Nella seduta del 29 maggio il Consiglio comunale ha approvato con 21 voti favorevoli e 7 astenuti l’ordine del giorno presentato dal gruppo Progetto Perugia e dal consigliere comunale Massimo Pici del gruppo Perugia Civica, avente ad oggetto: “Rigenerazione urbana: investire nelle periferie con interventi di salvaguardia e riqualificazione – complesso immobiliare ex cinema Eden di Ponte Felcino ed area ex residence “4 stagioni” di San Sisto”.
Il consigliere Gino Puletti (Progetto Perugia), illustrando l’atto, ha ricordato che esso è stato discusso in modo congiunto dalla seconda e terza commissione e approvato in seconda. Esso affronta situazioni afferenti a due poli residenziali e produttivi importanti della città: San Sisto e Ponte Felcino. Entrambe le zone presentano situazioni di criticità e a rischio degrado che dovrebbero essere affrontate secondo i principi e gli strumenti finanziari della rigenerazione urbana. Per l’area dell’ex residence Quattro stagioni, c’è stato uno sforzo da parte dell’amministrazione (che ha incontrato più volte la proprietà dell’ex residence) e anche da parte delle associazioni e dei cittadini, che hanno presentato una petizione. Per la riqualificazione dell’area residenziale dello Zodiaco, ad ogni modo si chiede a sindaco e giunta di pianificare un progetto di “rigenerazione urbana” collaborando con gli interessati che detengono la proprietà, inserendolo nel Piano Periferie “Agenda Urbana”. Si chiede altresì all’amministrazione di interagire con tutti gli interessati affinché l’area dell’ex residence venga messa in sicurezza fino al compimento del progetto di rigenerazione.
L’atto riporta anche la storia dell’ex cinema Eden, costruito negli anni Cinquanta per iniziativa della famiglia Guelpa, allora proprietaria del Lanificio di Ponte Felcino e alienato alla fine degli anni ’60. Fu allora che gli abitanti di Ponte Felcino diedero vita ad una società cooperativa senza fini di lucro, che vedeva promotori gli imprenditori del paese e protagonisti tutti i cittadini che parteciparono all’acquisto delle azioni. Non solo l’immobile venne salvato, ma nel 1974 venne anche ampliato per accogliere molteplici attività oltre a quella del cinema. Negli anni Ottanta poi l’attività cinematografica cessò e l’utilizzo della struttura divenne sempre più raro e difficoltoso. Negli anni Novanta il rinnovato consiglio della società cooperativa programmò un importante progetto di ristrutturazione e il rifacimento degli impianti; nel ’98 i primi rapporti con il Comune attraverso una convenzione per l’utilizzo della sala di pubblico spettacolo per un determinato numero di giorni alla settimana, a beneficio delle associazioni e delle scuole del territorio. Poi dal 2002 a fronte dell’accordo per il cambio della durata della convenzione da uno a sei anni, l’amministrazione chiese di renderla agibile anche per piccole attività teatrali. La cooperativa accese un nuovo mutuo e realizzò dei camerini in prossimità del palco ampliato, dotati di servizi igienici e locali accessori. Questo consentì di rendere la struttura agibile e fruibile in maniera polivalente. Nel 2106 è stato stipulato un contratto di affitto con l’amministrazione per creare la “casa delle associazioni”. Le normative per le costruzioni che accolgono attività di pubblico spettacolo obbligano tuttavia i titolari ad effettuare la verifica di vulnerabilità sismica per cui è stimato un costo di circa 20 mila euro. Tale verifica risulta propedeutica al rinnovo della convenzione con l’amministrazione per la porzione di pubblico spettacolo che scade nell’anno corrente. La Società Cooperativa Ponte Felcino non è tuttavia più in grado di assolvere agli scopi sociali e mutualistici per i quali venne costituita 50 anni fa. Se non dovessero verificarsi fatti nuovi in grado di mutare la situazione – dice l’odg – essa non potrà ritardare la sua messa in liquidazione. Quindi, l’atto impegna l’amministrazione a farsi parte attiva per acquisire il complesso dell’ex cinema individuando l’iter meno gravoso dal punto di vista economico al fine di evitare la perdita di un bene identitario e di grande importanza per Ponte Felcino.
INTERVENTI
Lorenzo Mattioni (Lega) ha confermato la posizione favorevole del suo gruppo, pur nella consapevolezza che la giunta riguardo a San Sisto si è già portata avanti rispetto agli impegni indicati nell’atto.
Nicola Volpi ha ricordato che, a seguito delle audizioni in commissione, l’odg è stato integrato prevedendo negli impegni la messa in sicurezza dell’area dell’ex residence.
Secondo Erika Borghesi (Pd), è apprezzabile che l’atto evidenzi le problematiche di alcuni territori. Mettere insieme due realtà con situazioni così diverse, tuttavia, non è un metodo ottimale. Sarebbe stato più opportuno affrontare la questione di San Sisto quando è stato trattato un odg presentato dall’opposizione su temi analoghi. Quanto a Ponte Felcino, l’immobile dell’ex cinema Eden ha una storia importante e non si può che riconoscerne la valenza sociale. Dispiace, però, che questa seconda situazione sia emersa solo a un anno dalla fine della consiliatura, visto che impone attente valutazioni di carattere finanziario e patrimoniale e la ricerca delle risorse necessarie. Inoltre, Ponte Felcino ha bisogno della giusta attenzione anche con riferimento all’area dell’ex lanificio e alla parte residenziale. Pur riconoscendo la necessità di trovare soluzioni per le criticità prospettate dall’odg, dunque, Borghesi ha preannunciato l’astensione del gruppo Pd.
Cristiana Casaioli (Progetto Perugia) ha affermato che si tratta di completare ciò che si fa da anni, cioè un processo di rigenerazione urbana in cui si presta attenzione particolare alle periferie, come Ponte San Giovanni, Fontivegge, i territori lungo l’asta del Tevere. L’odg, quindi, è importante per l’indirizzo politico che esprime: le zone prese in esame devono essere ulteriormente attenzionate in questo anno e anche in futuro. L’idea di fondo – ha sottolineato la consigliera – è continuare a puntare in modo sempre più mirato sulla riqualificazione urbana.
Puletti, in conclusione, ha precisato che la trattazione congiunta di due distinte situazioni territoriali è comprensibile in quanto sono unite dalla stessa filosofia di intervento.