A Elce una via ora porta il nome di Vittorio Cecati (1920-1981), già consigliere comunale di Perugia, assessore regionale e parlamentare. Si tratta di un collegamento tra via Lorenzini e via del Beato Egidio.
La cerimonia di intitolazione si è svolta oggi pomeriggio alla presenza dell’assessore ai servizi civici del Comune di Perugia, Edi Cicchi, della consigliera comunale Elena Ranfa, componente della commissione Toponomastica e proponente dell’attribuzione per conto del gruppo Pd, per cui ha partecipato anche il consigliere Marko Hromis, oltre a numerosi parenti e amici di Cecati, tra cui la partigiana Mirella Aloisio.
“Spesso ci troviamo a dedicare spazi pubblici alla memoria di persone comuni, mai assurte agli onori della cronaca, ma che hanno dato molto alla loro comunità. In questo caso, invece, abbiamo scelto di rendere omaggio a una personalità molto nota per l’attività svolta come dirigente politico e amministratore pubblico. Lo facciamo in un punto che ha un senso ben preciso, visto che è vicino alla casa dove Cecati è vissuto”, ha detto l’assessore Cicchi.
“Cecati ha dato un apporto serio, competente e onesto alla crescita della realtà in cui viviamo. Il suo impegno come assessore regionale, in particolare, resta legato all’attuazione della legge per il sistema sanitario nazionale e alla storia dell’ospedale unico, quindi a passaggi cruciali della storia della sanità umbra”, ha aggiunto la consigliera Ranfa.
Dopo un intervento di Aloisio, che ha voluto rievocare il suo storico legame di amicizia con Cecati, la figlia Rossella, a nome anche della sorella Anna e di tutta la famiglia, lo ha ricordato come padre e come uomo politico dopo aver ringraziato l’amministrazione comunale e i consiglieri Ranfa e Hromis per aver portato avanti l’iter dell’intitolazione. Ne ha quindi parlato come di “una persona appassionata di politica, una passione che ha caratterizzato tutta la sua vita”. “Questa attività – ha continuato Rossella Cecati – lo ha portato a conoscere tante persone di diverso orientamento politico e di diversa estrazione sociale mantenendo sempre un’apertura mentale al confronto, riconosciuta da tutti”. Vittorio Cecati era inoltre, secondo la testimonianza della figlia, “molto serio dal punto di vista mimico espressivo, ma anche ironico e scherzoso, tanto che la stessa esperienza vissuta in prima persona in un campo di concentramento in Polonia veniva da lui raccontata con atteggiamento di giusto distacco e, talvolta, con note sdrammatizzanti”. Infine, la figlia ne ha ricordato “l’intolleranza nei confronti delle ingiustizie sociali e la disponibilità a dare una mano a chi era in difficoltà”.
Note biografiche – Vittorio Cecati nasce a Perugia il 18 maggio 1920 dove muore il 10 marzo 1981. Insegnante elementare, deportato in Germania, dopo la fine del conflitto aderisce al Partito d’Azione per poi entrare nelle file del Partito Socialista Italiano.
È stato segretario della Federazione provinciale del Psi di Perugia e per diversi anni membro del Comitato centrale.
Nel 1952 viene eletto per la prima volta consigliere al Comune di Perugia, incarico poi ricoperto fino al 1970.
In quegli anni inizia la sua attività parlamentare. Cecati viene eletto, nel Collegio di Perugia, alla Camera dei deputati durante la terza e la quinta legislatura, dal 12 giugno 1958 al 15 maggio 1963 e, poi, dal 5 giugno 1968 al 24 maggio 1972.
Nella terza legislatura è stato iscritto al gruppo parlamentare del Psi, mentre nella quinta legislatura ha aderito al gruppo del Psiup (Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria).
Nel corso della terza legislatura ha fatto parte della Commissione “Igiene e Sanità Pubblica” e della Commissione “Istruzione e Belle Arti”. Durante la quinta legislatura è stato membro, ancora una volta, della Commissione “Igiene e Sanità Pubblica” all’interno della quale ha svolto anche il ruolo di segretario. Poi è stato membro della Commissione “Agricoltura e Foreste”.
Nel 1964, non condividendo l’adesione del Psi al primo Governo di centrosinistra, è tra i fondatori del Partito Socialista di Unità Proletaria, di cui diviene segretario regionale.
Nel 1972, alla fine del suo impegno parlamentare e a seguito dello scioglimento del Psiup, aderisce al Partito Comunista Italiano del quale diventa vice-segretario regionale fino al 1975, anno in cui viene eletto consigliere regionale, assumendo l’incarico dapprima di capogruppo del Pci, quindi, dal 1976, di assessore regionale alla sanità, incarico che porta avanti per tutta la legislatura con impegno e passione e impegnandosi per l’attuazione della legge n. 833/78, istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale, che per la prima volta assicurava un Servizio sanitario universale per tutti i cittadini. La realizzazione dell’Ospedale unico di Perugia è un intervento che fu programmato e iniziato durante il suo mandato.
Infine, nel 1980 viene eletto nuovamente consigliere al Comune di Perugia. Dopo qualche mese, poco prima di essere nominato assessore della nuova Giunta di centrosinistra, morì d’improvviso.