“Giornata nazionale contro la violenza sugli operatori sanitari: più sicurezza nei luoghi di cura, senza militarizzazione”

Il punto dei consiglieri Fabrizio Ferranti (Perugia per la Sanità Pubblica) e Federico Phellas (Partito Democratico)

date
13 marzo 2025
- Redazione
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“In occasione della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e sociosanitari, celebrata il 12 marzo, vogliamo ribadire con forza la necessità di un impegno concreto per garantire la sicurezza di chi ogni giorno lavora per la salute di tutti e tutte”, Così dicono i consiglieri Fabrizio Ferranti (Perugia per la Sanità Pubblica) e Federico Phellas ((Partito Democratico) in una nota.

 

“I dati nazionali e regionali – proseguono – ci consegnano un quadro allarmante: solo in Umbria, nel 2024, sono stati segnalati 207 episodi di aggressione contro il personale sanitario, con un incremento del 37% rispetto all’anno precedente. Questo fenomeno non riguarda solo le strutture ospedaliere, ma anche il territorio, a riprova del fatto che la crisi della sanità pubblica, la carenza di personale e le lunghe liste d’attesa stanno esasperando i cittadini e mettendo in difficoltà chi opera in prima linea.

 

Proprio per affrontare questa emergenza, lo scorso gennaio il Consiglio Comunale di Perugia ha approvato un ordine del giorno a nostra firma che impegna l’Amministrazione a promuovere azioni concrete a tutela del personale sanitario. Tra le misure proposte vi sono:

 

  • il rafforzamento dei presidi di sicurezza nei luoghi di cura, garantendo una presenza più strutturata ma non militarizzata delle forze dell’ordine in ospedali e presidi sanitari;
  • l’installazione di sistemi di videosorveglianza e pulsanti di emergenza nei pronto soccorso, per garantire interventi tempestivi in caso di aggressione;
  • la sperimentazione di strumenti innovativi, come le body-cam per il personale sanitario, già adottate in Veneto, a patto che siano impiegate come deterrente e strumento di tutela per gli operatori, e non come mezzo di controllo e repressione;
  • il potenziamento della sanità territoriale, per ridurre il sovraffollamento nei pronto soccorso e migliorare la qualità dell’assistenza, diminuendo così anche il livello di tensione nelle strutture ospedaliere;
  • campagne di sensibilizzazione rivolte ai cittadini per promuovere il rispetto verso gli operatori sanitari e favorire un rapporto di fiducia con il servizio sanitario pubblico.

La Regione Veneto ha avviato la sperimentazione delle body-cam per il personale sanitario con l’obiettivo di raccogliere prove in caso di aggressione e dissuadere comportamenti violenti. È una misura che può essere utile se inserita in un quadro più ampio di tutela della sanità pubblica, ma non deve diventare il perno di una risposta puramente securitaria al problema. La vera sicurezza nei luoghi di cura si ottiene con investimenti strutturali, assunzioni, migliori condizioni di lavoro per gli operatori e un’assistenza più efficiente per i cittadini.

 

Per questo chiediamo alla Regione Umbria e alle aziende sanitarie di attivare un tavolo di confronto con le rappresentanze sindacali, le associazioni di categoria e le istituzioni locali per individuare soluzioni efficaci e condivise. Vogliamo un modello di sanità pubblica che protegga i suoi lavoratori e le sue lavoratrici senza trasformare ospedali e ambulatori in spazi di controllo e sorveglianza. La sicurezza passa per la qualità del servizio, per la prevenzione e per il rafforzamento del sistema sanitario pubblico, non per la sua militarizzazione”.

 

 

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