“Ridurre o eliminare il peso della Tampon Tax”, il Consiglio approva l’ordine del giorno

L’atto era stato presentato dai consiglieri Ermenegildi Zurlo e Pasquino (Pd)

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27 gennaio 2025
- Redazione
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Con 17 voti favorevoli e 5 astensioni è stato approvato dal Consiglio comunale l’odg presentato dai consiglieri Lorenzo Ermenegildi Zurlo e Francesca Pasquino (Pd) per la riduzione o eliminazione del peso della cosiddetta Tampon Tax su assorbenti e altri prodotti per l’igiene mestruale.

“Uno dei temi al centro del dibattito sulla equità di genere, tra i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu – riporta l’atto illustrato da Ermenegildi Zurlo -, è quello legato al costo, in particolare alla tassazione, degli assorbenti. I movimenti femministi e numerose associazioni sono da tempo in prima linea per l’abolizione della cosiddetta “Tampon Tax”, in base al principio per cui il ciclo mestruale non è una scelta, come non è una scelta il dover acquistare gli assorbenti. L’applicazione a questi prodotti di forme di tassazione al consumo è un paradosso ormai difficilmente accettabile”.

L’odg ricorda che in Italia sono tre le aliquote Iva, tra cui quella minima al 4% viene applicata alle vendite di beni di prima necessità come generi alimentari (pane, farina, pasta, latte fresco, riso), stampa quotidiana e periodica, etc. Se il Governo Draghi, con la Legge di Bilancio per l’anno 2022, ha ridotto l’Iva sugli assorbenti dal 22% al 10% e il Governo Meloni ha stabilito, per l’anno 2023, l’agevolazione dell’aliquota Iva al 5%, tale riduzione della suddetta aliquota non è stata confermata per il 2024. Infatti, a far data dal primo gennaio, l’Iva su assorbenti femminili, pannolini per neonati e anziani e su altri prodotti per la prima infanzia, come il latte in polvere, è tornata al 10%, di fatto raddoppiando.

Dalla scelta di inserire gli assorbenti tra i prodotti con Iva al 10% – proseguono i proponenti – deriva una loro equiparazione ai beni ordinari, quasi di lusso (come potrebbe esserlo un viaggio) e non invece di primaria ed irrinunciabile necessità, visto che sono soggetti alla stessa tassazione dei superalcolici, tanto per fare un esempio. Una riduzione dell’aliquota al 4% (come per i beni di prima necessità) non solo comporterebbe un risparmio economico importante, specie per le famiglie monoreddito o in situazioni di difficoltà, ma prima di tutto rappresenterebbe una vera svolta politica, sociale e culturale.

L’atto cita anche l’esempio di Firenze, prima città in Italia ad aver eliminato l’imposta sugli assorbenti, rendendo possibile alle farmacie comunali vendere tali beni senza alcuna tassazione.

E le farmacie comunali hanno – scrivono i consiglieri -, per loro stessa mission, anche un fine sociale e la riduzione al 4% dell’aliquota Iva sui presidi igienici femminili, se non addirittura il suo azzeramento, appare in linea con tali finalità.

Ciò premesso, l’odg impegna l’amministrazione:

-ad attivarsi e predisporre quanto necessario affinché l’Azienda Speciale Farmacie di Perugia (AFAS) applichi, nelle farmacie della propria rete, una riduzione dell’attuale prezzo di vendita degli assorbenti e dei presidi igienici femminili ad essi assimilabili, in modo tale che il prezzo finale al pubblico sia pari a quello che deriverebbe dall’applicazione di un’aliquota IVA pari al 4%, come previsto per i beni di prima necessità, comportando di fatto la riduzione della cosiddetta “Tampon Tax”, in linea anche con gli obiettivi europei e delle più alte Istituzioni mondiali in tema di parità di genere;

-a chiedere ad Anci Umbria (Associazione Nazionale Comuni Italiani) di farsi parte diligente presso il Governo ed il Parlamento affinché si avvii un tavolo di confronto che possa portare ad ottenere la totale detassazione, o per lo meno la sensibile riduzione della tassazione (4% aliquota minima), dei beni essenziali alla salute e alla cura di ogni persona, di qualsiasi età e genere e per favorire un welfare equo e progressista, che unisca generi e generazioni, e sappia davvero promuovere il diritto alla salute ed al progresso sociale.

Edoardo Gentili (Forza Italia), pur accogliendo come positive le modifiche apportate, ha affermato che dubbi permangono sia sulla finalità sia sullo strumento suggerito dall’atto. Si poteva pensare a un voucher per chi ha redditi più bassi. Inoltre, – ha notato – nel territorio comunale non esiste solo Afas: far applicare uno sconto su un prodotto alle farmacie comunali potrebbe far pensare a una concorrenza sleale. L’odg – ha concluso il consigliere – per noi sarebbe stato votabile se si fosse fermato al secondo impegno.

Secondo Elena Fruganti (FdI) non c’è proporzione tra l’obiettivo dichiarato e la proposta. Le donne, secondo la consigliera, hanno bisogno di altro rispetto a un modico risparmio annuale.

Fabrizio Ferranti (Perugia per la sanità pubblica) si è detto fiero di approvare l’odg che ha un indirizzo chiaro: cercare di dare un segnale che parte dall’assise comunale e mira alla conquista di un diritto. Ciò è vero, a suo avviso, anche se si parte dal consentire un piccolo risparmio.

Secondo Gianluca Tuteri, a fronte di un annuncio roboante, le donne andranno comunque a fare acquisti al supermercato dove il prezzo resta più conveniente. Quindi si sta parlando di un’azione che “non servirà a nulla”.

Riccardo Mencaglia (FdI) ha dichiarato di non prendere parte alla votazione per questioni professionali, limitandosi ad auspicare che le pari opportunità siano realizzate in modo serio e reale, ad esempio non mettendo le donne di fronte alla scelta tra carriera e lavoro.

Per Laura Tanci (Anima Perugia) la scontistica potrà favorire positivi cambiamenti nelle abitudini delle donne, in quanto applicata anche su presidi riutilizzabili.

Ermenegildi ha puntualizzato che i richiami all’Iva rimasti nella mozione emendata sono collegati al secondo impegno e ha ringraziato Afas e l’assessora Sartore per la collaborazione finora prestata.

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