La II commissione, presieduta da Alessio Fioroni, ha trattato l’odg presentato dal consigliere Francesco Zuccherini per il gruppo Pd su “Struttura comunale dove sorge il Csm Bellocchio. Richiesta di interventi urgenti sull’immobile”.
Il Centro di salute mentale – ha ricordato il consigliere illustrando l’atto – svolge un ruolo centrale di promozione e tutela della salute mentale. A Perugia fanno riferimento al Dipartimento di Salute Mentale diretto da Marco Grignani tre Csm: la sede di Perugia centro (in via XIV Settembre), la sede di Ponte San Giovanni (in via Giuseppe Lunghi) e la sede del Bellocchio (in via Simpatica).
Il Dipartimento, in particolare, riconosce come principi fondamentali quello dell’offerta di una vasta gamma diversificata di servizi, tra cui la continuità terapeutica, la relazione di collaborazione con i pazienti e le loro famiglie, l’integrazione con la Medicina generale e il coinvolgimento attivo della comunità locale, in particolare per i percorsi di inclusione sociale, scolastica e lavorativa. Esso – ha quindi rimarcato Zuccherini – rappresenta senza ombra di dubbio una eccellenza del servizio sanitario territoriale, sia umbro che perugino.
Una delle sedi sopra citate, quella del Centro di salute mentale del Bellocchio, servizio ben integrato nel territorio da molti anni, facilmente raggiungibile anche con i mezzi pubblici dall’utenza e con spazi adeguati e idonei al fine di svolgere le articolate attività che vi vengono programmate, è di proprietà del Comune di Perugia e presenta numerose criticità strutturali e di decoro. Nell’odg sono segnalate le seguenti criticità: alcune aree della struttura risultano non agibili e potrebbero rappresentare un pericolo per gli utenti del servizio, nonostante sembrerebbe che non ci siano danni strutturali gravi all’immobile; le mura esterne e le pareti interne della struttura mostrano evidenti crepe e sono gravemente danneggiate e compromettono il serio e delicato lavoro che i professionisti e operatori svolgono al proprio interno; il sistema di condizionamento risulta danneggiato e obsoleto e comporta una seria difficoltà per i lavoratori all’interno e gli utenti che frequentano il centro, particolarmente insostenibile nei mesi più caldi; la pavimentazione esterna risulta essere in gran parte danneggiata, sia quella che circonda l’immobile che quella che serve l’ingresso alla struttura. Oltre a mancare di decoro risulta pericolosa per l’utenza e gli operatori; la scala esterna è stata dichiarata inagibile: ad oggi non è stata ancora riparata, né è stato interdetto l’accesso ad essa; le sale di attesa per gli utenti andrebbero riqualificate e manutenute, al fine di creare un ambiente più consono, accogliente ed armonico.
Queste situazioni – dice Zuccherini – oltre a creare un pericolo per le persone, interferiscono negativamente sulla salute, la sicurezza e l’operatività di coloro che lavorano in quell’ambiente e forniscono una immagine di degrado e trascuratezza, a fronte di un servizio di eccellenza.
L’odg impegna pertanto sindaco e giunta a cercare una soluzione con la Usl Umbria 1 per riqualificare l’immobile di via Simpatica o, in alternativa, a individuare una nuova struttura che presenti sostanzialmente le caratteristiche idonee per accessibilità, accoglienza, spazi e funzionalità per l’utenza e per il personale sanitario.
La seconda opzione, tuttavia, secondo il consigliere, dovrebbe essere presa in considerazione solo se davvero necessario, perché un abbandono della zona da parte della Usl potrebbe avere conseguenze negative. Oltre al servizio svolto, infatti, è importante salvaguardare quel territorio cercando un accordo per riqualificare l’immobile.
