La III commissione consiliare permanente Assetto e utilizzo del territorio, giovedì 10 febbraio, ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno presentato dai consiglieri Michele Cesaro e Daniela Casaccia del gruppo Forza Italia su: “Rifiuti tessili urbani, dal 1° gennaio 2022 è scattato l’obbligo della raccolta differenziata: Comune di Perugia capofila nelle iniziative di area vasta”. Hanno partecipato ai lavori l’assessore alla tutela e valorizzazione ambientale della Regione Umbria, Roberto Morroni, il direttore operativo di Gesenu, Massimo Pera, il presidente dell’Auri Umbria, Antonino Ruggiano, l’assessore all’ambiente del Comune di Perugia, Otello Numerini, il dirigente della U.O. Ambiente ed Energia del Comune, Vincenzo Tintori, l’analista ambientale e Advisory Ref Ricerche, Antonio Pergolizzi.
Il Piano di azione per l’economia circolare approvato con la Risoluzione del Parlamento europeo del 10 febbraio 2021 – ricostruisce l’odg illustrato dal consigliere Cesaro – ricomprende anche il settore tessile all’interno della strategia sull’economia circolare che dovrà essere recepita e accolta dagli Stati membri. Con l’emanazione del d.lgs. n. 116/2020, dal 1° gennaio 2022 nel nostro Paese è obbligatorio raccogliere separatamente i rifiuti tessili.
Il settore Tessile-Abbigliamento-Moda (TAM) rappresenta per il numero di aziende (45mila), di addetti (398mila) e per fatturato (55 miliardi di euro, pari al 31% dell’intero comparto TAM europeo), uno dei segmenti più importanti della manifattura italiana.
Ogni anno, in Europa, vengono consumati quasi 26 kg di prodotti tessili pro capite e ne vengono smaltiti circa il 42% (11 kg), prevalentemente inceneriti o smaltiti in discarica.
La raccolta dei rifiuti tessili – precisa l’atto – non va confusa con le varie forme di donazioni di capi d’abbigliamento o di altri oggetti (a beneficio di cooperative, associazioni, enti religiosi, etc.) e di avvio a percorsi di riuso, che sono escluse dal perimetro della normativa sulla gestione dei rifiuti. Quando invece il reimpiego riguarda ciò che viene conferito nei contenitori stradali, la disciplina applicabile è quella del rifiuto.
Per quanto riguarda la raccolta differenziata dei rifiuti tessili, in Italia nel 2019 sono stati prodotti e intercettati circa 157,7mila tonnellate di rifiuti urbani, stabilmente intorno allo 0,8/0,9% del totale dei rifiuti differenziati, ma in crescita del 22% rispetto ai volumi raccolti nel 2015 e destinati a crescere ulteriormente dal 2022 con l’introduzione dell’obbligo di raccolta differenziata dei rifiuti tessili di origine urbana.
Alcune realtà, come Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Marche hanno già superato la soglia dei 3 kg/abitante/anno di rifiuto tessile raccolto in modo differenziato, mentre regioni come Valle d’Aosta, Basilicata sono vicine alla soglia dei 4 kg, già superata dal virtuoso Trentino Alto-Adige. I dati dei territori fanalino di coda, come Umbria e Sicilia, che raccolgono in modo differenziato meno di un kg per abitante di rifiuto tessile, lasciano pensare che le raccolte differenziate del tessile non siano state in massima parte neanche avviate, da cui la necessità di un rapido cambio di rotta in vista dell’obbligo di intercettazione del 2022.
Secondo le analisi merceologiche operate da Ispra, il 5,7% dei rifiuti indifferenziati è composto da rifiuti tessili, ma nei confronti degli stessi non c’è stato finora uno sprone ad investire per efficientare la filiera in un’ottica di recupero.
A livello di macroarea territoriale, il costo di gestione dei rifiuti tessili risulta di 11,36 euro/kg al Nord e più del doppio al Centro, pari a 24,93 euro/kg (a fronte di quantitativi pro capite annui conferiti rispettivamente pari a 3,27 e 1,59 kg per anno), e addirittura di 27,31 euro/kg al Sud (in corrispondenza di un conferimento pro capite di 1,72 kg per anno). Dati che confermano come l’assenza di filiere organizzate si riverbera sulle tariffe pagate dagli utenti.
L’Autorità Umbra Rifiuti e Idrico (Auri) con nota del 6 dicembre 2021 ha sollecitato i gestori dei vari ambiti ad adottare tutte le iniziative utili a conseguire dal primo gennaio 2022 il pieno rispetto delle innovazioni legislative con specifico riferimento alla raccolta differenziata della frazione tessile dei rifiuti urbani e a darne adeguata informazioni alle utenze.
