Si è tenuto nel corso della mattinata del 17 maggio nella sala dei Notari di palazzo dei Priori l’evento conclusivo del progetto “Un patentino per lo smartphone” a cura dell’Ufficio Scolastico Regionale per l’Umbria in collaborazione con l’Equipe Formativa Territoriale.
L’iniziativa, rivolta agli studenti delle scuole secondarie di primo grado nell’anno scolastico 2022/23, era finalizzata a favorire un uso consapevole dello smartphone, nonché ad acquisire comportamenti corretti e funzionali nel navigare, divenendo fruitori e protagonisti attivi nella circolazione delle informazioni e nelle relazioni online.
Il percorso ha fatto registrare numeri importanti con 50 scuole secondarie di primo grado dell’Umbria coinvolte e 26 scuole della Liguria, provincia di La Spezia. 6500 gli studenti che hanno partecipato al test conclusivo.
In una sala dei Notari gremita in ogni ordine di posti ne hanno parlato (anche attraverso collegamenti on line) Gianluca Tuteri vicesindaco ed assessore alle politiche scolastiche del Comune di Perugia, Sergio Repetto dirigente titolare USR Umbria, , Maria Rosaria Fiorelli docente USR Umbria, Francesco Mezzanotte dirigente tecnico USR Umbria, Roberto Peccenini dirigente tecnico USR Liguria nonché dirigente ambito territoriale della Spezia, Antonio Fini dirigente scolastico La Spezia e Flavia Rizza testimonial della polizia di Stato contro il cyberbullismo, Floriana Falcinelli dell’Università degli studi di Perugia.
Al termine delle relazioni la cerimonia di consegna dei patentini conseguiti.
IL PROGETTO
Si è trattato di un percorso di formazione rivolto alle scuole secondarie di primo grado, sviluppato dai docenti avvalendosi di un kit di materiali predisposti da esperti con quattro ambiti per muoversi in sicurezza nell’uso dello smartphone.
Nella consapevolezza – come dice Luciano Floridi – che la barriera fra reale e virtuale è caduta, che non esiste più differenza fra “online” e “offline”, ma c’è solo una “onlife”, solo la consapevolezza può tutelare i giovani in ogni azione e situazione. Ne deriva- hanno spiegato gli organizzatori – la necessità di formare i ragazzi a spirito critico e responsabilità. Spirito critico perché siano <<pienamente consapevoli che dietro a straordinarie potenzialità per il genere umano legate alla tecnologia si celano profonde implicazioni sociali, culturali ed etiche. Responsabilità, perché i media digitali, nella loro caratteristica di dispositivi non solo di fruizione ma anche di produzione e di pubblicazione dei messaggi, richiamano chi li usa a considerare gli effetti di quanto attraverso di essi vanno facendo>> (Sillabo Generazioni connesse.) Il primo passo è non lasciarli soli nell’avventurarsi in questa navigazione ricca di opportunità, ma anche di rischi.
Dal punto di vista tecnico il progetto ha previsto:
-un kit a disposizione dei docenti per formarsi e lavorare con la classe: video stimoli, attività, approfondimenti che il docente ha potuto utilizzare per affrontare le tematiche proposte;
– quattro moduli a disposizione dei docenti da utilizzare tra ottobre 2022 e maggio 2023: il mio device, uso il mio device, benessere digitale, mi proteggo;
– un test regionale finale per conseguire il patentino;
– un patto genitori – figli per coinvolgere le famiglie.
L’INTERVENTO DEL VICE SINDACO TUTERI
Il vice sindaco Gianluca Tuteri, in un confronto diretto con gli studenti presenti in aula, ha analizzato i dati emersi da alcune domande poste ai ragazzi cui gli stessi hanno risposto in tempo reale dalla sala e da remoto.
La prima “ti capita mai di chattare o rimanere collegato dopo le 21?” ha fatto registrare una netta preponderanza del sì.
“Il dato che si delinea è un dato conosciuto – ha spiegato Tuteri – Di fatto il 50% dei ragazzi disattende una regola indicata da tutte le società scientifiche come necessaria da osservare, ossia quella del rispetto della durata e della qualità del sonno. La regola, in sostanza, stabilisce che servono 9 ore di riposo per i ragazzi in età ricompresa tra 6 e 12 anni perché il sonno rappresenta il sistema di ristoro del nostro cervello. Ne deriva che il mancato rispetto della regola determina difficoltà nella concentrazione e nel mettere in atto le nostre abilità sociali cioè le nostre capacità di relazione e di sopportazione degli individui con cui interagiamo”.
