La IV commissione, presieduta da Michele Cesaro, ha approvato con 3 voti a favore e 9 astenuti l’ordine del giorno presentato dal gruppo Partito Democratico avente ad oggetto: “Liste d’attesa per prestazioni sanitarie in favore dei pazienti di età superiore ai sessantacinque anni”. La trattazione era iniziata nella seduta del 7 novembre.
“Il tema della sanità – ha detto il capogruppo Pd, Sarah Bistocchi, illustrando l’atto -, declinato nella difficoltà di accesso alle cure, è uno di quelli che più preoccupano i cittadini di Perugia, come emerso da un’indagine sociologica svolta in merito ai bisogni dei perugini stessi da un istituto demoscopico su incarico del Partito Democratico di Perugia”.
“L’elemento di preoccupazione che emerge con nettezza – prosegue l’odg – è quello della lunghezza dei tempi d’attesa per usufruire di necessarie prestazioni sanitarie presso le strutture pubbliche; ad aggravare il quadro così delineato si pone, inoltre, il fenomeno del cosiddetto pendolarismo sanitario, al quale molti utenti perugini del Servizio Sanitario Regionale sono costretti a ricorrere per poter beneficiare in tempi ragionevoli delle prestazioni richieste”.
Inoltre, “tale pendolarismo coatto assume, nella popolazione perugina, una connotazione ancora più deleteria. Infatti, un cittadino su quattro della nostra città ha un’età superiore ai sessantacinque anni: ciò porta alla conseguenza per cui, alla difficoltà di per sé oggettiva di spostarsi presso altri Comuni quando ci si trova in condizioni di salute non ottimali, si aggiunge la soggettiva gravosità di un simile obbligo”.
Ciò, secondo gli istanti, comporta un “sempre più diffuso spostamento dei cittadini verso le strutture sanitarie private”, quindi “un notevole aggravio dei costi delle prestazioni sanitarie”, e “costituisce il simbolo dell’abdicazione del Servizio sanitario regionale al proprio ruolo di garante di una sanità pubblica e accessibile a tutti nel modo meno dispendioso possibile (a livello personale ed economico)”.
Secondo gli istanti, “solo assai recentemente la Regione Umbria ha cominciato ad occuparsi del tema della vicinanza della prestazione per i pazienti ultrasessantacinquenni (Piano operativo straordinario di recupero delle liste di attesa, di cui all’allegato 1 della delibera di Giunta regionale n. 437 del 26/04/2023). L’assai recente intervento della Regione non garantisce, tuttavia, da sé solo, che le forti criticità descritte nel presente atto vengano risolte, anche perché il tema che qui interessa viene affrontato mediante un generico richiamo alla ‘revisione dell’ambito di riferimento per gli over 65 e i pazienti fragili che sarà attivato a livello distrettuale e non più regionale’; revisione che dovrà essere attuata dalle Aziende sanitarie pubbliche”.
“Il necessario e costante monitoraggio dell’operato delle Aziende – sostengono i consiglieri del Pd – non potrà concretizzarsi soltanto nell’attività delle strutture della Regione Umbria a ciò normativamente preposte, ma necessiterà anche dell’attenzione dell’Amministrazione comunale di Perugia, per ciò che concerne i propri cittadini”.
“Pur trattandosi di materia di competenza regionale, sia il sindaco che la giunta comunale non possono svolgere il ruolo di meri spettatori di una situazione che ha trasformato, negli ultimi anni, la sanità umbra da modello nazionale (costituiva modello benchmark per gli altri sistemi regionali) a modello di sistema in crisi”, anche perché “il sindaco è il responsabile della condizione di salute della popolazione del suo territorio” in qualità di autorità sanitaria locale, “anche se la gestione della salute con il D.lgs. 502 del 1992 è stata affidata ai direttori generali delle aziende Unità sanitarie locali”.
“È importante – sottolinea l’odg – anche che i sindaci si attivino sul funzionamento dei servizi dell’azienda sanitaria e in particolare sul rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), nonché per chiedere il rispetto degli standard delle attività, dei servizi e delle prestazioni, e delle liste di attesa, che il Servizio sanitario nazionale deve erogare a tutti i cittadini, gratuitamente o con il pagamento di un ticket, indipendentemente dal reddito e dalla residenza”.
