Se vogliamo dirla con Calvino: Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire. E secondo Trifone Gargano niente di più vero se persino Dante può essere definito un’icona pop.
Ieri martedì 6 luglio, il noto dantista e divulgatore letterario pugliese, ha affascinato il pubblico presente in Sala dei Notari con la sua visione divergente di lettura dantesca.
Lontano anni luce dall’intento di sostenere una dissertazione dotta e didascalica sulla poetica del nostro, Gargano ha proposto un Dante attualissimo: terzine fulminanti più brevi di un tweet, descrizioni che si imprimono nella retina del lettore al pari di uno scatto di selfie.
Ciacco immerso nel fango; l’eterno abbraccio di Paolo e Francesca; il conte Ugolino che rosicchia la testa dell’arcivescovo Ruggieri e così via, 100 selfie, per 100 canti con gli spiriti dell’aldilà, dannati, purganti e beati, resi riconoscibile grazie al click di Dante.
Un classico che è ancora lievito, ancora quella poca favilla, che gran fiamma seconda, capace di ispirare gli artisti contemporanei, nei diversi codici espressivi del fumetto, della canzone pop e rock, dei romanzi, dei selfie, dei brand alimentari e degli stili social.
Una lettura ardita, controcorrente, tesa a smitizzare quell’aura sacrale e intangibile costruita nei secoli intorno alla figura dell’Alighieri fino a trasformarlo in oggetto esclusivo di studio per addetti ai lavori, dimenticando che, fin dall’inizio della sua carriera di poeta, Dante fu amato e conosciuto da letterati e no, spopolando persino tra gli analfabeti, che recitavano a memoria nelle piazze le storie della Commedia.