Approvati dal Consiglio comunale di Perugia, con 20 voti favorevoli e 8 contrari, i criteri generali per la riorganizzazione dell’ente di cui la giunta, per legge, deve tenere conto in sede di adozione di regolamenti sull’ordinamento degli uffici e dei servizi.
Il presupposto, come spiegato dall’assessora Alessandra Sartore, sono in particolare gli indirizzi strategici presenti nelle linee programmatiche di mandato n. 1 (vince la partecipazione), 2 (vince una nuova idea di città e di mobilità), 8 (vince la cultura) e 11 (vince la buona amministrazione). I progetti strategici hanno come obiettivo di fondo la valorizzazione delle esperienze e delle competenze, umane e professionali, del personale dell’ente, quale prezioso patrimonio al servizio della comunità tutta ed hanno come comune denominatore il potenziamento dell’organico degli uffici al fine di favorire il ricambio generazionale e di offrire nuove opportunità di lavoro, in un rinnovato assetto organizzativo funzionale alla realizzazione del programma di mandato.
Gli obiettivi dell’amministrazione, dunque, sono: rispondere maggiormente alle mutate esigenze della “macchina amministrativa” e della città al cui servizio sta operando, anche attraverso il rafforzamento nel personale del senso di appartenenza all’ente; definire una organizzazione, in tutte le sue articolazioni, efficiente e in sintonia con le cittadine e i cittadini, eliminando ogni forma di burocrazia autoreferenziale, promuovendo trasparenza e legalità; costruire una città fondata su legalità, giustizia e trasparenza ed efficienza, in cui tutte le cittadine e tutti i cittadini possono vivere e lavorare in modo equo e avere fiducia nell’amministrazione della cosa pubblica; fornire servizi pubblici semplici e digitali che collochino ogni persona al centro dei processi.
In II commissione era stato espresso parere favorevole su due emendamenti presentati in materia di cultura e mobilità.
La giunta ha quindi proposto al Consiglio l’adozione di nuovi criteri generali sulla base dei quali lo stesso esecutivo e la dirigenza opereranno le modifiche organizzative necessarie. Eccoli nel dettaglio:
–partecipazione delle cittadine e dei cittadini al governo aperto della città, intesa come coinvolgimento attivo ai processi di governo per favorire la trasparenza, l’integrità e la responsabilità e come costante coinvolgimento delle comunità;
–semplificazioni per lo svolgimento delle pratiche burocratiche digitalizzando e integrando i servizi nonché accompagnando l’utente lungo tutto il percorso di fruizione;
–gestione dei servizi e delle attività culturali: il Comune, in sostanza, si potrà dotare di un nuovo modello organizzativo più snello, efficiente ed efficace;
–rafforzamento delle competenze in materia di mobilità ottimizzando il funzionamento in un’ottica trasversale che favorisca l’interazione tra gli uffici comunali interessati.
–trasparenza e partecipazione attiva della cittadinanza come strumento di garanzia della legalità: il Comune dovrà favorire l’accesso agli atti e rendere chiare le motivazioni delle scelte politico-amministrative assunte, anche promuovendo percorsi di Open Government, di cittadinanza monitorante e Open Data;
–valorizzazione del capitale umano: il Comune dovrà perseguire la valorizzazione di meriti e professionalità presenti nell’ente, la migliore distribuzione del personale nei vari servizi ed uffici sulla base delle competenze acquisite, favorendo il lavoro agile e la mobilità intersettoriale;
–internazionalizzazione e interculturalità: il Comune si impegnerà ad adottare una lente interculturale nella progettazione e nell’organizzazione di tutti i servizi del territorio in quanto le migrazioni sono un fenomeno stabile e non emergenziale.
Secondo Leonardo Varasano (Progetto Perugia), l’impianto è in larga parte condivisibile, ma un elemento è meritevole di attenzioni e interrogativi: la gestione dei servizi e delle attività culturali attraverso un nuovo modello organizzativo, per cui si prevede di dare vita a un organismo strumentale. Se l’obiettivo è una sorta di snellimento delle procedure, per il consigliere non è chiaro quale sia la soluzione ipotizzata, se si dovrà modificare lo statuto e se sarà interessato anche il sistema bibliotecario, fiore all’occhiello della città. A suo avviso, con il ricorso a un ente strumentale l’asse si sposterebbe dal Consiglio alla giunta, prospettiva non aderente al modello della partecipazione. Per questo ha preannunciato il suo voto contrario.
Lorenzo Ermenegildi Zurlo (Partito Democratico) ha richiamato l’oggetto della discussione, ossia la riorganizzazione e l’efficientamento di tutto l’ente, e la volontà di dare le gambe alle linee di mandato per proiettare l’ente verso il futuro e per attuare la partecipazione in modo istituzionale e strutturato.
Edoardo Gentili (Forza Italia) ha detto che di fronte a schemi generali non è facile esprimere un giudizio compiuto, anche se alcune delle linee di indirizzo sono condivisibili, come la semplificazione, la digitalizzazione e la valorizzazione del capitale umano. Il consigliere, tuttavia, ha auspicato che non si facciano pagare esperimenti politici attraverso sanzioni amministrative o l’aumento delle tasse. È giusto avere creatività, coraggio e la volontà di guardare avanti – ha detto Gentili – ma è necessario che vi sia responsabilità. Ha quindi preannunciato voto contrario.
Lorenzo Falistocco (Alleanza Verdi Sinistra) ha ricordato che nessuno ha alzato le tasse e che riscuotere quanto dovuto è comunque un atto di giustizia. La partecipazione, inoltre, non è un esperimento, ma un modello che sarà attuato secondo un programma ben preciso: la riorganizzazione dell’ente va proprio in questa direzione. La maggioranza – ha proseguito Falistocco – vuole ridare senso alla politica e per questo intende attuare l’idea di città presentata in campagna elettorale.
Paolo Befani (FdI) ha auspicato che sia rispettata anche la partecipazione che si è svolta in passato, come quella relativa ai progetti per Ponte San Giovanni. Ha altresì chiesto se è stata formalmente reinserita la figura del capo di gabinetto.
Anche Fabrizio Ferranti (Perugia per la sanità pubblica) ha ricordato l’oggetto specifico della pratica, ossia i criteri generali per un’amministrazione più efficiente e vicina ai cittadini, principi che rimandano a una visione di città. Si tratta di principi – ha puntualizzato – e non di esperimenti.
Riccardo Vescovi (Anima Perugia) ha sua volta ha chiarito che nessun vuol far pagare ai cittadini delle sperimentazioni; i perugini e le perugine, votando, hanno scelto un nuovo modello e per metterlo a terra è necessario riorganizzare l’ente. A ciò sono funzionali i criteri generali.
Nicola Paciotti (Pd), ringraziando Sartore, il segretario generale e i commissari, ha parlato di un atto che in sé è già un importante esperimento di partecipazione.
Lucia Maddoli (Orchestra per la Vittoria) ha voluto sottolineare due criteri come particolarmente innovativi: la valorizzazione capitale umano e l’internazionalizzazione e interculturalità, necessarie in una società globalizzata.
Sartore, nel rispondere ai quesiti dei consiglieri, ha escluso per la gestione delle attività culturali un’azienda o una fondazione, asserendo che l’ipotesi sarà piuttosto quella di una istituzione, organismo che non si sottrae al controllo del Consiglio. Quanto al capo di gabinetto, tale figura non è nell’organigramma né negli atti di indirizzo.
Approvati anche i due emendamenti già passati in II commissione (20 voti favorevoli e 8 astenuti).