Di seguito il comunicato a cura dei gruppi del Consiglio comunale di Perugia M5s, Pd e Idee Persone Perugia.
“Se le uniche parole sulle quali questa Amministrazione focalizza l’attenzione quando parla di Fontivegge sono “emergenza e contingenza”, vuol dire – esordiscono i consiglieri di opposizione – che in tanti anni non è stata in grado di risolvere i problemi del quartiere attraverso una politica che non sia unicamente l’intervento dell’Esercito”.
“Se c’è emergenza – continuano – è perché la situazione è sfuggita di mano o quello che si è fatto non è stato sufficiente a restituire un quartiere sicuro ai cittadini. È vero che la situazione in questi ultimi anni è modificata e le condizioni sono peggiorate, anche a causa di recenti politiche nazionali che stanno favorendo emarginazione e fragilità. Ma, nonostante la problematica complessa, un’Amministrazione non può accontentarsi di essere soddisfatta perché in una zona critica della città ha semplicemente alzato il livello di controllo e del mero fatto che Fontivegge non è peggiorata rispetto a 10 anni fa, o che almeno si può camminare e mantenere un livello dignitoso di vita. Perché non è ciò che si riscontra nella realtà, non è quello che vive chi abita o lavora nel quartiere. Un malessere quotidiano, emerso anche dai racconti e dalle dichiarazioni dei cittadini presenti in Commissione”.
“Il rilancio di Fontivegge è stata una grande promessa del Sindaco Romizi nella sua campagna elettorale, ma se dopo 4 anni – incalzano – si deve presentare un Ordine del giorno per richiedere nuovamente l’intervento dell’Esercito per affrontare ancora un’emergenza nel quartiere, allora questa Giunta dovrebbe farsi un esame di coscienza e capire come mai la situazione a Fontivegge è peggiorata e come si è arrivati a questo punto. Dichiarare che si tratta solo di una riattivazione del servizio equivale a un’attestazione di fallimento, perché significa che la situazione è rimasta invariata”.
“Sicuramente il reimpiego dell’Esercito, approvato in Consiglio (nella seduta del 16 ottobre 2023, ndr), avrà la funzione di deterrente nei confronti della microcriminalità, ma non risolverà il problema e rischierà solo di spostarlo in un altro quartiere della città. Una decisione che equivale a condannare i cittadini al presidio dell’Esercito a vita, perché non ci sarà mai soluzione – rilevano – se non si portano avanti contestuali azioni e politiche alternative di lunga durata, che mirino all’inclusione, alla socializzazione e alla collaborazione, ad esempio, con Polizia locale e amministratori di condominio del quartiere”.
Quanto al nostro abbandono dell’aula consiliare al momento della votazione dell’atto – affermano i consiglieri di opposizione – sottolineiamo come questo è avvenuto non per sottrarci al dialogo o per non affrontare un tema importante, quanto irrisolto quale quello della sicurezza della città, ma perché di fronte ad un’ampia maggioranza su cui può contare la Giunta comunale, le poche presenze della stessa rappresentano la vera mancanza di rispetto per l’Aula. Viene da pensare che non tutti i gruppi di maggioranza condividevano la linea della Lega e del suo Assessore Merli. Pensare che di fronte a questo scenario, la minoranza si debba assumere la responsabilità di tenere il numero legale in aula – concludono i consiglieri – è assolutamente paradossale e irricevibile. Grave, invece, l’atteggiamento tenuto dalla presidenza, che anziché constatare l’assenza del numero legale e chiudere il Consiglio, ha fatto proseguire la discussione, richiamando addirittura il Sindaco, mai presente in aula negli ultimi 10 anni, solo per avere i numeri. Due pesi e due misure utilizzate dalla presidenza tra la maggioranza e la minoranza in aula. Davvero grave”.