Ciò premesso, per sindaco e giunta si formulano i seguenti impegni: in primo luogo, porre in essere tutte le iniziative possibili in collaborazione con la Regione Umbria e le Aziende sanitarie pubbliche affinché il tema della “vicinanza della prestazione” per i cittadini ultrasessantacinquenni goda di primaria considerazione nelle politiche sanitarie regionali, in particolare attraverso la scrupolosa attuazione del Piano Operativo Straordinario di Recupero delle liste di attesa, per la parte qui riguardante; in secondo luogo, sollecitare, qualora non si manifesti alcun miglioramento della situazione, i soggetti pubblici su menzionati ad intraprendere le iniziative adeguate per ovviare alle carenze ancora presenti, offrendo la propria collaborazione nei limiti delle proprie competenze amministrative e normative.
AUDIZIONI
Hanno partecipato alla seduta in qualità di ospiti: Tommaso Bori, vicepresidente della commissione regionale Sanità; l’assessore alla salute del Comune di Perugia, Gianluca Tuteri; Renzo Basili dello Spi Cgil; Vito Brozzi della segreteria regionale Fnp Cisl; Luciano Taborchi, membro del direttivo regionale Uil; Teresa Tedesco, direttore medico del presidio ospedaliero di Gubbio-Gualdo Tadino e del presidio ospedaliero unificato Assisi-Pantalla-Castiglione del Lago, delegata dal direttore generale Usl Umbria 1.
Tedesco ha ricordato che nel periodo del Covid si è determinata una sospensione delle prestazioni differibili. Quelle sospese o ridotte in fase pandemica sono state recuperate entro i primi mesi del 2022. Nel frattempo, la Regione Umbria ha avviato piani specifici (a partire dalla delibera 711 del maggio 2020) che, oltre a prevedere un recupero, quindi un incremento dell’offerta, hanno predisposto strategie per la presa in carico dei pazienti. Tutti i professionisti sono stati quindi formati per prescrivere e prenotare le prestazioni di controllo o di secondo livello stabilite dagli stessi specialisti: una prima strategia per la presa in carico dei fragili, che per lo più sono over 65. Quanto al problema del pendolarismo, il piano straordinario dello scorso aprile ha introdotto un’altra opportunità, cioè quella della prossimità nell’ambito del distretto di residenza, per cui si sta predisponendo un’offerta dedicata agli over 65 fragili e, in particolare, per il distretto del Perugino è stato definito un accordo con l’Azienda ospedaliera di Perugia per agende dedicate. La Usl Umbria 1 ha pressoché recuperato le prestazioni “in percorso di tutela” (Pdt), che erano circa 30mila (circa la metà su Perugia) lo scorso aprile). Restano critiche determinate categorie di prestazioni (ad esempio la diagnostica per immagini): si tratta tuttavia di un macro problema a livello nazionale legato alla carenza di specialisti per alcune branche. Si sta lavorando, infine, con i medici di medicina generale anche sul fronte della gestione dell’appropriatezza delle prestazioni.
Renzo Basili (Spi Cgil), partendo dai numeri, ha ricordato che Perugia, capoluogo di regione, ha oltre 161mila abitanti di cui il 26,8% ultra 65enni (oltre 40mila persone); di questi, quasi il 9% è over 80. La popolazione al di sotto i 15 anni è il 12%. Se la popolazione regionale sta invecchiando, il capoluogo paga di più di altri Comuni da questo punto di vista. L’odg, dunque, pone l’attenzione su un problema reale e richiama in modo legittimo le responsabilità del sindaco come autorità sanitaria locale. La legge n. 833/78 – ha continuato – prevedeva il diritto alla salute per tutti, ma le scelte che si stanno producendo a livello regionale appaiono frutto della volontà di razionalizzare senza pensare al futuro. In particolare non ci si pone il problema di curare “vicino casa” persone che sono sempre più sole e si dà molto spazio alla sanità privata, inevitabile soluzione, insieme al pendolarismo, per chi ha un problema da risolvere celermente. Basili ha detto di registrare un rafforzamento del sistema sanitario privato e uno smantellamento di quello pubblico. Per dare risposte sul territorio, piuttosto andrebbero stabilizzati e assunti medici, infermieri, paramedici. Altro tema, visto l’invecchiamento della popolazione, è quello delle Rsa: vanno ridefiniti i criteri per l’inserimento.