Sarebbe auspicabile che una strategia per la gestione dei rifiuti tessili giungesse dal Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti e dalle pianificazioni regionali per evitare una parcellizzazione di interventi e una risposta inadeguata. Una delle strade più promettenti sulla quale sta lavorando la Commissione UE, e quindi il Ministero della Transizione Ecologica (MiTE), è quella dell’introduzione di obblighi di Responsabilità Estesa del Produttore (EPR). I produttori dovranno sostenere un contributo ambientale, trasferito nei prezzi d’acquisto dei prodotti, che avrà lo scopo di finanziare una filiera della raccolta tesa a rispettare la gerarchia dei rifiuti, quindi a privilegiare il riuso, a sostenere la preparazione per il riutilizzo e il riciclo. Un’esperienza da guardare con attenzione è quella francese.
Anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) – sottolinea l’odg – si presenta come una grande opportunità per rilanciare la filiera del recupero dei rifiuti tessili. Nell’ambito della linea di investimento 1.1 (realizzazione di nuovi impianti di gestione dei rifiuti e ammodernamento di impianti esistenti) rileva la linea di intervento C – ammodernamento (anche con ampliamento di impianti esistenti) e realizzazione di nuovi impianti innovativi di trattamento/riciclaggio per lo smaltimento di materiali assorbenti ad uso personale (Pad), i fanghi di acque reflue, i rifiuti di pelletteria e i rifiuti tessili – a cui sono destinati 450 milioni di euro dei complessivi 1,5 miliardi di euro che finanziano linea di investimento 1.1.
L’odg intende quindi impegnare sindaco e giunta a interloquire con Gesenu affinché si possano definire le strategie d’intervento per ottemperare agli obblighi di legge; mettere in campo tutte le azioni per incrementare la raccolta differenziata come prevede il nuovo Piano regionale dei rifiuti elaborato dalla Regione Umbria, considerando preziosa anche la raccolta differenziata della matrice tessile; a dare la disponibilità del capoluogo di Regione come soggetto capofila per ciò che concerne le attività di recupero dei rifiuti tessili su area vasta, prevedendo investimenti adeguati dal punto di vista impiantistico; a dare diffusione dei dati relativi ai costi sopportati dai cittadini di Perugia in riferimento alla gestione di detti rifiuti.
L’assessore regionale Morroni ha fatto il punto su “una delle grandi riforme che attendono l’Umbria” e sulle linee strategiche già adottate in materia di gestione dei rifiuti dalla giunta regionale. “La quantità di raccolta di rifiuti urbani – ha affermato l’assessore – si aggira intorno a 450mila tonnellate all’anno a livello regionale; in discarica vengono smaltite circa 190mila tonnellate (dati 2020). Proprio lo sbocco in discarica di tali quantitativi è la principale criticità del sistema, la cui inadeguatezza è attestata anche dal gap rispetto agli obiettivi fissati dalla programmazione regionale (in particolare, il livello della raccolta differenziata era fissato al 72,3% per il 2018, ma ad oggi – dati 2020 – è al 66,2%). Il piano redatto nel 2009 prevedeva anche una chiusura del ciclo che, però, non è mai stata attuata”. Morroni ha anche ricordato che le discariche “strategiche”, cioè Belladanza, Borgoglione e Le Crete, andranno ad esaurimento, rispettivamente, nel luglio 2022, nell’estate 2023 e nel dicembre 2024.
La Regione ha quindi impresso una “decisa accelerazione a una indispensabile azione di riforma del settore, i cui lineamenti sono stati anticipati da alcune delibere adottate all’inizio di quest’anno, una ulteriore tappa del percorso avviato nel luglio 2020 con la nomina del comitato tecnico scientifico”. Tale comitato – ha proseguito Morroni – ha effettuato un’analisi del sistema umbro tracciando i possibili scenari per dare una risposa a cinque obiettivi definiti dall’esecutivo regionale (chiusura del ciclo, autosufficienza, tutela dell’ambiente, tutela della salute, gestione economica del ciclo). Alla base della strategia della Regione, c’è la volontà di puntare sul recupero di materia. Per questo sono stati previsti un innalzamento del livello della differenziata (rispetto alla vecchia programmazione portato al 75%), una intensificazione delle azioni finalizzate all’ammodernamento e al potenziamento dell’impiantistica (in particolare, sono stati messi a punto 41 progetti per accedere ai bandi pubblicati dal Ministero della transizione ecologica in attuazione del Pnrr) e, in via residuale, la termovalorizzazione. Nel primo trimestre dell’anno, si procederà alla stesura del documento di piano, che recepirà lo scenario prescelto, e sarà definita una macrozonizzazione al fine di individuare le zone idonee per il termovalorizzatore. “Sarà un impianto moderno e all’avanguardia – ha sostenuto Morroni – e il territorio che lo ospiterà dovrà essere eccellente per qualità dell’aria, per indicatori ambientali, per condizioni e opportunità di sviluppo economico”. L’assessore regionale ha chiarito che non saranno presi in considerazione “posti isolati” e ha citato il “modello Copenaghen”. Infine, ha invitato a mettere “al bando la demagogia” poiché “la Regione è rimasta bloccata per 13 anni” accumulando “ritardi pesanti”.
