La IV commissione consiliare permanente Cultura ha trattato nel corso della seduta del 28 gennaio un odg.
E’ stato approvato all’unanimità l’ordine del giorno presentato dai gruppi Anima Perugia e Pensa Perugia avente ad oggetto: Sensibilizzazione e prevenzione dei disturbi del comportamento alimentare”.
Illustrando l’atto Federico De Salvo (Anima Perugia) ha spiegato che i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (Dna) rappresentano un problema di sanità pubblica di crescente importanza per la loro progressiva diffusione, per l’esordio sempre più precoce tra i giovani e per l’eziologia multifattoriale complessa. in Italia si stima che i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione coinvolgano circa tre milioni di persone, di cui il 90 per cento sono donne, oltre 2 milioni gli adolescenti con età media in costante discesa.
I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono patologie severe con rischio di gravi compromissioni cliniche e psichiatriche e sono altresì patologie di lunga durata che possono avere esiti diversi. Se non trattati in tempi e con metodi adeguati, tali disturbi possono diventare una condizione permanente e compromettere seriamente la salute di tutti gli organi e apparati del corpo, se non addirittura portare alla morte.
I percorsi terapeutici di tali disturbi danno oggi risultati molto confortanti ma la prognosi dipende da alcuni importanti fattori come la tempestività della diagnosi e del trattamento, la continuità delle cure e l’approccio multidisciplinare alla malattia.
Purtroppo molto spesso ciò non avviene per diverse cause: perché si tratta di disturbi egosintonici, perché si riscontra mancanza di continuità assistenziale, ecc.
Sono 22.000 in Umbria coloro che soffrono di disturbi del comportamento alimentare di cui il 30% ha meno di 14 anni. I DCA rappresentano la seconda causa di morte tra gli adolescenti evidenziando che si tratta di una vera e propria epidemia sociale che chiede di agire immediatamente.
In ragione di ciò gli istanti impegnano l’Amministrazione:
-a promuovere, in maniera diffusa a capillare, campagne di comunicazione istituzionale utilizzando tutti i canali, web e social e anche tramite informative nelle Afas) finalizzate a una maggiore diffusione della conoscenza del numero verde «SOS disturbi alimentari» 800 180 969;
– ad avviare un confronto con le reti e gli enti socio sanitari per elaborare una mappatura delle strutture che forniscono servizi di ambulatorio, day hospital, ricovero ospedaliero e riabilitazione residenziale, al fine di migliorare l’assistenza, la prevenzione e cura dei DCA sul nostro territorio.
Il dott. Marco Grignani, direttore del Dsm di Perugia, ha confermato che quello dei disturbi del comportamento alimentare è un problema di rete. Al momento infatti i servizi sono diffusi su tutto il territorio dell’azienda usl umbria 1, ma non sono presenti a Perugia dove opera solo un’associazione in convenzione, ossia il Pellicano. Ciò per una realtà come Perugia rappresenta un problema. Nel merito ha ribadito che le prese in carico dei disturbi alimentari con il covid sono pressoché raddoppiate, con una sofferenza a tutto tondo che, proprio per questo, deve rimanere nell’alveo del dipartimento di salute mentale, con una specificazione all’interno del Comune di Perugia.
Il dott. Raffaelle Ruocco medico specialista in Scienza dell’Alimentazione, ha confermato quanto sia difficile curare questa malattia perché i pazienti, essendo i disturbi egosintotici, stanno bene dentro la loro malattia. Ha quindi fornito un quadro della situazione sulla scorta dei dati del fenomeno, da cui emerge che solo il 10% dei pazienti viene di fatto intercettato dai servizi.
La dott.ssa Silvia Ferri assistente sociale USL Umbria 1, ha confermato che quello in oggetto rappresenta un fenomeno in forte crescita, che colpisce soprattutto le fasce più giovani della popolazione, ma non solo. Ha quindi fornito il quadro dei principali servizi presenti in Umbria (Todi, Umbertide, Città della Pieve) ove lavorano equipe multidisciplinari che accompagnano il paziente e le famiglie in tutto il percorso (incontri sia individuali che con altri genitori, seminari di pedagogia genitoriale, ecc.) creando un forte senso di comunità, puntando sulla prevenzione e sulla presa in carico prima possibile del paziente.
La dott.ssa Francesca Pierotti psicologa presso il Centro DCA Palazzo Francisci di Todi e il Centro DAI di Città della Pieve, ha parlato di vera e propria epidemia sociale, con aumento sia qualitativo che quantitativo del disturbo soprattutto nella fase precoce di formazione dell’identità personale. Fondamentale in questo settore è la sensibilizzazione alla cittadinanza e la prevenzione, affinché sia possibile intercettare prima possibile le situazioni critiche.
Lorenzo Mazzanti (Pensa Perugia) ha spiegato, per esperienza, quanto sia difficile aiutare chi si trova in una situazione legata al disturbo alimentare, investendo la malattia tutti gli ambiti della socialità. Non è nemmeno facile per il malato riconoscere il problema e volerne parlare con qualcuno: ciò ha portato ad una crescita fortissima dell’emergenza e del numero dei decessi legati a questa condizione. Cosa si può fare oggi? Occorre innanzitutto informare la cittadinanza e fare prevenzione, mettendo le persone in condizione di conoscere il problema, perché il tempo nel combattere questa malattia è fondamentale.
E’ dovere quindi delle istituzioni fare tutto il possibile per far sì che i servizi vengano portati a conoscenza dell’utenza e per consentire di intercettare le situazioni critiche prima possibile. Per Perugia si pone anche la necessità di potenziare la rete evitando che i pazienti debbano spostarsi in altre realtà dell’Umbria, con i disagi conseguenti.
