Il gruppo consiliare Pensa Perugia, insieme a tutti i gruppi di maggioranza del Comune di Perugia, ha presentato un ordine del giorno che esprime la ferma opposizione all’articolo 18 del DDL n. 1509, noto come “Decreto Sicurezza”, recentemente approvato in via definitiva dal Parlamento. E’ quanto si legge in un comunicato a cura del consigliere Lorenzo Mazzanti (Pensa Perugia).
“La norma in questione – prosegue il comunicato – introduce un divieto generalizzato alla coltivazione, trasformazione e commercializzazione delle infiorescenze di Cannabis sativa L., anche quando il contenuto di THC è inferiore allo 0,2%, come previsto dalla legge 242/2016. Di fatto, si colpisce un intero settore produttivo che opera nella piena legalità, fondato sull’agricoltura sostenibile, la tracciabilità, l’innovazione e la sicurezza.
Secondo dati attendibili, il comparto della cannabis light occupa circa 30.000 persone in Italia, centinaia delle quali solo in Umbria e nell’area perugina. Il provvedimento, privo di basi scientifiche e motivato da presupposti ideologici, non solo mina il lavoro e gli investimenti di migliaia di imprenditori onesti, ma solleva gravi dubbi di legittimità costituzionale. Viene infatti messo in discussione il diritto al lavoro, la libertà d’impresa, il principio di uguaglianza e il rispetto del principio di legalità, richiamati dagli articoli 3, 4, 25, 41 e 77 della Costituzione. Come ribadito da più sentenze della Corte di Cassazione e dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, i prodotti a basso contenuto di THC non sono sostanze stupefacenti e ogni eventuale divieto deve essere motivato da evidenze sanitarie solide, che in questo caso risultano assenti.
Con questo atto, il Consiglio comunale viene chiamato a impegnare il sindaco e la giunta a condannare pubblicamente la norma, a rappresentare la posizione del Comune presso Governo, ministeri, Anci, Regione Umbria e parlamentari umbri, a sostenere le imprese del territorio colpite da questo provvedimento, e a promuovere campagne informative trasparenti e scientificamente fondate, contro la disinformazione e lo stigma ancora diffusi sul tema. Si tratta di una battaglia di legalità, buon senso e rispetto per chi lavora seguendo le regole. Non possiamo permettere che un comparto sano venga cancellato con un tratto di penna, né che il vuoto lasciato da queste attività venga occupato dal mercato illegale”.