Per Taborchi (Uil) quando si para di sanità pubblica si affrontano i veri problemi del territorio regionale, non solo di Perugia. Se la Costituzione riconosce il diritto alla salute, da cui discende quello alla cura, purtroppo esso non appare tutelato visto che determinati servizi sanitari non possono essere neanche prenotati. A suo avviso, al di là degli strascichi del Covid, c’è soprattutto un problema di risorse: un rapporto riferito al 2021 colloca l’Umbria al 15esimo posto tra le 20 regioni a statuto ordinario per spesa socio sanitaria, mentre un tempo era benchmark per altre regioni. Taborchi ha citato anche la spesa per i servizi socio-sanitari documentata dall’Istat: in Umbria si spende 43 euro per abitante mentre la media nazionale è 94 euro per abitante. In base al rendiconto 2022 relativo al Piano regionale integrato non autosufficienza (Prina) – ha proseguito – nel distretto del Perugino (circa 200mila abitanti includendo anche Torgiano e Corciano) sono assistiti dal Prina 2.600 tra minori, adulti e anziani; questi ultimi, nello specifico, sono ben al di sotto delle mille unità. Eppure, se da qualche anno il fondo è stato dimezzato, il numero degli anziani non autosufficienti non è certo diminuito. Alla luce dei dati disponibili sulla popolazione, inoltre, le liste di attesa generano una mobilità che riguarda in misura significativa persone anziane, sole e di sesso femminile, quindi soggetti che possono avere più difficoltà a spostarsi.
Secondo Brozzi (Cisl), l’odg contiene un’analisi precisa e condivisibile, ma è soprattutto tempo di chiedersi come risolvere le criticità, tra cui la carenza di risorse. Se le risorse sono carenti, a suo avviso, dipende dal fatto che sono assegnate per lo più in base al numero di persone, invece andrebbe introdotto anche il criterio del territorio. Rispetto al tema delle prestazioni “inappropriate” e ai tentativi di contenere il fenomeno, Brozzi ha affermato che i medici di base non possono essere obbligati a fare a meno di prescrizioni che reputano necessarie. Le sigle sindacali, infine, dovrebbero unirsi per analizzare insieme la situazione e avanzare proposte costruttive.
Bori, consigliere regionale e medico del servizio pubblico, citando la procuratrice regionale della Corte dei conti, ha detto che il diritto alla salute è stato compromesso negli ultimi anni e oggi rischia di essere negato. È un diritto costituzionale, ma rischia di restare sulla carta se non è possibile esercitarlo tramite un sistema di sanità pubblica. Secondo Bori, ogni trasferimento di risorse al sistema privato danneggia quello pubblico. Il sistema sanitario privato, infatti, non si fa carico dei grandi problemi della società e resta orientato al business. In questa città, inoltre, il numero di pensioni ha superato il numero di stipendi da lavoro: c’è da aspettarsi quindi che le patologie croniche aumenteranno. Il consigliere regionale ha pertanto esortato a pensare a una sanità pubblica che si prende cura di tutti a prescindere dallo stato sociale, anche nella consapevolezza che la popolazione in futuro sarà in larga parte anziana. Ha ricordato anche che ai pensionamenti degli operatori sanitari non ha fatto seguito un congruo numero di assunzioni e così il sistema è andato sotto organico e sotto stress. Il personale sanitario viene formato direttamente in Umbria, ma senza concorsi alimenta un pendolarismo fuori regione o si licenzia dal settore pubblico per confluire in quello privato. Delle 2.500 assunzioni promesse nella fase di emergenza sanitaria ne sono state fatte 34: per questo il sistema non regge. Ciò a forti ricadute rispetto ai cittadini, costretti al turismo sanitario. E accanto al tema della vicinanza della prestazione, c’è quello della accessibilità: non sempre le prestazioni sono prenotabili e la mobilità extraregionale passiva aumenta anche per esami diagnostici e operazioni semplici. Bori ha poi richiamato la situazione della pet tac a Perugia, ormai del tutto rotta sicché è necessario recarsi a Foligno, e quella del più grande centro salute di Perugia, cioè la struttura in via XIV Settembre ora inaccessibile e su cui non si investe perché la si vuole dismettere, mentre su quella all’interno della Nuova Monteluce non si investe perché non è ancora attivato il processo del Pnrr. In conclusione, per Bori serve un piano di abbattimento delle liste di attesa nel pubblico per evitare che la situazione attuale, in cui il cittadino è costretto alla mobilità e a ricorrere al privato, diventi irreversibile.
