Articolo a cura della consigliera Francesca Tizi (M5S)
Riceviamo e pubblichiamo:
“Se le uniche parole sulle quali questa Amministrazione focalizza l’attenzione quando parla di Fontivegge sono “emergenza e contingenza”, vuol dire che in tanti anni non è stata in grado di risolvere i problemi del quartiere attraverso una politica che non sia unicamente l’intervento dell’Esercito.
Se c’è “emergenza”, come dichiarato dal consigliere Mattioni, è perché la situazione è sfuggita di mano o quello che si è fatto non è stato sufficiente a restituire un quartiere sicuro ai cittadini.
È vero che la situazione in questi ultimi anni è modificata e le condizioni sono peggiorate, anche causa di recenti politiche nazionali che stanno favorendo emarginazione e fragilità. Ma, nonostante la problematica complessa, un’Amministrazione non può accontentarsi di essere soddisfatta perché in una zona critica della città ha semplicemente alzato il livello di controllo e del mero fatto che Fontivegge non è peggiorata rispetto a 10 anni fa, o che almeno si può camminare e mantenere un livello dignitoso di vita. Perché non è ciò che si riscontra nella realtà, non è quello che vive chi abita o lavora nel quartiere. Un malessere quotidiano, emerso anche dai racconti e dalle dichiarazioni dei cittadini presenti in Commissione.
Il rilancio di Fontivegge è stata una grande promessa del Sindaco Romizi nella sua campagna elettorale, ma se dopo 4 anni si deve presentare un Ordine del giorno per richiedere nuovamente l’intervento dell’Esercito per affrontare ancora “un’emergenza” nel quartiere, allora questa Giunta dovrebbe farsi un esame di coscienza e capire come mai la situazione a Fontivegge è peggiorata e come si è arrivati a questo punto. Dichiarare che si tratta solo di una riattivazione del servizio equivale a un’attestazione di fallimento, perché significa che la situazione è rimasta invariata.
Sicuramente il reimpiego dell’Esercito, approvato oggi in Commissione, avrà la funzione di deterrente nei confronti della microcriminalità, ma non risolverà il problema e rischierà solo di spostarlo in un altro quartiere della città. Ma forse questo è un dettaglio di poco conto, visto che il consigliere Mattioni ritiene lo spostamento di determinati soggetti da Fontivegge un “problema successivo da affrontare”. In effetti, potrebbe essere una soluzione spostare le situazioni critiche da una parte all’altra della città, così da far provare a tutti i cittadini il disagio di vivere il proprio quartiere. Una cortina di fumo per far credere ai cittadini che la situazione di Fontivegge è peggiorata da quando il servizio dell’Esercito è stato sospeso e che la riattivazione sarà la soluzione tanto attesa. Una decisione che equivale a condannare i cittadini al presidio dell’Esercito a vita, perché non ci sarà mai soluzione se non si portano avanti contestuali azioni e politiche alternative di lunga durata, che mirino all’inclusione, alla socializzazione e alla collaborazione, ad esempio, con Polizia locale e amministratori di condominio del quartiere”.