Il presidente Ruggiano ha ricordato le funzioni fondamentali svolte dall’Auri e la peculiarità dell’Umbria: “E’ l’unica regione con un Ambito che coincide con l’intero territorio regionale: un grande vantaggio”. Con riferimento specifico al tema dell’odg, ha detto che a fine 2021 l’Auri, in vista dell’obbligo di raccolta differenziata anche per i rifiuti tessili, ha chiesto ai gestori quale fosse lo stato dell’arte e i progetti in campo. Nel caso di Perugia, “i dati forniti da Gest sono risultati molto soddisfacenti in rapporto alla media nazionale”. Secondo Ruggiano, c’è comunque l’esigenza di una programmazione organica, con tempi e modalità uniformi a livello regionale, secondo un’ottica che punta a “costruire il futuro”.
Pergolizzi, dal canto suo, ha sottolineato che il tessile è una frazione di rifiuti con caratteristiche peculiari e che impone di considerare un ciclo integrato in cui sia incluso anche il recupero dell’usato. A suo avviso, occuparsi efficacemente di questa frazione di rifiuti significa anche poter svolgere una efficace azione ambientale.
I consiglieri Roberta Ricci (Lega) e Francesco Zuccherini (Pd), hanno rivolto alcune domande all’assessore regionale sui temi della valorizzazione e del Css. Ricci ha precisato di accogliere con favore la soluzione del termovalorizzatore in Umbria e ha chiesto se la Regione stia pensando di realizzarlo a Perugia o comunque nel Perugino. Zuccherini ha sottolineato che su questioni come il Css e il termovalorizzatore è indispensabile spiegare in modo approfondito alla cittadinanza il percorso che si sta seguendo. Morroni ha ribadito che la macrozonizzazione sarà effettuata in base a parametri di tipo strettamente tecnico; quanto alla questione del Css, ha chiarito che è stato scartato lo scenario che prevedeva la produzione di Css combustibile e il suo conferimento nei cementifici, che però potranno usare il Css combustibile alla luce delle novità introdotte dal decreto Semplificazioni.
Il direttore Pera ha riportato i dati sui quantitativi di rifiuti raccolti nel territorio comunale di Perugia nel 2021. La percentuale di differenziata è pari a circa il 71% (nel solo mese di dicembre pari al 72,24%). I rifiuti tessili EER 200110 raccolti sono circa 760 tonnellate (erano 682,68 tonnellate nel 2018), in linea con l’anno precedente, ovvero lo 0,83% del rifiuto complessivamente raccolto.
Quanto alle modalità di raccolta degli indumenti usati, quindi della frazione tessile (codice EER 200110), Gesenu ha sub-affidato l’esecuzione del servizio di raccolta differenziata della frazione tessile alla società Umbriafrip S.r.l. di Foligno. Il sistema di raccolta ha previsto l’installazione di contenitori stradali, di colore prevalentemente bianco, lungo le principali reti viarie cittadine, nei luoghi ad alta frequentazione di persone e nei vari centri di raccolta comunali. La quantità raccolta pro-capite nel 2021 è stata pari a 4,57 kg/abitante/anno, quindi superiore alla media nazionale, indicata nel rapporto Ispra 2020, di 2,25 kg/anno, a dimostrazione dell’elevata efficienza di intercettazione.
Dalle analisi merceologiche condotte nel rifiuto secco residuo – ha ancora spiegato Pera – si individuano due componenti di rifiuti tessili, classificati rispettivamente “tessili sanitari” derivanti da prodotti sanitari assorbenti (pannoloni e pannolini) e “tessili non sanitari” (prevalentemente tessuti, stracci, ecc.). Le due componenti, nel complesso, hanno una incidenza percentuale pari al 18,13% del rifiuto secco residuo e “sono potenzialmente avviabili a recupero”.
E’ ad ogni modo auspicabile, secondo Pera, che una strategia per la gestione dei rifiuti tessili (indumenti in buono stato e non) sia definita nel quadro del redigendo Piano d’Ambito Regionale. La strada maestra sarebbe “l’introduzione diobblighi di Responsabilità Estesa del Produttore attraverso l’autofinanziamento da prevedere sull’acquisto di nuovi capi di abbigliamento. Esistono già, ad oggi, interessanti iniziative messe in campo da alcune catene di abbigliamento per il ritiro gratuito dell’abbigliamento usato nell’ottica dell’EPR”.
In relazione alle possibilità offerte dal Pnrr, Pera ha precisato che tra gli interventi presentati dal Gestore operativo Gesenu spa, in merito alla linea di “Realizzazione di progetti faro su filiere di rifiuti attualmente non coperte da impiantistica regionale”- Linea di intervento C, è prevista la realizzazione di un impianto per il trattamento e il recupero di rifiuti urbani e assimilabili da prodotti assorbenti per la persona – PaP (pannolini, pannoloni ed assorbenti igienici)all’interno del polo impiantistico di Ponte Rio con una produttività di 5mila tonnellate all’anno. E’ stato anche reso noto che “la consociata Tsa presenterà un progetto per una impiantistica dedicata al recupero della frazione tessile”.