E’ stata approvata con 15 voti a favore (9 opposizione, 3 Lega, 2 Tppu e Casaioli), 7 contrari (3 FdI, Fioroni, Pici, Puletti e Vignaroli) e 5 astenuti (Arcudi, Casaccia, Cesaro, Lupatelli e Volpi) la mozione presentata dai gruppi M5S, IV, PD e IPP: “Perugia per la pace: adesione alle manifestazioni pacifiste/una bandiera della pace a Palazzo dei Priori”.
La situazione della guerra Russia-Ucraina – ha spiegato la capogruppo del M5S – Francesca Tizi – sta raggiungendo una preoccupante escalation con il rischio non solo di ricorso a testate nucleari e armi non convenzionali, ma anche di una severa recessione economica che può ulteriormente schiacciare le nostre economie. Tale situazione sta inducendo moltissimi cittadini ad organizzarsi in una manifestazione nazionale per la Pace che si terrà a Roma il prossimo 5 novembre per invocare una svolta negoziale che ponga fine al conflitto bellico.
Ogni guerra – prosegue la mozione – deve essere sempre condannata perché capace di incidere fortemente e in senso negativo ed irrimediabile sulla società. Un conflitto nucleare su larga scala non avrebbe altro risultato che la devastazione totale della civiltà umana e il rischio di un’estinzione con un’elevata probabilità di cancellare la vita sulla terra. L’Umbria è conosciuta in tutto il mondo perché patria di San Francesco di Assisi uno dei più grandi uomini di pace di tutti i tempi. Perugia, grazie all’eredità di Aldo Capitini, organizzatore della prima marcia ormai più di sessanta anni fa, è famosa per la Marcia della Pace Perugia-Assisi, che costituisce annuale appuntamento finalizzato ad unire sensibilità diverse intorno all’unico obiettivo di diffondere un messaggio di pace. Per cui noi perugini abbiamo la parola pace alla base del nostro stesso Dna cittadino.
La mozione formula quindi due impegni:
dare adesione formale alle manifestazioni locali e nazionali per la pace promosse per il 5 novembre da Europe for Peace e dalle associazioni aderenti alla “Rete pace e disarmo” esplicitando chiara la richiesta al governo russo di arrestare tutte le azioni di attacco del proprio esercito e di chiedere al governo ucraino di aderire, conseguentemente, all’immediato “cessate il fuoco”, favorendo con la massima urgenza l’attivazione di un tavolo diplomatico internazionale per raggiungere un giusto accordo di pace;
apporre sulla facciata di Palazzo dei Priori una bandiera della Pace con l’intento di trasmettere al mondo un importante messaggio pacifista e riaffermare l’identità pacifista e non-violenta della nostra città.
Il capogruppo di Progetto Perugia Francesco Vignaroli, parlando a titolo personale, ha evidenziato di essere certamente a favore della pace senza se e senza ma.
Tuttavia ha espresso alcune perplessità in merito al comportamento tenuto nella storia dal movimento pacifista che non si è attivato sempre con la stessa tempestività o forza in relazione alle varie vicende (ad esempio nel caso della invasione dell’Afghanistan da parte dell’Urss). Si tratta, pertanto, di un movimento “monodirezionale” che critica per lo più le posizioni espresse dall’Occidente. Secondo Vignaroli la proposta (punto 1) non è accoglibile in quanto i proponenti la manifestazione mettono sullo stesso piano aggressore ed aggredito; valutazione ingiusta, non corretta e dunque irricevibile. La pace, infatti, deve essere giusta perché solo una pace giusta può durare a lungo ed essere vera.
Nel ricordare che anche i combattenti perugini ed italiani del XX giugno e del 25 aprile hanno affrontato l’aggressore con l’ausilio delle armi, perché diversamente non avrebbero potuto fare, Vignaroli ha spiegato che l’Occidente deve assumere una posizione seria e ferma, sostenendo l’Ucraina aggredita, perché la solidarietà non basta.
Quanto al secondo punto (esposizione bandiera della pace) secondo il capogruppo si tratta di un gesto di cui non c’è bisogno essendo già presente sulla facciata di palazzo dei Priori la vera bandiera della pace, ossia quella dell’Unione Europea.
