Venerdì pomeriggio 18 giugno la direttrice del museo Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria, Mariangela Turchetti, insieme al professor Carlo Pulsoni, ha intervistato l’artista newyorkese George Cochrane, autore di un Inferno dantesco, interamente scritto e illustrato a mano, la cui copia originale è esposta alla mostra Charun demonio e l’immaginario mitologico dantesco.
L’artista in un lungo e appassionante dialogo col pubblico, ha raccontato la genesi dell’opera, lo sviluppo del suo interesse per la Commedia e anche le difficoltà incontrate, negli Stati Uniti, per la realizzazione di un progetto editoriale fuori dagli ordinari canoni commerciali.
Dopo aver frequentato l’università a Firenze, George Cochrane torna a New York con in tasca una copia della Divina Commedia. Non per averla studiata nel suo corso universitario ma solo per la curiosità suscitata dalla fama di Dante in Italia.
Ne sfoglia qualche pagine e la chiude per i vent’anni successivi. Finché per lavoro non si imbatte in un altro mostro sacro della letteratura mondiale, l’Ulisse di James Joyce. E’ proprio un passo dello scrittore irlandese, secondo il quale Dante è un poeta più grande di Shakespeare, ad accendere di nuovo la scintilla. George ritorna sulle pagine della Commedia e stavolta non l’abbandona più. La studia, approfondisce, svolge ricerche sui manoscritti, sulle illustrazioni e sulle rappresentazioni esistenti. Un lavoro certosino che l’artista utilizza come serbatoio iconografico e stilistico cui attingere per la sua personale reinterpretazione che ingloba citazioni dal Giudizio Universale, la padronanza della storia del fumetto, persino il nostro Hugo Pratt, a suggestioni cinematografiche e musicali passando per Bob Dylan.
Un’occasione straordinaria di ascoltare dalla viva voce dell’artista come nasce il processo creativo. Molte le domande da parte dei ragazzi in sala tra cui partecipanti e vincitori del premio “Romeo Gallenga Stuart”, in mostra al Manu.