Commissione cultura: approvato l’odg della maggioranza sul parto in anonimato e la culla della vita

Respinto l’odg dell’opposione sulla culla della vita

date
15 aprile 2025
- Redazione
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La IV commissione consiliare cultura ha trattato, nel corso della seduta del 15 aprile i due odg sul tema della culla della vita.

Quello dell’opposizione è stato respinto con 9 contrari e 6 a favore; quello della maggioranza approvato con 9 a favore e 5 astenuti,.

Il primo odg, avente ad oggetto “Culla della vita di Perugia, ripristino condizioni di funzionalità e avvio campagna informativa del Comune presso le strutture sanitarie del territorio” è stato presentato dai gruppi FdI e Scoccia.

In sede di illustrazione Nicola Volpi ha spiegato che, discendente della prima “ruota degli esposti”, nata nel 1188 in Francia, nell’Ospedale dei Canonici di Marsiglia, la culla per la vita è una struttura concepita appositamente per permettere di lasciare, in maniera totalmente protetta, neonati da parte di madri in difficoltà, nel pieno rispetto della privacy di chi lo deposita. La moderna versione della struttura prevede l’installazione di una serie di dispositivi (riscaldamento, chiusura in sicurezza della botola, un presidio di controllo h24 e una rete con il servizio del soccorso medico), che consentono un facile utilizzo e un pronto intervento per la salvaguardia del bambino.

Ad oggi si contano in Italia circa sessanta installazioni; a Perugia se ne può trovare una presso il Centro “Daniele Chianelli”, in prossimità dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia.

Secondo Volpi dare la possibilità alle madri, che per diverse motivazioni non possono prendersi cura dei propri figli, di lasciarli in un luogo sicuro e protetto, dove potranno ricevere cure e sostentamento, è un atto fondamentale per tutelare i neonati, soggetti fragili per eccellenza. Attualmente la culla per la vita presente presso il centro Chianelli necessita di interventi di manutenzione per garantire il ritorno alla piena funzionalità; il Movimento per la Vita di Perugia vi è attivamente impegnato.

L’importanza di garantire questo servizio va di pari passo con la necessità di implementarlo, aumentandone le installazioni in altri luoghi di cura o nei consultori e di garantirne adeguata e completa diffusione mediatica tramite campagna informative.

In considerazione di ciò gli istanti impegnano l’Amministrazione a:

-affiancare i soggetti titolati affinché sia ripristinata la piena funzionalità della culla della vita di Perugia presso il centro Chianelli;

-mettere in atto una campagna informativa in sinergia con le varie associazioni di sostegno alla natalità e gli ordini professionali presso le farmacie comunali Afas, sul proprio sito istituzionale e nelle strutture socio-sanitarie (consultori) affinché le donne in attesa, che per i più svariati motivi non possano prendersi cura del nascituro, abbiano chiara la conoscenza di questo servizio totalmente anonimo e sicuro.

-a farsi portavoce presso la regione affinché provveda ad installare presso ogni struttura ospedaliera del territorio una culla per la vita.

***

Il secondo atto, avente ad oggetto “parto in anonimato e ripristino della culla per la vita” è stato presentato dalla maggioranza. Illustrando l’atto Riccardo Vescovi (Anima Perugia) ha ricordato che la normativa italiana prevede il parto in anonimato, consentendo alle madri di partorire in ospedale senza essere identificate e di lasciare il neonato alle cure dello Stato (Legge n. 149/2001 e DPR n. 396/2000). Lo Stato – continua Vescovi – garantisce il diritto all’informazione per ogni donna, la quale può ottenere assistenza psicologica e sanitaria prima del parto, durante il parto e dopo il parto, unitamente ad ogni genere di indicazione che possa prospettare soluzioni attuabili sia nel senso del riconoscimento sia nel senso dell’interruzione volontaria di gravidanza, nonché del non riconoscimento (diritto a partorire nel più assoluto anonimato e di non riconoscere il nascituro) e ha inoltre diritto ad essere informata, in caso di incertezza sulla scelta da operare, sulla possibilità di usufruire di un ulteriore periodo di riflessione dopo il parto (60 giorni). L’ordinamento italiano garantisce inoltre il diritto al segreto del parto, in cui viene assicurata assoluta segretezza, da parte di tutti i servizi sanitari e sociali coinvolti, alla madre che decide di non riconoscere il nato, e consente alla madre stessa di non essere nominata nell’atto di nascita.