Anche Alessio Fioroni (FI) ha confermato il proprio voto contrario sulla mozione motivato da ragioni espresse a titolo meramente personale. Ribadita la condivisione delle premesse della mozione, Fioroni ha espresso perplessità sulla presa di posizione richiesta a Consiglio comunale e giunta ritenendo che esuli dal ruolo dell’istituzione.
Il governo locale, secondo il consigliere, ha il compito di spronare eventualmente gli organi nazionali ed internazionali affinché mettano in campo tutta la diplomazia possibile necessaria per il raggiungimento della pace. Un risultato che potrà essere ottenuto solo se le parti in conflitto si faranno concessioni reciproche. In questo contesto, sostiene Fioroni, deve collocarsi una forza di governo locale e nazionale e non nel sostegno ad organismi o associazioni “particolari” il cui ruolo è certamente legittimo ma periferico.
Secondo Elena Ranfa (PD) tutti hanno ben chiaro chi sia l’aggredito e chi sia l’aggressore come ben emerge dalla mozione e dai documenti varati dai movimenti pacifisti. Quanto alla bandiera della pace, essa parla di una pace universale che rafforza e sostiene i valori dell’U.E. senza togliere nulla ad essa.
Per Ranfa la diplomazia è fondamentale ma non è in conflitto con il ruolo che viene svolto dai movimenti pacifisti che di fatto sostengono un percorso comune. Il movimento pacifista, peraltro, non può essere considerato “ad intermittenza” perché così non è; esso infatti si esprime e si è sempre espresso contro ogni forma di conflitto, compreso quello russo-afghano. Per queste ragioni è bene che tutti si agisca insieme senza divisioni per il bene collettivo che è quello della pace.
Lucia Maddoli (IPP) ha sostenuto che non corrisponde al vero che la proposta contenuta nella mozione metta sullo stesso piano aggredito ed aggressore visto che in più occasioni la piattaforma del movimento pacifista ha condannato l’uso della violenza da parte della Russia ed ha ribadito il sostegno all’Ucraina. Tuttavia si insiste nel rivolgere un appello alle istituzioni affinché si cerchi una vera soluzione diplomatica nel rispetto dei principi del diritto internazionale. Tanti enti locali, tra cui Comuni, hanno aderito alla manifestazione a conferma del fatto che essa è a sostegno dell’attività diplomatica.
Il capogruppo della Lega Lorenzo Mattioni ha condiviso totalmente la prima parte della mozione compreso il primo punto del dispositivo, in quanto, pur se velatamente, pone una giusta critica sul ruolo svolto dall’U.E. Un ruolo, cioè, non molto aderente alle volontà che si riscontrano tra le popolazioni dei singoli Stati aderenti, ivi compreso l’Italia.
L’U.E. deve interrogarsi sul ruolo da protagonista che deve avere e non di succube degli Usa, riprendendosi quella forza e quei valori che la sua bandiera rappresenta.
Evidenziando che in questo conflitto sono chiari l’aggressore e l’aggredito, Mattioni ha poi sostenuto che non si può continuare a condurre una guerra per procura ed a favorire la carneficina nel paese aggredito inviando armi.
Il capogruppo ha espresso forti perplessità invece sul secondo punto del dispositivo, ritenendosi sufficientemente rappresentato dalla bandiera tricolore dell’Italia e dalla Costituzione che all’art. 11 sancisce il ripudio della guerra.
La consigliera Maria Cristina Morbello (Tppu) ricorda di aver presentato, subito dopo lo scoppio della guerra, un odg per attivare la cosiddetta “diplomazia delle città” perché questa è l’unica strada da percorrere. Non a caso l’atto fu accolto unanimemente da tutti i gruppi non avendo connotazioni politiche e di parte. Ha quindi spiegato che la pace non ha colore politico. Per questo è arrivato il momento di misurare anche in Consiglio comunale non solo le azioni, ma pure le parole. Citando Kissinger (no all’esaltazione delle fazioni), Morbello ha evidenziato che per fermare la follia della guerra l’Occidente deve mettere in campo le intelligenze più acute ed equilibrate nell’ambito di una diffusa e silenziosa attività diplomatica. Morbello ha poi rilanciato il principio della cosiddetta “diplomazia delle città” determinante per vincere la sfida che la storia ha riservato alla nostra generazione. “Unire le città per unire le nazioni” è la stella polare per chi ha a cuore la pace. E Perugia, in quanto città di Aldo Capitini, non può che avere un ruolo centrale in questo processo.
