sono pochi artisti veri e una moltitudine sterminata di esecutori fatti in serie. In quel momento Tony ha capito che il sistema non valorizza l’unicità. Lì ha deciso di rompere con quel mondo e costruirsi da solo una nuova dimensione. Una in cui il corpo, la voce, la visione non devono adattarsi a un format, ma possono esprimersi al massimo creando il proprio modo di fare musica, di fare arte. Arte che deve partire da ciò che sei per essere realmente frutto di un percorso.

Tony Pitony annichilisce l’ego e polverizza ogni distanza tra artista e pubblico. Non esistono fan, esiste partecipazione. Non esistono maschere (a parte quella di Elvis), esiste presenza autentica. Tony Pitony non è una persona. È un’idea collettiva. Un atto di resistenza puro, la risposta di una generazione a questa società che ha svenduto tutto.

L’Umbria che Spacca, con Tony Pitony, annuncia così il secondo ospite che salirà sul palco dei Giardini del Frontone. Sabato 27 giugno sono attesi invece i Litfiba con la formazione originale per il tour estivo dal titolo “Quarant’anni di 17 Re”, che inizierà proprio da Perugia. Piero Pelù, Ghigo Renzulli, Antonio Aiazzi e Gianni Maroccolo di nuovo insieme quindi per un viaggio celebrativo nel cuore del rock italiano.

Il cartellone del festival, ideato, sviluppato e promosso dalla Roghers Staff APS, continua a prendere corpo con l’obiettivo di offrire ancora un palcoscenico vibrante di musica, cultura e vivacità a 360 gradi. I biglietti delle due serate annunciate sono disponibili in prevendita su www.umbriachespacca.it.

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