La IV commissione Cultura, presieduta da Michele Cesaro, ha discusso nel corso della seduta del 18 maggio due odg.
E’ stato approvato con 5 voti a favore (opposizione), due contrari (Casaccia e Nannarone) e 7 astenuti (Cesaro, Rampichini, Volpi, Befani, Pici, Ricci e Vignaroli) l’Ordine del giorno presentato dai gruppi PD, Idee Persone Perugia, Rete Civica Giubilei: “Disposizioni per la tutela e la sicurezza dei lavoratori digitali”, già discusso nel corso delle sedute del 20 e 27 aprile.
Per lavoratore digitale – ricorda la capogruppo Pd Sarah Bistocchi – si intende quel lavoratore che, indipendentemente dalla tipologia e dalla durata del rapporto di lavoro, offre la disponibilità della propria attività di esercizio all’impresa, c.d. piattaforma digitale, che organizza l’attività al fine di offrire un servizio a terzi mediante l’utilizzo di un’applicazione informatica, determinando le caratteristiche del servizio e fissandone il prezzo. Le piattaforme digitali sono le imprese che, qualunque sia il luogo di stabilimento, mettono in relazione a distanza per via elettronica le persone per la vendita di un bene, la prestazione di un servizio o lo scambio o la condivisione di un bene o un servizio.
Nel periodo attuale, stante la pandemia in atto, è ormai evidente, in particolare, la sempre maggior diffusione dei rider, cioè dei “fattorini” impiegati nell’attività di consegna di beni per conto altrui mediante l’ausilio, in ambito urbano, di velocipedi o veicoli a motore.
I dati di questo fenomeno sono in costante crescita: ad esempio in Umbria la piattaforma Deliveroo ha evidenziato un aumento degli ordini del 219% nel 2019 rispetto al 2018.
L’ammodernamento e la digitalizzazione del mercato del lavoro non hanno portato però ad un auspicato avanzamento delle tutele del lavoratore digitale: sono recenti i fatti di cronaca che riportano incidenti subiti con gravi conseguenze da chi effettua consegne a domicilio attraverso le applicazioni digitali. L’emergenza sanitaria da diffusione di Covid – 19 che stiamo vivendo, nazionale e mondiale, non fa altro che sottolineare l’importanza e l’urgenza di fornire maggiori tutele ai lavoratori digitali.
Ad oggi questi lavoratori sono inquadrati come autonomi.
Alcune azioni a tutela di questi lavoratori sono già state approntate in varie città, come Milano o Bologna, mentre a livello normativo un passo in avanti si è avuto con la legge 128 del 2019.
Anche in Umbria si stanno muovendo i primi passi in questa direzione, con il deposito di una proposta di legge di iniziativa del Partito Democratico recante “Disposizioni per la tutela e la sicurezza dei lavoratori digitali.
Alla luce di questo quadro, nel dispositivo gli istanti chiedono di impegnare l’Amministrazione:
-Ad effettuare una mappatura delle aziende che operano sul proprio territorio di competenza e che si avvalgono dei lavoratori digitali nell’ambito delle piattaforme di consegna a domicilio, indicando in particolare in quale misura e con quale inquadramento professionale procedono a farlo.
-A verificare l’esistenza e l’utilizzo di dispositivi di protezione anticontagio messi in campo dalle aziende, in quale misura e di quale tipologia, nonché a vigilare sulla corretta applicazione della normativa nazionale in tema di dispositivi di sicurezza e tutele individuali e collettive.
-A verificare la presenza e il riconoscimento dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) all’interno di ogni singola azienda operante all’interno del territorio comunale.
-A promuovere iniziative volte all’accrescimento delle tutele di cui questi lavoratori, rivelatisi essenziali durante e dopo la pandemia, necessitano da parte delle Istituzioni del territorio.
-Ad adoperarsi affinché sia garantito diritto di cittadinanza a questi lavoratori e lavoratrici, che operano ogni giorno nelle strade della nostra città, e che pertanto devono essere considerati (insieme a tutti gli altri lavoratori dell’economia digitale tramite piattaforma) a tutti gli effetti una componente del mondo del lavoro sul territorio;
-A verificare, in sinergia con le Istituzioni locali, a tutela dei lavoratori ma anche della cittadinanza che usufruisce giornalmente dei servizi di delivery a domicilio, la condizione in merito alle attività di screening di tamponi o test sierologici rapidi, dimensione dalla quale questi lavoratori sembrano essere totalmente esclusi;
-A valutare modalità di sostegno all’acquisto ed alla manutenzione del mezzo di lavoro (bici elettrica), considerando anche le specificità morfologiche e orografiche della città di Perugia, che rendono assai più difficoltoso il lavoro di rider;
-Ad attivare e promuovere, in sinergia con l’Ispettorato del Lavoro e le Organizzazioni Sindacali rappresentative, la sperimentazione di accordi e protocolli d’intesa con le società locali di delivery che stanno nascendo, al fine di garantire il lavoro in sicurezza e creare modelli positivi a partire dalle strade della nostra Città.
-A promuovere e istituire un tavolo tecnico di confronto sulle tematiche sopra elencate, a fianco di Inps, Inail, Ispettorato del Lavoro, Organizzazioni Sindacali, nonchè la Regione Umbria, per attivare e mettere in atto sinergiche collaborazioni nei confronti del mondo del lavoro digitale, in crescita e in fermento, oggi più di ieri.