Marko Hromis (PD) ha ripercorso le principali difficoltà legate al tema (negazione, difficoltà di creare una rete multidisciplinare, mancanza di fondi ecc.), formulando poi alcuni quesiti. Tra i vari ha chiesto di conoscere se in altri comuni italiani esistano azioni virtuose che potrebbero essere riproposte sul nostro territorio. Ciò per capire in che modo il Comune possa incidere nella materia. Quali sono infine le maggiori difficoltà presenti sul territorio?
Fabrizio Ferranti, nell’auspicare che le amministrazioni possano assumere un ruolo di capofila, ha chiesto di sapere se vi siano criticità dal punto di vista del numero degli operatori impiegati nei servizi.
Gianluca Tuteri (Misto) ha riscontrato difficoltà nell’individuare un ruolo del Comune in questa partita, nella quale emerge il fatto che il disturbo alimentare è parte di un più ampio disagio giovanile. Il ruolo del Comune può essere importante nell’avviare un percorso di prevenzione, mettendo in campo, come si è fatto nella scorsa consiliatura, attività volte a potenziare l’educazione genitoriale (in ospedale, nei consultori e negli asili nido). Va messa poi nei programmi scolastici l’educazione sanitaria, perché ciò consente anche di affrontare il problema dei disturbi alimentari, ma anche altre patologie molto gravi.
Una criticità significativa è quella dei fondi, visto che emerge una carenza di organico nei reparti sanitari di cui al momento Governo e regione non sembrano volersi far carico. Questo può essere il compito del Comune dunque, ossia sollecitare la regione affinché si proceda ad un potenziamento degli organici.
La consigliera Clara Pastorelli (FdI) ha chiesto di sapere, alla luce dell’aumento dei casi in età infantile, quanto una parte di questa società, anche politica, vada ad incidere con posizioni di genere molto spinte su questa escalation.
Elena Fruganti (FdI) ha chiesto chiarimenti su come si debbano affrontare i casi dei giovani, appena maggiorenni, che di fatto sfuggono all’autorità delle famiglie. Il secondo aspetto è legato alla scuola: una volta preso in carico il paziente, il servizio è ottimale, ma rimane una criticità in merito al rapporto con la scuola con cui i contatti si perdono.
Come si può migliorare quindi la comunicazione scuola/servizi?
Federico De Salvo (Anima Perugia) ha concordato con Tuteri sulle azioni che sono possibili da parte dell’Amministrazione comunale (comunicazione, educazione genitoriale ed intercettazione del disagio), lasciando alla sanità il compito esclusivo di prendersi cura della malattia Niente però esclude che si possa creare un tavolo di confronto dove il Comune di Perugia si assume il compito di fare da connettore tra i vari servizi esistenti onde cercare di risolvere le criticità.
La dott.ssa Pierotti ha spiegato che i disturbi alimentari sono specchio di un disagio interno e di difficoltà identitarie. Per i ragazzi maggiorenni emerge la necessità che il paziente esprima il consenso al trattamento fatti i salvi i casi di pericolo di vita. Le famiglie nei percorsi restano comunque sempre fortemente coinvolte, così come resta garantito il rapporto diretto con le scuole. Buone pratiche da imitare sono presenti nel Trentino Alto Adige.
La dott.ssa Ferri ha spiegato che il centro adotta con i pazienti la didattica a distanza (onde garantire il percorso scolastico); inoltre sono stati avviati accordi con le scuole tuderti per consentire uno scambio fisico studente-plesso garantendo così il mantenimento fisico del rapporto con l’ambiente didattico.
Il dott. Grignani ha sottolineato due cose: la prima è che il problema dell’identità corporea ha a che vedere inevitabilmente con l’adolescenza. Lavorare sull’educazione genitoriale è dunque un’azione fondamentale che il Comune può mettere in campo, così come sull’individuazione di modelli corretti per i giovani.
Il secondo tema è la costruzione di trame eccellenti tra le reti, affinché dialoghino tra loro: ciò può avvenire costituendo un tavolo Comune-Dipartimento Salute mentale.
Infine va risolto il problema dei finanziamenti che non possono essere “a progetto” ma dovrebbero essere strutturali, con una cabina di regia regionale.
Edoardo Gentili (FI) ha spiegato che il ruolo della politica è di avere responsabilità sul tema della salute mentale e del disagio giovanile, non dividendosi ma mostrando compattezza. Chiede quindi di aprire la sottoscrizione dell’odg a tutti i consiglieri che lo vorranno. C’è poi un tema organizzativo di cui la politica può e deve occuparsi in un’ottica di efficienza, ottimizzazione dei costi, dialogo tra pubblico e privato.
Per Lucia Maddoli (Orchestra per la Vittoria) quello in oggetto è un tema drammaticamente importante che riguarda peraltro una fascia vulnerabile della società cui dovremo riuscire a stare accanto. Sì alla creazione di un tavolo di coordinamento. Ha chiesto di emendare il primo punto del dispositivo, aggiungendo tra i sistemi di informazione la rete delle farmacie comunali.
Riccardo Mencaglia (FdI) ha chiesto di poter estendere la sottoscrizione dell’atto anche in Consiglio. In merito alle informative nelle farmacie, ha rivolto un invito a trasmettere anche all’ordine professionale al fine di avere una più ampia copertura.
Soddisfazione è stata espressa da parte del presidente Ferranti per avere la commissione raggiunto la condivisione unanime su un tema tanto delicato che riguarda la salute delle persone, soprattutto le più giovani.
De Salvo in replica ha accolto emendamento di Maddoli e tutte le proposte presentate tra cui quella di aprire alla firma di chi lo vorrà l’atto.