Ad ottobre dello scorso anno – ha continuato Tuteri – si è concluso uno studio scientifico svolto su oltre 10mila giovani che c’ha restituito un risultato sconvolgente: la deprivazione del sonno, anche solo parziale, comporta una vera e propria modifica strutturale del cervello dei ragazzi che è in fase di crescita e cambiamento costante. Con quali risultati? Una riduzione delle capacità cognitive, un deficit nelle relazioni con gli altri, una riduzione dell’intelligenza cristallizzata, ossia la capacità di risolvere i problemi sulla base delle competenze acquisite nel tempo, il venir meno del vocabolario ricettivo, ovvero la capacità di ricordarci del significato delle parole. A fronte di questi dati non è un caso se la società scientifica ha rivolto un invito ai Governi di prevedere un inizio delle lezioni scolastiche con orario ritardato (tra e 8.30 e le 9), al fine di favorire nei giovani il giusto periodo di riposo.
La seconda domanda: “secondo voi quante ore trascorrono in media i ragazzi della vostra età on line?” ha fatto registrare secondo gli studi di we are social una media ricompresa tra le 3 e e 6 ore.
Terza domanda: dove tieni il tuo smartphone mentre fai i compiti”: nettissima la prevalenza dell’opzione “accanto a me” rispetto a “in un’altra stanza” (seconda), “lo tengono i miei genitori” e “nello zaino” (residuali).
Alla quarta domanda “dove tenete lo smartphone quando siete con gli amici”, ha prevalso il dato “in tasca acceso” rispetto a “lo uso con loro” e “lo spengo”.
“L’istat dice – ha commentato Tuteri – che il regalo più gettonato per i ragazzi della scuola secondaria di primo grado è il cellulare. Da qui nasce il problema perché di fatto noi genitori regaliamo ai nostri figli uno strumento di cui non hanno minimamente consapevolezza: nè dell’importanza che riveste né dei pericoli ad esso connessi cyberbullismo, disinformazione, ma soprattutto ciò che la vita virtuale toglie alla vita analogica, ossia “il fare le cose” (leggere, ascoltare la musica, fare esercizio fisico, intessere relazioni) ingenerando tra l’altro l’obesità, la solitudine sociale anche dentro la famiglia”.
Perché siamo così attratti dal cellulare – ha chiesto Tuteri: “perché non ne abbiamo veramente bisogno, ma ne siamo diventati dipendenti visto che il telefonino determina gli stessi meccanismi provocati dalle droghe, da alcol e gioco d’azzardo. Ossia un meccanismo di gratificazione artificiale ben più immediata di quella che deriva dagli elementi tradizionali (cibo, sesso, ecc.) e che non è dotato di alcun elemento di controllo/limite”. Abbiamo quindi bisogno dei cosiddetti “like” per essere accettati dalla società e dimostrare di essere approvati dal gruppo; in sostanza per paura di restare fuori da ciò che sta accadendo.
Da qui un invito ai ragazzi: “non dovete sentirvi inclusi grazie al telefonino ma alle capacità di relazionarvi con gli altri di cui siete dotati”.
Si usa il telefonino inoltre anche come forma di distrazione forzata per contrastare i pensieri negativi che abbassano la propria autostima.
Non serve a nulla quindi tenere il telefono vicino quando si fanno i compiti ed è sbagliato guardarlo durante la notte o come prima cosa al mattino alzandosi perché è sintomo del fatto che sussiste un problema relazionale con gli altri.
Il tema di fondo è che ai ragazzi è stato inculcato il non avere pazienza, il non poter aspettare perché la gratificazione deve essere immediata. E questo solo un like riesce a darlo o un acquisto on line, oppure la visione di un film o di una serie sulle piattaforme.
Al contrario i veri valori, l’amicizia, l’amore si costruiscono lentamente non potendo fornire risultati immediati: ecco questa capacità, questa pazienza stanno andando perdute impedendo, soprattutto ai giovani, di godere delle bellezze e delle ricchezze che il mondo è in grado di offrire.
In conclusione: “dobbiamo essere capaci di servirci dei device in modo corretto e non di essere asserviti all’intelligenza artificiale; perché se creiamo un ambiente adatto la vita crescerà sempre”.
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Nel corso dell’incontro è stato evidenziato che il progetto è stato ampliato con tematiche dedicate a ogni grado di scuola e ripartirà a settembre con il titolo “Un patentino per cittadini digitali”. Sarà rivolto a tutte le scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado che vorranno aderire.