Nell’ambito dell’applicazione del principio di libera autodetenninazione, le culle per la vita rappresentano uno strumento complementare e sussidiario per quei casi in cui la madre non riesce o non vuole recarsi in ospedale, offrendo un’altemativa rispettosa dell’anonimato.

La Culla per la Vita, nel dettaglio, è concepita per permettere di lasciare, totalmente protetti, i neonati da parte delle madri in difficoltà nel pieno rispetto della sicurezza del bambino e della privacy. In luogo facilmente raggiungibile, garantisce l’anonimato della madre ed è dotata di dispositivi (riscaldamento, chiusura in sicurezza, presidio di controllo h 24 e rete con il servizio di soccorso medico) che permettono un facile utilizzo e un pronto intervento per la salvaguardia del bambino.

La Culla per la Vita di Perugia fu installata nel 2014 grazie alla collaborazione tra il Comune di Perugia e varie associazioni di volontariato e promozione sociale del territorio. Era dotata di dispositivi tecnologici avanzati per garantire la sicurezza del neonato, tra cui un sistema di riscaldamento, la chiusura automatica in sicurezza della botola e un allarme immediato collegato con il reparto di neonatologia. Oggi è in disuso mentre in Umbria sono attive quelle di Terni e Città di Castello.

In ragione di ciò gli istanti impegnano l’Amministrazione a:

-promuovere, in collaborazione con ASL Umb1ia 1 e AFAS, nonché con il supporto delle strutture sanitarie locali, campagne di informazione sul parto in anonimato, con particolare riferimento a tutti i presidi sanitari in cui è presente un punto nascita o un consultorio familiare, nell’ottica di favorire l’adesione delle donne potenzialmente interessate agli interventi socio-sanitari in ordine al riconoscimento o non riconoscimento dei loro nati e a segreto al parto;

-valutare di implementare la presenza nei consultori di team interdisciplinari che comprendono professioniste/i sanitari per fornire tutto il supporto e l’assistenza necessari per una scelta libera e autonoma da parte della donna in merito alla gravidanza in corso;

-previa opportuna istruttoria e in collaborazione con gli enti e i soggetti competenti, ripristinare sul territorio comunale la Culla per la Vita, sensibilizzando la cittadinanza sul tema, favorendone la conoscenza;

-Valutare la possibilità di coinvolgere ulteriori soggetti pubblici e privati nella gestione e nel sostegno della Culla per la Vita.

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L’assessora alle politiche sociali Costanza Spera ha espresso perplessità sulla sua presenza in relazione all’odg dell’opposizione ritenendo che l’atto non abbia nulla di amministrativo. Ha comunque voluto rappresentare la sua posizione sul tema, spiegando che l’elemento basilare di tutta la vicenda è la salute e sicurezza delle donne. Ciò avviene solo garantendo il pieno diritto al parto in anonimato, mai citato nell’odg dell’opposizione, ma garantito dalla legge. Spera ha riferito che l’Amministrazione, in quanto esercente una funzione pubblica, sta lavorando da tempo al potenziamento dei servizi sociali e sanitari, in primis con la valorizzazione dei consultori. Un sistema che affianchi le donne a tutela della loro capacità di autodeterminazione, rispondendo allo svuotamento del ruolo del pubblico, in corso da anni soprattutto a livello nazionale. Sì al pieno sviluppo del diritto al parto in anonimato tramite campagne informative. Riferendosi all’odg dell’opposizione l’assessora ha detto che esso menziona il diritto alla vita, senza mai citare però la sicurezza e salute delle donne. Si fa riferimento ai precetti della chiesa, ma non alla costituzione ed alle leggi pur essendo l’Italia uno stato laico con istituzioni laiche. E’ fondamentale garantire il diritto alla libera scelta respingendo con forza dottrine “pro life” che colpevolizzano le donne per le loro libere scelte e promuovono una narrazione che punta sulla pressione e sulla logica della colpa.