Gino Puletti (Progetto Perugia) ha ribadito che tutti condividono il valore della pace. Leggendo il contenuto del manifesto presente sul sito della “rete per la pace ed il disarmo”, il consigliere si è detto colpito profondamente da alcune parole chiave, come inaccettabilità della guerra e solidarietà. Si tratta infatti di concetti fondamentali che, tuttavia, devono poi essere manifestati nelle azioni concrete. Secondo Puletti ciò significa concedere alla popolazione aggredita tutto il sostegno possibile, sociale, medico, sanitario ed economico ma anche militare onde potersi difendere dall’offesa subita.
Per il consigliere non si può chiedere all’Ucraina di non difendersi dagli attacchi violenti della Russia perché così facendo si creerebbe un precedente pericoloso. Ogni regime totalitario, infatti, si sentirebbe in diritto di attaccare la territorialità altrui, strappando poi in nome della pace accordi vantaggiosi.
Puletti ha detto di non sostenere in alcun modo il concetto di “guerra giusta”, di cui finora ha parlato solo la Russia, tuttavia ha spiegato che la Costituzione italiana all’art. 11 dopo aver sancito il ripudio della guerra come strumento di offesa stabilisce che l’Italia “consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.
Come non può esistere una guerra giusta, non può nemmeno esistere una pace ingiusta verso la quale si rischia di andare accedendo alle tesi del movimento pacifista in oggetto.
In ragione di ciò Puletti ha proposto di emendare il dispositivo, eliminando il punto 2 (esposizione della bandiera della pace) ed inserendo nel punto 1 la frase “esplicitando chiara la richiesta al governo russo di arrestare tutte le azioni di attacco del proprio esercito e di chiedere al governo ucraino di aderire, conseguentemente, all’immediato “cessate il fuoco”, favorendo con la massima urgenza l’attivazione di un tavolo diplomatico internazionale per raggiungere un giusto accordo di pace”.
Solo questa seconda modifica è stata accolta dai proponenti.
Riccardo Mencaglia (FdI) ha condiviso quanto detto in premessa da Vignaroli: ognuno di noi è a favore della pace, purché questa sia giusta.
Più che della posizione del movimento pacifista, il consigliere si è detto convinto di quanto è esplicitato nella Costituzione italiana (art. 11 ripudio della guerra quale strumento di offesa) e del valore rappresentato dalla bandiera italiana che ha tra i suoi colori il rosso, simbolo del sangue versato dai tanti combattenti che si sono posti a difesa del Paese.
Fabrizio Croce (IPP) ha voluto ricordare a tutti che all’interno della bandiera della pace i colori sono posizionati secondo un ordine ben preciso e la parola “pace” campeggia ben visibile al centro. Inoltre essa non ha nulla a che vedere e non va confusa con la cosiddetta “bandiera arcobaleno”. Il consigliere ha quindi ritenuto che sia sbagliato dividersi su un tema apolitico come la pace e su un simbolo generale come la bandiera della pace.
Parlando a titolo personale, il consigliere di FI Michele Cesaro ha rimarcato che l’essere contro la violenza e la guerra è un valore condiviso da tutti. Questa sintonia deve essere il punto di partenza per avvicinare le diverse sensibilità che possono emergere durante i dibattiti.
L’argomento oggetto della mozione, secondo Cesaro, deve far riflettere non tanto sull’essere partecipi di un momento singolo (partecipazione alla manifestazione e apposizione della bandiera della pace sulla facciata del palazzo) ma su quanto fattivamente ognuno di noi nel proprio quotidiano possa fare. Cesaro ha citato l’esempio della situazione afghana, per un po’ di tempo al centro delle cronache a causa della negazione dei diritti da parte del governo talebano, ed oggi dimenticata. In quei paesi dove ci sono oppressori della libertà (es. Iran) va apprezzato il coraggio vero di chi manifesta a tutela di tali valori.
In Ucraina, secondo Cesaro, è in atto un’evidente aggressione; tuttavia la mozione solleva delle perplessità sulla modalità che si chiede di perseguire, perché rimane troppo sottile la linea tra la strumentalizzazione dei simboli e la reale efficacia degli stessi.