Il Consiglio comunale ha respinto con 7 voti contrari (Befani, Bonifazi, Mattioni, Mencaglia, Nannarone, Valigi e Volpi), 7 a favore (opposizione) ed 11 astenuti (maggioranza e Mori) l’ordine del giorno presentato dal gruppo Partito Democratico: “Disegno di legge per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario.”
Illustrando l’atto la capogruppo Bistocchi ha riferito che in data 2 marzo 2023 il Consiglio dei Ministri ha approvato un Disegno di Legge sulla materia in esame presentandolo alle Camere al fine di attuare quanto previsto dall’art. 116 della Costituzione. Il DDL ha suscitato consistenti perplessità e notevoli critiche legate al rischio di una frammentazione del tessuto istituzionale della Repubblica ed ad una non chiarita distinzione tra competenze legislative e funzioni amministrative.
Nel disegno di legge – spiega Bistocchi – non viene assicurata la centralità del Parlamento, né il ruolo degli enti locali soprattutto per quanto riguarda la individuazione, la definizione e il finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni; inoltre il testo proposto tende ad aumentare di fatto i divari tra Nord e Sud.
Dopo l’avvio della proceduta di esame del DDL, in sede di Conferenza unificata del 2 marzo 2023, Campania, Emilia-Romagna, Puglia e Toscana hanno espresso parere contrario al documento per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario chiedendo che si eviti un’approvazione frettolosa. Perplessità sulla riforma sono state rappresentate dall’Europa e, per la copertura economica, da Bankitalia.
Con particolare riferimento al comparto sanitario, la riforma rischia di avere conseguenze deleterie specie per le regioni più in difficoltà e meno popolate come l’Umbria. Tutto ruota intorno a due principi: i costi standard e il superamento dei LEA (livelli essenziali di assistenza), con introduzione dei LEP (livelli essenziali delle prestazioni), che saranno definiti attraverso DPCM da una apposita Commissione Tecnica e, in quanto atti amministrativi, potranno essere impugnati solo davanti al TAR, ma non davanti alla Corte Costituzionale. Il Parlamento non avrà alcun potere di intervento sulle disposizioni relative al trasferimento di risorse umane e finanziarie alle Regioni e i LEP rimarranno orfani di risorse, fondamentali per allineare la qualità dei servizi delle Regioni del centro Sud e quelle del Nord. Quindi ci saranno regioni in cui verranno garantiti livelli base e altre che, grazie a maggiori disponibilità economiche, potranno andare ben oltre i LEP.
Il disegno di legge in sostanza non promuove l’interesse nazionale poiché incoraggia la frammentazione delle competenze, i divari territoriali e quelli economico-sociali, e non prevede nessuno stanziamento di bilancio per la copertura degli stessi;
Con l’odg dunque i proponenti chiedono di impegnare l’Amministrazione:
-A rappresentare in tutte le sedi necessarie il punto di vista espresso con questo atto e ad assumere iniziative che facciano pesare l’orientamento della nostra comunità verso principi di autonomia che assegni a tutte le realtà del nostro Paese uguali opportunità di benessere civile e sociale;
– Ad attivarsi affinché venga chiesto il ritiro del disegno di legge AS 615 recante “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione”;
Ad inviare la deliberazione di approvazione del presente atto di indirizzo al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei ministri, ai Presidenti di Camera e Senato, ai Gruppi parlamentari di Camera e Senato, al Presidente della Regione e ai Gruppi consiliari regionali;
– A richiedere la creazione di un Tavolo istituzionale per trovare un accordo concordato e condiviso con tutte le Regioni, le Province e i Comuni.
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Il capogruppo della Lega Lorenzo Mattioni ha preannunciato un voto contrario all’odg. Nel comprendere le preoccupazioni espresse, le ha tuttavia ritenute esagerate. Ed infatti il comitato predisposto per lo studio dei livelli minimi/essenziali di prestazione, di cui tanto si discute, è composto da una sessantina di professori di elevata competenza, provenienti da ogni parte d’Italia. Ciò dà ampie garanzie e suggerisce di riservare una certa apertura verso il disegno di legge.