Quest’ultimo punto è stato aggiunto dai proponenti con emendamento accogliendo un invito formulato dall’assessore Luca Merli nel corso della precedente discussione
Il capogruppo della Lega Lorenzo Mattioni ha segnalato la permanenza nel testo dell’odg di alcuni punti del dispositivo non condivisibili in quanto, come detto dall’assessore Merli, non di competenza del Comune ma di altre istituzioni. Mattioni ha detto quindi di condividere il tema generale, perché occorre tutelare questa tipologia di lavoratori, ma di non poter votare favorevolmente l’atto proprio per le perplessità legate alla presenza di impegni non sostenibili ad eccezione di quello aggiunto con emendamento.
In replica Bistocchi non ha accolto la richiesta di procedere ad ulteriori modifiche dell’atto, chiedendo di porre in votazione l’odg comprensivo di tutti gli impegni finali.
Successivamente è stato respinto con 9 contrari (maggioranza) e 5 a favore (opposizione) l’Ordine del giorno presentato dai gruppi PD, Idee Persone Perugia, Rete Civica Giubilei: “Richiesta del ritiro del patrocinio e sostegno economico da parte del Comune di Todi e del Consiglio regionale dell’Umbria al Festival “Todi città del Libro” collegato al movimento neofascista Casa Pound Italia”.
Illustrando l’atto Sarah Bistocchi ha riferito che Il Comune di Todi ha annunciato per il 17, 18, 19 e 20 giugno un festival letterario dal titolo “Todi città del libro”. Il suddetto festival ha ricevuto il patrocinio e il sostegno economico sia dal Comune di Todi che dal Consiglio regionale dell’Umbria, nonché dell’Etab, l’ente tuderte di assistenza e beneficenza;
Il festival sarebbe formalmente organizzato dall’associazione “Castelli di carta”, di Cernusco sul Naviglio: società di cui però si conosce poco o nulla, un’entità che sembra esistere, appunto, solo sulla carta.
Evidenzia Bistocchi che sta emergendo con forza l’evidenza per cui dietro al neonato festival “Todi Città del Libro” si nasconda, in realtà, un raduno della destra violenta, estremista, ai limiti dell’arco costituzionale: il movimento neofascista CasaPound Italia.
È infatti la casa editrice Altaforte, contigua al gruppo neofascista, che, anche se “sotto copertura”, sembra rispondere dell’organizzazione dell’evento.
Il nome di Altaforte non compare ufficialmente nel portale internet del festival, né nella delibera di Giunta, ma il numero di telefono inserito nei “contatti” è proprio quello della casa editrice sovranista, con sede a Cernusco sul Naviglio.
Il suddetto festival- proseguono gli istanti – ha ricevuto il patrocinio e il sostegno economico sia dal Comune di Todi che dal Consiglio regionale dell’Umbria, scatenando una forte reazione di indignazione sia nell’opposizione istituzionale, che nella società civile locale, che nell’associazionismo umbro.
Sfuggono le motivazioni politiche per cui lo stesso sindaco di Todi, che recentemente ha negato all’Anpi il patrocinio per la manifestazione del 25 Aprile, ha dichiarato alla stampa che “la vicinanza degli organizzatori del festival a CasaPound non è un problema”.
Visto che diverse e numerose realtà locali, sia sindacali che associative, come Anpi, Udi, Cgil, Spi, Udu, Rete degli Studenti, Ru2020, Libera, Libertà e Giustizia, e la tuderte Associazione Franca Viola Coordinamento Donne Todi, hanno già chiesto di rimuovere il patrocinio pubblico e il supporto al festival, i proponenti nel dispositivo chiedono di impegnare l’Amministrazione:
-Ad associarsi alle richieste di Anpi, Udi, Cgil, Spi, Udu, Rete degli Studenti, Ru2020, Libera, Libertà e Giustizia, Associazione Franca Viola Coordinamento Donne Todi, che chiedono al Comune di Todi e al Consiglio regionale dell’Umbria di ritirare il patrocinio e il sostegno economico al festival letterario “Todi città del libro” collegato al movimento neofascista di CasaPound;
-A non lasciare spazio nella propria storia istituzionale a questi episodi, gratuiti e provocatori, con cui la fruizione della cultura e l’immagine delle Istituzioni subiscono un grave smacco e un inaccettabile immiserimento.
La consigliera Elena Ranfa (PD) ha detto di trovare surreale questo patrocinio perché non si può pensare che un Comune come Todi possa promuovere situazioni che sono state escluse da tutte le principali fiere librarie italiane.
Bisogna riflettere quindi sul rischio di sdoganare certe iniziative che non fanno bene a nessuno, dando immagini sbagliate del concetto di cultura.
Il presidente Michele Cesaro (FI) ha rappresentato di aver approfondito la questione attraverso un confronto con il sindaco di Todi da cui ha appreso che la platea di partecipanti al festival in esame va ben oltre il singolo movimento politico, garantendo una pluralità di opinioni. Non c’è stata, quindi, una scelta volta a blindare alcune voci o a non dare voce ad una pluralità di soggetti, compreso Casapound movimento che, peraltro, è al governo a Todi. Al di là del soggetto proponente, che non può essere preclusivo di un giudizio generale, occorre quindi procedere con un’analisi della vicenda più approfondita.
Il consigliere PD Nicola Paciotti ha spiegato che nel 2021 vi è la necessità di trovare a livello sia locale che nazionale un punto di unione verso quel processo di pacificazione in merito ad una realtà storica su cui, a distanza di tanto tempo, bisogna ancora confrontarsi.
Paciotti ha espresso contrarietà, quindi, alla normalizzazione di contenuti controproducenti e ad una lettura addolcita di posizioni estremiste.