Commissione affari istituzionali: sì all’abrogazione dell’art. 32 del regolamento di polizia urbana

Parere favorevole anche all’istituzione della commissione d’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose

date
24 gennaio 2025
- Cristiano Mazzone
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Due i temi trattati dalla I commissione Affari Istituzionali nel corso della seduta del 24 gennaio 2025.

E’ stata approvata a maggioranza la proposta di abrogazione dell’art. 32 del regolamento di polizia urbana proposta dai capigruppo di maggioranza.

Illustrando l’atto, Lucia Maddoli ha riferito che con deliberazione del Consiglio Comunale n. 39 del 17 novembre 2014 è stato introdotto l’Art. 32 del vigente Regolamento di Polizia Urbana recante “Accattonaggio molesto, attività di lavavetri e similari”.

Secondo i proponenti è responsabilità delle Istituzioni a tutti i livelli lavorare per contrastare le povertà e le crescenti disuguaglianze sociali ed economiche, mettendo in campo politiche integrate su diversi livelli per garantire a tutte le persone di vivere in piena dignità.

Dunque lottare contro la povertà non significa lottare contro i poveri.

L’art. 32 del Regolamento di Polizia Urbana – ha continuato Maddoli – introdotto nel 2014 vieta di chiedere l’elemosina nei pressi di incroci stradali, vieta l’accattonaggio davanti agli esercizi pubblici, vieta il mestiere di “accompagnatore di carrelli della spesa”, vieta l’attività di lavavetri o simili.

Affermare che chiedere l’elemosina è vietato contribuisce a connotare in termini negativi la mendicità e i poveri, quasi che questi ultimi fossero dei delinquenti o dei nemici da temere, laddove al contrario un’istituzione pubblica ha il dovere di impegnarsi a mettere in campo misure di sostegno per la povertà.

La norma dovrebbe essere limitata a sanzionare i soli casi di richiesta molesta e aggressiva di elemosina, andando quindi a vietare e sanzionare uno specifico comportamento aggressivo e non il generico fenomeno della mendicità.

Peraltro nel 2018 – successivamente dunque all’introduzione nel regolamento di polizia urbana del Comune di Perugia dell’articolo sull’accattonaggio – il codice penale ha introdotto il reato di accattonaggio molesto all’art. 669 bis: prevedere una ulteriore sanzione amministrativa attraverso il regolamento di polizia urbana costituirebbe quindi una duplicazione.

Per giunta dall’introduzione ad oggi non sono mai state inflitte sanzioni a nessuno dal corpo di polizia urbana ex art. 32; questo dato conferma l’inutilità dello stesso articolo.

In conclusione i capigruppo hanno chiesto l’abrogazione del citato articolo 32.

La comandante Nicoletta Caponi ha precisato che l’articolo in oggetto, già preesistente, è stato modificato nel 2014. La polizia locale ha contestato pochissime violazioni nel tempo solo per i casi dell’accattonaggio molesto ed una per l’attività di lavavetri.

Il parere positivo all’abrogazione è motivato da ragioni prettamente giuridiche, stante l’entrata in vigore nel 2018 del reato previsto dall’art. 669 bis del c.p.; pur con ciò la fattispecie non è risolutiva (notizia di reato e sanzione), perché questi sono fenomeni che si aggrediscono solo “prendendo per sfinimento” (aumento presenza della polizia locale ed allontanamento dei soggetti) le persone che commettono tali fatti.

Ad alcune fattispecie (impedire fruibilità delle infrastrutture ecc.) è infine applicabile il cosiddetto “daspo urbano” previsto dalla normativa.

Nilo Arcudi (Perugia Civica) ha espresso perplessità per la proposta della maggioranza che si inserisce in un quadro di arretramento rispetto al tema della sicurezza, dando un messaggio culturale molto rischioso che produce anarchia e debolezza di governo. Sono segnali simbolici che vanno in direzione opposta rispetto ad una città che tutela diritti, libertà e sicurezza.

Ciò è coerente con l’impostazione di questa amministrazione: eliminazione taser, ridimensionamento nucleo decoro urbano, ecc: scelte che fanno passare un messaggio secondo cui Perugia è una città troppo tollerante ed aperta con i diritti individuali che prevalgono sempre su quelli collettivi. Ciò è sbagliato e rischioso nonché impregnato di ideologismo come altri atti che sono stati adottati. Questo sta provocando danni già visibili in città, diventata progressivamente più insicura.

Per Leonardo Varasano (Progetto Perugia) la proposta non è scandalosa perché la modifica del 2014 sollevava qualche dubbio; pur con ciò Varasano ha tenuto a precisare che con questo ed altri atti nessuno del centro-destra ha mai inteso condannare la povertà bensì solo le molestie. Credo, tuttavia – ha detto – che vada dato qualche segnale che bilanci la situazione per far sì che le regole vadano rispettate a tutela della sicurezza collettiva.

Anche per Varasano si sta registrando in città un arretramento su questa materia con un’assolutizzazione dei diritti individuali che rischia di sfociare in anarchia. Se non c’è un contraltare tra diritti e doveri, infatti, gli indirizzi imposti dalla sinistra possono trasformarsi in un boomerang.

Secondo Edoardo Gentili (FI) il regolamento di polizia urbana di Perugia è in linea con quelli di molte città italiana, pur essendo grottesche alcune fattispecie per come riportate. Vi è però almeno in parte una sovrapposizione amministrativa/penale tra fattispecie che comunque non crea problemi applicativi. Sull’inefficacia della misura: è vero che è stata applicata poche volte la fattispecie in 10 anni di consiliatura dalla polizia locale, ma ciò non è responsabilità della politica quanto della struttura amministrativa.