Per il vicesindaco Tuteri, l’odg contiene proposte mirate e che colgono i bisogni delle persone. Come medico ha detto di avere una percezione quotidiana delle criticità, che non coinvolgono solo persone over 65. A suo avviso, però, se il tema ricorrente degli interventi in commissione è la paura dello smantellamento del nostro sistema di welfare, tale rischio non è attuale, né va letto in negativo il rapporto che si è attualmente instaurato con il sistema sanitario privato, necessario per uscire da una situazione emergenziale dipesa anche dallo stop imposto dal Covid. E’ necessario, piuttosto, esplorare altre strade per capire i motivi delle difficoltà presenti. L’Oms – ha quindi ricordato Tuteri – definisce la salute come una condizione complessa di benessere fatta di salute fisica, psichica e sociale. L’attività medica si è così ampliata a nuovi ambiti. Ne è derivata una sollecitazione a ricercare prestazioni ulteriori rispetto a quelle prima richieste. La stessa tendenza può essere alimentata dal rapporto di fiducia tra medico e paziente, influenzato da nuovi fattori. Tutti aspetti da valutare per ridurre il numero delle prestazioni. Tuteri, in conclusione, ha reso noto che, già prima che venisse proposto l’odg, d’accordo con il sindaco Romizi, è iniziata una interlocuzione con l’assessore regionale alla sanità per creare un luogo fisico ove il Comune possa esprimersi sulle attività sanitarie territoriali: si tratta della conferenza dei sindaci, prevista a livello normativo dal 1992 come organismo dotato di funzioni propositive e di monitoraggio. Il vicesindaco ha auspicato che tale tavolo possa presto insediarsi.
DISCUSSIONE
Fabrizio Croce (Idee Persone Perugia) ha ricordato che già in occasione del Consiglio grande è stato evidenziato che l’amministrazione comunale deve svolgere un ruolo di garante rispetto alla sanità pubblica e farsi parte attiva nel facilitare l’accesso ai servizi. Ringraziando Tuteri per l’impegno prestato, ha suggerito di effettuare un’indagine tra i cittadini per individuare proposte e correttivi da rappresentare agli enti competenti. Senz’altro è necessario fare attenzione alle condizioni in cui versano i servizi periferici, perché le loro carenze fanno gravare la domanda sull’ospedale regionale. Per Croce, infine, resta il fatto che alle buone intenzioni non sempre seguono atti concreti da parte delle autorità competenti, come nel caso dell’implementazione della centrale operativa territoriale e della figura dell’infermiere di territorio.
Nicola Volpi (gruppo misto) ha ricordato che le liste d’attesa sono un problema nazionale. La Regione Umbria, dal canto suo, sta facendo ciò che è nelle sue possibilità. I fondi sono stati tagliati e il sistema sanitario oggi è in difficoltà a livello nazionale. Ci sono regioni che affrontano l’emergenza in modi diversi perché hanno introiti diversi rispetto all’Umbria. Il Perugino fa più fatica a dare risposte rispetto ad altri territori con presidio ospedaliero in ragione della popolazione che a tale ambito afferisce. Se si pensa solo al fatto che mancano 65mila infermieri, oltre che medici, si ha la percezione immediata della crisi che il sistema a livello nazionale vivrà in futuro. Il focus, quindi, non dovrebbe essere tanto sull’assenza di concorsi, ma su quella di professionisti da assumere. Le iscrizioni ai corsi universitari non coprono il fabbisogno di personale del sistema sanitario nazionale. La proposta, quindi, è incentivare queste professioni e i giovani che le scelgono, ricordando che la sanità si identifica anzitutto con i suoi operatori. Altra proposta: il fascicolo elettronico sanitario potrebbe ridurre le liste di attesa evitando che siano prescritti esami già effettuati.
Cesaro ha notato che come capoluogo Perugia si trova nuovamente a sviscerare un tema cruciale. A suo avviso, c’è un problema generale di attrattività della pubblica amministrazione, non solo dell’ambito sanitario: tema che altri livelli di governo dovrebbero affrontare. Quanto alle liste di attesa, che dipendono da una serie di fattori come lo stop imposto dal Covid, è naturale appoggiarsi anche alla componente privata per dare risposte ai cittadini in una fase emergenziale.