Il direttore dell’azienda ospedaliera di Perugia Giuseppe De Filippis ha invitato a non confondere la culla della vita con il parto in anonimato che, come istituzioni sanitarie, deve essere garantito sempre. Ciò prontamente avviene.

In merito alla culla della vita, De Filippis ha posto l’accento su due temi fondamentali, ossia garantire l’anonimato, perché l’abbandono è sempre momento di tristezza, e la protezione totale del neonato, non garantito appieno nel modo in cui veniva gestita la culla preesistente. Serve un sistema, secondo il direttore, per proteggere il bambino da subito senza lasciarlo da solo nemmeno per un minuto.

Secondo De Filippis, inoltre, l’ospedale non rappresenta il luogo più adatto per ubicare la culla della vita che, pertanto, va ripristinata in altre aree.

Riferendo che l’azienda ospedaliera non può farsi carico dell’iniziativa non essendo prevista nella sua mission, il direttore ha però garantito la piena disponibilità della struttura e del 118 nel far funzionare la culla della vita.

Il presidente del comitato per la vita Daniele Chianelli, Franco Chianelli, ha ripercorso la storia della culla sorta presso il centro su richiesta di più parti, non essendovi la disponibilità dell’azienda ospedaliera di ubicarla dentro l’ospedale. La culla, grazie alla collaborazione con ospedale e 118, funzionava perfettamente tutelando appieno il bambino.

Successivamente la culla è stata disattivata perché nessuno se ne occupava più.

Resta la disponibilità del comitato a riattivare l’iniziativa purché sia adeguatamente riqualificata e gestita.

Il presidente del movimento per la vita Sergio De Vincenzi ha ricordato la genesi della culla della vita presso il centro Chianelli, voluto da molteplici associazioni e poi gestito dal comitato Chianelli e dal movimento per la vita. E’ stata poi sospesa la funzionalità della culla perché richiedeva una manutenzione costante (ogni 6 mesi); ciò avveniva a cura di una ditta di Milano che nel tempo ha chiuso l’attività. Nel contempo si è registrato la forzatura delle porte con conseguente blocco del motore; essendo andata perduta la chiave per l’apertura manuale è stato necessario ordinarne un’altra, arrivata dopo mesi. Ora il Movimento verificherà lo stato del manufatto onde procedere al ripristino.

Il direttore di Afas Raimondo Cerquiglini ha garantito la massima disponibilità delle farmacie per supportare il parto in anonimato e qualunque altra iniziativa sanitaria tramite campagne di comunicazione ed informazione.

Aprendo il dibattito Edoardo Gentili (FI) ha censurato l’operato dell’assessora Spera, rea di aver letto un atto ideologico, con attacchi a movimenti e principi, svilendo il ruolo del Consiglio senza accettare dibattito e confronto avendo abbandonato l’aula. Sarebbe bene, secondo Gentili, spogliarsi delle vesti ideologiche, approfondendo il testo degli odg che di fatto in parte convergono.

Leonardo Varasano (Progetto Perugia) ha ricordato che l’iniziativa della culla della vita fu frutto di una sua istanza, presentata con l’allora consigliere Cozzari, che fu condivisa da tutto il Consiglio, compresa l’allora maggioranza di centro-sinistra, trovando un punto di contatto tra posizioni diverse. Ha quindi rivolto un invito a fare proprio questo, perché la vita non ha colore politico né ideologico.

Nel merito ha chiesto l’immediato ripristino della culla perché è fondamentale garantire un presidio sul territorio.

Chiarendo la posizione dei proponenti, Nicola Volpi ha spiegato che l’opposizione non è contraria al parto in anonimato, tuttavia esso rappresenta un tema diverso rispetto alla culla per la vita.

Secondo Francesca Pasquino (PD) non c’è difesa della vita quando si attaccano il diritto di scelta, la salute e le libertà delle donne e si cerca di limitare l’autodeterminazione femminile contestando o mettendo in discussione diritti conquistati in anni di battaglie.