Non credo ci fosse urgenza specifica di assumere questa iniziativa, visto che il regolamento non tocca la povertà tout court, ma vuole contrastare l’organizzazione criminale che sta alle spalle di certi fenomeni. Per questo esprimiamo perplessità sull’abrogazione integrale dell’articolo 32 quando sarebbe preferibile semmai eliminare solo alcune fattispecie (accompagnatore di carrelli, lavavetri).

Francesca Pasquino (PD) ha spiegato che il centro-sinistra vuole una città dei diritti e dell’accoglienza, con una visione rivolta al futuro. Nel merito, dal punto di vista tecnico-giuridico, ha sostenuto che i regolamenti comunali debbano essere aggiornati dalla normativa; ecco perché le modifiche proposte derivano non solo da posizioni politiche, ma soprattutto dall’intervento del legislatore e della giurisprudenza, cui occorre uniformarsi.

Nel 2014 vi era un vuoto legislativo sul tema dell’accattonaggio, ma oggi non è più così vista l’introduzione nel 2018 del cosiddetto “codice sicurezza”. Ecco perché non vi è la necessità di prevedere queste fattispecie anche nel regolamento dell’ente.

Per Lorenzo Vescovi (Anima Perugia) il tema della sicurezza è tornato in auge negli ultimi mesi perché l’opposizione ne sta facendo una bandiera ideologica, aumentando il senso di insicurezza non sostenuto dai dati. A Perugia le forze dell’ordine svolgono il loro dovere in maniera rigorosa e puntuale; quindi l’Amministrazione lavorerà per una città sicura, bella, pulita e dei diritti, ma non certo dell’anarchia. Articolo da abrogare perché ideologico ed inutile in quanto le fattispecie sono già normate nel codice penale.

Cesare Carini (Pensa Perugia) ha confermato che la norma in discussione è superflua visto il quadro normativo nazionale vigente. Dunque la proposta di abrogazione non determina alcun arretramento.

Clara Pastorelli (FdI) sul tema della sicurezza, ha sostenuto che è fondamentale la collaborazione tra l’amministrazione, la polizia locale e le forze dell’ordine. Quindi l’abrogazione totale dell’art. 32 è sbagliata perché impedisce a chi conosce bene il territorio, ossia la polizia locale, di poter collaborare con le altre forze dell’ordine.

Eliminare la norma darebbe un messaggio sbagliato con un chiaro arretramento in termini di sicurezza; un approccio che la maggioranza sta avendo anche stante l’assenza di un assessore con delega specifica alla sicurezza non demandabile solo ad un consigliere.

Antonio Donato (M5S) ha riferito che la collaborazione con le forze dell’ordine è massima ed anzi si è intensificata dall’inizio della consiliatura.

Edoardo Gentili (FI) ha formulato degli emendamenti chiedendo di eliminare solo alcune fattispecie dell’art. 32, ossia lavavetri ed accompagnatori di carrelli (comma 1 seconda parte, comma 3 e comma 5).

L’emendamento di Gentili è stato respinto con il voto contrario della maggioranza e quello a favore dell’opposizione.

Lucia Maddoli in replica finale ha spiegato che l’Amministrazione ha una visione specifica della città su cui sta lavorando anche relativamente al tema della sicurezza che non può essere solo repressione, ma anche sostegno e supporto alla dignità delle persone, contrasto alle povertà, ecc.

***

Successivamente è stata approvata la richiesta di attivazione della commissione d’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose, presentata da tutti i capigruppo.

Il primo firmatario Riccardo Mencaglia (FdI) ha spiegato che anche il Consiglio comunale, massima assise cittadina, è chiamato ad un ruolo fondamentale che è quello di chiedere chiarezza sul quadro delle infiltrazioni mafiose a Perugia, contribuendo a monitorare e contrastare la diffusione di questi pericolosi fenomeni, che non fanno onore al nome del Comune di Perugia e della comunità che esso rappresenta.

Pertanto, al fine di difendere la cultura della legalità nel nostro territorio, che ha associato nel tempo il suo nome a valori costituzionali e personaggi di alto calibro, vista la rilevanza e la gravità di quanto è emerso con la sentenza relativa al processo “Quarto passo”, con il presente atto i capigruppo hanno richiesto l’istituzione di una Commissione Consiliare d’Inchiesta sul fenomeno delle infiltrazioni mafiose e sulle azioni politiche e istituzionali per il loro contrasto a tutela della legalità.

Si propone in particolare la seguente composizione della Commissione d’Inchiesta:

– n. 16 consiglieri: 10 consiglieri maggioranza e 6 consiglieri di minoranza;

– n. 3 esperti esterni: 2 individuati dalla maggioranza e 1 individuato dalla minoranza.

Il capogruppo del PD Lorenzo Ermenegildi Zurlo ha ringraziato Mencaglia per aver posto all’attenzione della commissione la proposta visto che i dati rimarcano un aumento delle infiltrazioni mafiose in tutte le regioni. Ecco perché serve attenzione e monitoraggio da parte di tutte le istituzioni.

Identico sostegno alla proposta è stato espresso dal presidente Antonio Donato (M5S) perché la mafia rappresenta l’antistato e bisogna mandare un messaggio chiaro alla città di contrasto ad essa.

Vista l’approvazione della proposta si è dato mandato quindi agli uffici di stendere gli atti relativi per procedere con l’attivazione della commissione.

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