La IV commissione ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno “Diplomazia delle città per ridisegnare un futuro di pace” della consigliera Maria Cristina Morbello.
A fronte della guerra in Ucraina, la consigliera parla di “scelta deplorevole da condannare fermamente” e che “cambierà per sempre il mondo”. La strada da percorrere – ha ricordato Morbello dando lettura all’atto – sarà tutta in salita, anche alla luce dei segnali inequivocabili lanciati all’Occidente dal leader del Cremlino e del voto di astensione di Cina, India e Emirati Arabi Uniti al Consiglio di Sicurezza dell’Onu sulla risoluzione per fermare la guerra in Ucraina. Per arrestare la follia del conflitto bellico l’Occidente dovrà mettere in campo le intelligenze più acute ed equilibrate. La soluzione diplomatica è l’unica soluzione per la pace. La “diplomazia delle città”, secondo la consigliera, può avere un ruolo determinante per vincere la sfida che la storia riserva alla nostra generazione.
L’odg cita quindi Lorenzo Kihlgren Grandi, consulente delle Nazioni Unite e autore di Diplomazia delle città, che in un recente articolo su il Sole 24 Ore ha scritto: “La millenaria dimestichezza con la quale le città italiane hanno saputo dare impulso al processo politico, socioeconomico e culturale trova la propria più recente dimostrazione nel ruolo centrale svolto dai nostri Comuni in tale dinamica. Lo dimostrò già nel 1955 l’allora sindaco di Firenze, Giorgio La Pira, accogliendo a Palazzo Vecchio colleghi da tutto il mondo, Cina continentale e Unione Sovietica incluse, per esprimere la propria opposizione alle logiche antagoniste della Guerra Fredda”.
Morbello ha anche ricordato che nel 1955 Giorgio La Pira, all’epoca sindaco di Firenze, organizzò un convegno di sindaci dal titolo The cities do not want to die (Le città non vogliono morire), per lanciare da Firenze, in piena Guerra Fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica, un appello per la pace. Sindaci provenienti da tutto il mondo rivendicarono il diritto all’esistenza e alla crescita materiale, culturale e spirituale; inoltre, dichiararono che i governi degli Stati nazionali non avevano il diritto di bombardare le città.
La “diplomazia delle città” rappresenta un’alta espressione della cooperazione internazionale e Perugia, città cosmopolita di Aldo Capitini, può dare un contributo concreto al processo di pace. L’odg impegna quindi il sindaco e la giunta ad attivarla organizzando a Perugia “un convegno internazionale per ridisegnare coralmente e in modo equo e duraturo un futuro di pace e di prosperità per tutte le città del mondo”.
L’assessore Giottoli è intervenuto per fare il punto sulle azioni portate avanti dal Comune a favore della pace in collaborazione con altre realtà. “Capitini – ha detto – insegnava che per costruire la pace si deve partire dalla fratellanza tra popoli e nazioni. La parola pace è alla base del nostro Dna cittadino. Per questo ricordo la data del 24 aprile in cui si svolgerà la Marcia della pace straordinaria. Solo pochi mesi fa con il sindaco Romizi abbiamo partecipato a quella ordinaria. Mai ci saremmo aspettati che gli eventi avrebbero imposto di organizzarne un’altra. Rinnovo, dunque, l’invito a partecipare. Sarebbe importante la presenza di tutti i consiglieri. La Marcia è soprattutto spirito di inclusività, vuole unire sensibilità diverse intorno a un unico obiettivo”. “Stiamo lavorando con la Tavola della pace e numerose altre organizzazioni – ha aggiunto – anche per un obiettivo che andrà oltre il nostro mandato: il riconoscimento come patrimonio immateriale dell’umanità della Perugia-Assisi. È davvero il momento di riappropriarci tutti della Marcia”.
Secondo Gino Puletti (Progetto Perugia), “l’atto di Morbello, sollecitato da eventi internazionali, può trovare accoglienza in sé e per le prospettive indicate dall’assessore Giottoli, ossia far convergere le energie per dare maggiore forza alla Marcia, magari con un incontro annuale di livello internazionale fra città. Perugia può essere la capitale laica della pace”.
La consigliera Elena Ranfa (Pd) si è soffermata sull’espressione “riappropriarsi” usata dall’assessore Giottoli. “In realtà la Marcia non è mai stata di nessuno. Anche l’apertura c’è sempre stata, è nello spirito dell’evento. Quindi, bisogna partecipare e sostenere, non ‘riappropriarsi’. La Marcia è un percorso che si costruisce ogni giorno con le risorse e l’entusiasmo, non qualcosa a cui si aderisce quando è meno scomodo farlo”.
Ha poi preso la parola Lucia Maddoli (Idee Persone Perugia): “Sosteniamo con convinzione il messaggio centrale dell’odg, il rifiuto della logica della guerra. La vera sicurezza comune passa attraverso la cooperazione, il disarmo, la demilitarizzazione. Invece, mentre nel nostro Paese sono state aumentate le spese militari, gli aiuti allo sviluppo toccano il minimo storico. La diplomazia delle città è importante perché certi messaggi devono partire dal basso”.
Sarah Bistocchi (Pd) ha affermato di condividere la specificazione di Ranfa perché “la Marcia è patrimonio della città di Perugia, non di chi rappresenta le istituzioni o governa. Peraltro, è giusto ciò che dice l’assessore, ossia che non si deve parlare di pace solo quando c’è la guerra; ma ricordiamoci che di recente la pace non c’è mai stata, anche in parti del mondo sconosciute e verso cui c’è indifferenza. Per questo, l’atteggiamento di cura e attenzione ora emerso è positivo, ma dovrebbe estendersi anche nei confronti di zone del mondo meno vicine e a noi”.
Giottoli ha precisato che “l’invito a riappropriarsi della Marcia era rivolto a tutta la città, prescindendo dalle diverse sensibilità politiche in nome di principi fondamentali che non devono mai venire meno. Inoltre, se una guerra vicina ci sensibilizza di più, anche io auspico che tale sensibilità si allarghi”.