Il consiglio comunale ha approvato all’unanimità la mozione per esprimere solidarietà alle donne iraniane che protestano per la morte di Masha Amini presentata con urgenza nel corso della seduta del 3 ottobre scorso dal gruppo Progetto Perugia.
Illustrando l’atto Cristiana Casaioli ha ricordato che Masha Amini era una giovane donna di soli 22 anni originaria del Kurdistan iraniano morta a Teheran il 16 settembre del 2022.
Secondo le notizie riportate dalla stampa, Masha Amini era stata arrestata dalla polizia morale di Teheran per aver violato le regole sull’abbigliamento femminile, perché indossava lo hijab (caratteristico velo islamico) in modo improprio (non le copriva del tutto i capelli).
in Iran il velo è obbligatorio in pubblico per tutte le donne da dopo la Rivoluzione islamica del 1979.
Masha Amini è stata condotta in caserma dalle forze dell’ordine per “una lezione di rieducazione “, così riporta la stampa, ed è morta dopo 3 giorni di coma.
Numerose sono le manifestazioni di protesta nelle piazze di Teheran e in tutte le piazze del mondo per esprimere piena solidarietà alle donne del popolo iraniano indignate per l’accaduto: queste ultime stanno scendendo in piazza ove bruciano i veli e si tagliano i capelli.
Numerose sono state le iniziative anche nelle città Italiane (es. Roma, Bologna e Napoli) tra cui quella lanciata dalla Triennale di Milano il 28 settembre: una raccolta di ciocche di capelli da consegnare al consolato iraniano a Milano come forma di protesta pacifica contro le repressioni messe in atto dal regime di Teheran.
L’uccisione di Mahsa Amini», spiega Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, «è una delle cose più terribili accadute negli ultimi anni in Iran. Tutti gli agenti e i funzionari coinvolti nella morte di Mahsa devono essere portati di fronte alla giustizia, ma serve un processo internazionale. (rivista VITA del 20/09/2022)
In relazione a quanto esposto con la mozione si chiede al consiglio comunale di esprimere solidarietà alle donne e agli uomini che si battono in Iran per difendere i loro diritti e la loro libertà.
La consigliera Lucia Maddoli (IPP) ha condiviso lo spirito della mozione, ritenendo che si tratti di un atto dovuto e necessario per esprimere vicinanza umana e politica alle donne iraniane. Maddoli ha espresso rammarico solo per l’impossibilità di approfondire questo atto, dal forte valore simbolico, in Commissione dove sarebbe stato possibile audire rappresentanti delle associazioni umanitarie e cittadine iraniane residenti a Perugia.
Per rafforzare la mozione Maddoli ha proposto di aggiungere al dispositivo un secondo impegno rivolto all’Amministrazione che così recita: “condannare fermamente gli atti di violenza e discriminazione contro le donne e la popolazione civile iraniana e di fare pressione, anche attraverso Anci, perché il Governo italiano si attivi in tutte le sedi opportune per chiedere la cessazione immediata di questa sanguinosa repressione.
L’emendamento è stato accolto dai proponenti diventando parte integrante della mozione.
Marko Hromis (PD) ha riferito all’assise di essere stato nel 2015 in Iran per un viaggio in solitaria; proprio durante la permanenza nel paese è stato fermato dalla polizia morale in quanto indossava, per il caldo, pantaloni corti ed invitato a cambiare tale abbigliamento con uno considerato più consono. In Iran già allora si percepiva una forte volontà, da parte della popolazione, di conquistare la libertà nonché una voglia di cultura e di approfondimento: valori, questi, negati dal regime. Hromis, al di là della mozione, ha espresso l’auspicio di poter coinvolgere in un dibattito quanto prima i cittadini iraniani presenti a Perugia affinché abbiano la possibilità di confrontarsi con le Istituzioni.
La consigliera IV Emanuela Mori ha detto di ritenere doveroso ricordare Masha Amini, vittima della violenza della polizia morale iraniana. Un corpo che dal 1981 applica sul territorio i diktat islamici voluti dal Governo sull’abbigliamento della popolazione, soprattutto quella femminile.
Mori ha ricordato che sono tantissime le vittime della recente repressione (circa 150), oltre a una ventina di giornalisti arrestati ed a tante persone costrette ad un forzato esilio.
“Vita, libertà, sono questi i valori che le donne iraniane chiedono di rispettare; per questo è importante esprimere loro solidarietà, non lasciandole sole in questa battaglia”.
Mori ha concluso l’intervento con una celebre frase della scrittrice americana Audre Lorde: “non sarò libera finché una donna sarà prigioniera anche se le sue catene sono diverse dalle mie”.
Il capogruppo di Progetto Perugia Francesco Vignaroli è partito dalla frase pronunciata da un membro della comunità iraniana a Perugia secondo cui “il problema non è il velo, ma la mancanza di libertà” per spiegare che la mozione non ha soltanto un valore simbolico ma anche pratico. Costringe tutti, infatti, a riflettere sul fatto che noi in Italia abbiamo la fortuna di avere la libertà. Quella libertà per la quale in certi paesi tanti cittadini lottano, rafforzati nei loro intenti dalla consapevolezza che tale valore in molte parti del mondo è patrimonio acquisito.