Il responsabile del Csm Bellocchio, Ermes Giuseppe Forlin, ha fornito alcuni particolari. Il Centro, uno degli otto della Usl, si occupa di un’area urbana molto vasta che comprende anche il comune di Corciano, con un bacino di utenza di circa 80mila abitanti, circa 1.100 pazienti in carico e un turnover di circa 400-450 nuovi pazienti ogni anno. La prima collocazione del servizio è stata a San Sisto, in una sede che però non era sufficiente per le esigenze del Centro. La sede attuale, invece, assicura accessibilità, centralità e riservatezza. La struttura di proprietà comunale, che si è aggiunta negli anni Novanta a un altro edificio già destinato al servizio (un tempo usato come casa per suore), è stata riadattata alle funzioni del Csm, ma nel tempo ha risentito di movimenti del terreno. Inizialmente ci sono stati allagamenti. Il vialetto di ingresso appare dissestato e con buche. Alcune aree nel corso del tempo sono state dismesse e transennate per via delle crepe. Più volte sono state fatte segnalazioni anche da parte degli utenti. Dopo le verifiche effettuate a seguito del terremoto del 2016, non sono emerse problematiche. Gli ambienti, ad ogni modo, in quanto logisticamente funzionali, pratici e capaci di assicurare riservatezza, devono essere riqualificati a tutela sia degli operatori sanitari sia dell’utenza.
Pierluigi Zampolini, dirigente dell’Unità operativa Acquisti e patrimonio del Comune di Perugia, ha detto che la questione è annosa perché la situazione normativa dell’immobile è del tutto particolare. Con la legge n. 833 del 1978 fu istituito il servizio sanitario nazionale; allora i soggetti gestori erano le Uls, soggetti senza personalità giuridica, con sole competenze gestionali e senza patrimonio proprio. La parte patrimoniale fu demandata ai Comuni, destinatari di tutti i beni di proprietà dei vecchi istituti riuniti di ricovero. I Comuni, inoltre, dovettero mettere a disposizione delle Usl il proprio patrimonio destinato ad attività sanitaria ed è il caso della struttura del Bellocchio. Dal ’92 al ’95 le Usl sono diventate soggetti con personalità giuridica che possono essere titolari di un patrimonio, ma la normativa non ha disciplinato il regime del patrimonio (come la struttura del Bellocchio) già di appartenenza dei Comuni dato in gestione alle Usl.
Quindi, dal 1995 la Asl di fatto dispone dell’immobile senza titolo giuridico. Ciò comporta un duplice problema: è difficile per il Comune intervenire su un immobile dove non si svolge alcuna attività istituzionale e utilizzato da un soggetto senza titolo giuridico. Anche la Asl, del resto, può essere in difficoltà a fare manutenzione straordinaria su un immobile non di proprietà. Dal 2003 le parti cercano di risolvere la questione dei beni comunali che la Asl utilizza senza titolo; ad oggi, nel 2019, si è realizzata la cessione del Centro salute a Madonna Alta. Tra 2022-23 ci sono stati incontri tra Comune e Usl. La posizione dell’ufficio è di far sì che la Asl abbia titolo per intervenire sull’immobile attraverso la cessione della proprietà o la costituzione di un diritto di lunga durata con oneri di manutenzione a carico dell’utilizzatore. Servono quindi accordi per regolamentare la situazione.
Marko Hromis (Pd) ha chiesto ulteriori informazioni sulle interlocuzioni avvenute nel tempo e ha proposto un sopralluogo.
Forlin ha risposto che nel tempo ci sono state sollecitazioni da parte dei vari responsabili del servizio e ispezioni da parte dei tecnici della Usl; ci fu un incontro lo scorso mandato amministrativo con il sindaco Andrea Romizi e l’allora assessore Francesco Calabrese. L’auspicio è che si riesca finalmente a trovare una soluzione per assicurare ambienti sicuri e salubri per il bene della cittadinanza.
Roberta Ricci (Lega) ha notato che questo patrimonio della collettività perugina deve senz’altro essere salvaguardato.
Zuccherini, tirando le fila, ha espresso soddisfazione per i chiarimenti forniti dagli ospiti anche in merito agli aspetti storico-normativi. A suo avviso, finalmente si può programmare il futuro attraverso il dialogo tra enti. Strutture sanitarie territoriali di questo genere sono patrimonio di tutta la città. Il Comune, ente di governo del territorio per eccellenza, ha quindi il dovere di attivarsi e dal Consiglio dovrà giungere un input alla giunta. Il consigliere si è infine favorevole a effettuare un sopralluogo che sarà successivamente calendarizzato.