Nessuna donna, spiega Pasquino, deve essere lasciata sola di fronte ad intimidazioni e attacchi; servono invece politiche efficaci a livello di sistema pubblico. Un’azione che il Comune di Perugia ha iniziato a portare avanti come primo atto politico dell’assessorato al sociale. Pasquino ha respinto i cosiddetti “campi di battaglia” morali infarciti di falsità, ideologia e pseudo coscienza, spiegando che il centro sinistra sta operando per uno Stato laico e di diritto, contestando ogni tentativo di riportare indietro le donne e garantendo invece la piena dignità e giustizia sociale delle donne.

Detto ciò, Pasquino ha sostenuto che i due odg non puntano sulle stesse cose perché, prima della culla della vita, servono politiche sociali precise tra cui, in primis, la garanzia del parto in anonimato e la difesa dell’autodeterminazione delle donne.

L’assessora Spera, in replica, ha difeso il suo intervento perché riguardante principi tutelati dalla costituzione. Ha inoltre sostenuto che il bello delle istituzioni democratiche è di poter esprimere posizioni diverse.

Il consigliere Augusto Peltristo (FI) ha condiviso i principi indicati da De Filippis sulla culla della vita (protezione ed anonimato), nonché quelli rivolti a favorire l’informazione alla cittadinanza. Ma il dato centrale è far funzionare la culla della vita, non lasciando solo il comitato Chianelli nella gestione. Occorre quindi fare di tutto per sostenere le persone in difficoltà nonché chi gestisce certe strutture tanto delicate.

Chiara Calzoni (Perugia Civica) ha confermato la differenza tra i temi del parto in anonimato, sempre garantito dalla legge e dalle strutture sanitarie, e la culla della vita.

E’ quest’ultimo uno strumento estremo, ma necessario per tutelare chi si trova in una situazione di difficoltà nonché per il neonato.

Ciò consente di scongiurare le situazioni marginali degli abbandoni.

L’odg per ripristinare la culla rappresenta una scelta politica di tutela della persona: è umana e civile, non ideologica come invece sembra che il dibattito stia cercando di trasformare.

Secondo Elena Fruganti (FdI) un Comune può assumere iniziative per far funzionare la culla della vita, trattandosi di una proposta che prevede costi di funzionamento. Essa rappresenta un tema diverso rispetto al parto in anonimato, diritto garantito da tempo dalla normativa. Occorre quindi capire se c’è l’intenzione del Comune di investire sulla culla della vita.

La consigliera Laura Tanci (Anima Perugia) ha riferito che gli odg sono differenti perché il cuore dell’odg della maggioranza è tutelare sia il bambino che nasce sia le donne e le famiglie tramite il parto in anonimato.

Esiste, ha detto, una normativa che tutela il parto in anonimato, ma ciò è scarsamente pubblicizzato. E’ quindi necessario promuovere e far conoscere questo tipo di possibilità che lo Stato prevede. La culla della vita, invece, rappresenta una tutela della marginalità estrema che offre una cura più che altro al bambino, lasciando sola la donna.

Ci interessa, però, che essa sia ripristinata in modo sicuro.

Il consigliere Fabrizio Ferranti (Perugia per la sanità pubblica) ha rivolto un invito all’opposizione di sostenere l’odg della maggioranza perché al suo interno ricomprende anche le proposte del centro-destra andando anche oltre.

La consigliera Margherita Scoccia ha rivolto un invito a lavorare ad un documento unico, perché sia il parto in anonimato che la culla della vita sono servizi importanti che devono essere garantiti e sostenuti da tutti.

Infine la consigliera Lucia Maddoli (Orchestra per la Vittoria-) ha sostenuto l’importanza di tutelare sia la vita del bambino che della madre. Ecco perché è preferibile accogliere l’odg della maggioranza avendo una visione più ampia di quello dell’opposizione. Ben venga, ha detto, il sostegno della culla per la vita, quale strumento residuale, ma inserendolo in un contesto di tutela sociale più ampio.

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