In cento per parlare di Case della partecipazione. A Castel del Piano, nella serata del 5 giugno, nella sede della Filarmonica di Pila, si è svolto il terzo degli incontri territoriali finalizzati a recepire direttamente dalla cittadinanza le indicazioni sui luoghi che dovrebbero ospitarle, sulle modalità di gestione e sulle finalità da perseguire attraverso di esse.
Ancora una volta, a illustrare la prima azione del più ampio progetto portato avanti dall’amministrazione comunale con il Dipartimento di Scienze politiche dell’Università degli studi, c’erano la sindaca Vittoria Ferdinandi, la responsabile scientifica Alessandra Valastro e componenti del gruppo universitario di ricerca. Presenti anche consiglieri comunali e gli assessori Andrea Stafisso, Costanza Spera e Francesca Tizi.
Se la professoressa Valastro ha illustrato le otto azioni in cui si articolerà il percorso di durata triennale previsto dall’accordo tra Comune e ateneo, la sindaca Ferdinandi ha ribadito con forza il suo appello a credere in un processo che “potrà farci recuperare fiducia nella politica come strumento capace di trasformare in meglio le nostre vite”. La sindaca è tornata inoltre a sottolineare che le Case della partecipazione dovranno essere la “casa di tutti”, nel rispetto delle finalità profonde dei processi partecipativi, che si propongono di ovviare alla disaffezione nei confronti delle istituzioni, di favorire la coesione sociale e di rafforzare la propensione a ragionare in termini di “bene comune” anziché di interessi particolaristici.
Grazie alle idee e al confronto delle persone presenti, anche a Castel del Piano, come già a Madonna Alta (15 maggio) e a Ponte San Giovanni (20 maggio), ha quindi iniziato a prendere forma il progetto delle Case della Partecipazione: “luoghi fisici, aperti e accoglienti, pensati per favorire il dialogo, il confronto e la costruzione condivisa di iniziative per la comunità”, hanno in sostanza detto i cittadini. Interpellati su cosa dovrebbero essere le Case, i partecipanti hanno ad esempio parlato di “spazi sempre accessibili, immersi nel quartiere e in contesti piacevoli e verdi, dove sentirsi a casa ma anche aperti all’altro”, di “luoghi di incontro informale e di relazione per combattere l’isolamento, condividere esperienze, tramandare saperi e costruire legami tra generazioni”, e, ancora, di “punti di ascolto e di dialogo con l’Amministrazione, capaci di raccogliere i bisogni e le proposte dal basso e restituirle in azioni concrete”.
Tra gli spunti emersi più spesso: “apertura e inclusività”, “relazione costante con l’Amministrazione”, “bellezza e qualità degli spazi”, “centralità delle relazioni”.
Tra gli aspetti più interessanti, la proposta di spazi in osmosi tra loro, con Case della Partecipazione interconnesse a livello cittadino e l’attenzione a forme di educazione diffusa (come l’educazione affettiva) e a pratiche di auto-mutuo-aiuto. Case della Partecipazione, dunque, come strumento per animare la vita di quartiere, creare comunità e costruire insieme una città più aperta, solidale e partecipata.
Martedì 10 giugno, dalle 20.30, presso il Circolo Arci di Casa del Diavolo (strada Tiberina Nord), il quarto incontro territoriale. Per ulteriori informazioni e iscrizioni: https://www.comune.perugia.it/novita/partecipa-perugia-ogni-persona-ogni-comunita/