Pieve di Campo, nuovi giochi al parco di quartiere
Pieve di Campo, nuovi giochi al parco di quartiere
E’ stato presentato nella giornata di ieri presso il salone d’ingresso di palazzo degli Oddi Marini Clarelli in via dei Priori il libro di Maria Vittoria Marini Clarelli “Italia, o cara. Con la cultura si diventa grandi”.
All’evento, che rientrava nel ciclo di incontri “I mercoledì della Fondazione Marini Clarelli Santi” hanno partecipato, oltre all’autrice, Il vicesindaco ed assessore alla cultura Marco Pierini, Salvatore Settis accademico dei Lincei, Maria Vittoria Marini Clarelli storica dell’arte.
Ha coordinato l’incontro Caterina Bon Valsassina presidente della Fondazione Marini Clarelli Santi.
«Immaginiamo che l’Italia non sia mai esistita: quali sarebbero gli effetti di questa assenza geografica sulla storia e sulla cultura del mondo?»: il saggio di Maria Vittoria Marini Clarelli si apre con questa domanda alla quale ne segue immediatamente un’altra, ancora più inquietante «Immaginiamo invece che l’Italia sprofondi nel mare adesso…Quali sarebbero le conseguenze per il resto del mondo?».
Domande che, proprio perché scomode, provocatorie, quasi urticanti, obbligano ciascuno di noi a pensare cosa abbia significato e significhi oggi il ruolo dell’Italia nel settore della cultura: fin dall’incipit, il libro ci lascia con l’ansia di voler verificare, continuando a leggere, se la distopia di un mondo senza l’Italia possa davvero esistere, e a che prezzo.
L’autrice, dopo la provocazione iniziale, utile a scuotere le nostre anime e a risvegliare l’attenzione, propone un antidoto al pericolo paventato con un progetto di “cura” declinato in quattro capitoli. Nel primo capitolo analizza le caratteristiche dell’eredità culturale degli italiani attraverso la legislazione di settore, ma anche attingendo alla filosofia, alla storia dell’arte, all’archeologia, alle scienze sociali con accostamenti inusuali; nel secondo si affronta il tema dei diritti culturali, cittadinanza e identità, mentre nel terzo vengono messi in luce i rapporti fra pubblico e privato. Il quarto capitolo conclusivo è dedicato al rapporto fra umanesimo e scienze, fra intellettuali e potere si chiude con un auspicio/programma che è anche il filo rosso che sottende tutto il saggio: «La cultura…non è tanto un patrimonio quanto un’eredità, più che pensare a tenerla bisogna pensare a trasmetterla».
Il saggio esamina il contributo dell’Italia alla cultura contemporanea e le sue prospettive future ricorrendo a un punto di vista interdisciplinare, che combina gli approcci filosofico, storico, artistico ed economico.
L’autrice, Maria Vittoria Marini Clarelli, storica dell’arte e per oltre vent’anni dirigente del Ministero della cultura, inizia evocando due scenari estremi. Il primo è impossibile: “Immaginiamo che l’Italia non sia mai esistita: quali sarebbero gli effetti di questa assenza geografica sulla storia e sulla cultura del mondo? Tali e tanti da risultare quasi incalcolabili. Non cambierebbero solo l’arte, la letteratura, la musica ma anche la geografia e il diritto, la scienza e la tecnica”. L’altro è distopico: “Immaginiamo invece che l’Italia sprofondi nel mare adesso, ‘nel corso di un giorno e di una notte’, come Atlantide. Quali sarebbero le conseguenze per il resto del mondo?”.
Partendo da queste premesse, Marini Clarelli conduce il lettore in un viaggio attraverso le politiche culturali di un paese che ha una tale abbondanza e varietà di risorse, da rendere complessa la loro condivisione e trasmissione facendole anche fermentare per il futuro.













