E’ stato approvato con 18 voti a favore e 7 contrari l’ordine del giorno, presentato dalla maggioranza sull’avvio del percorso istituzionale per l’attivazione di un nuovo gemellaggio tra la città di Perugia ed una municipalità palestinese”.
L’atto – illustrato da Lorenzo Ermenegildi Zurlo (Pd) – richiama la consolidata rete di relazioni internazionali e di gemellaggi della città di Perugia, la sua peculiare vocazione multilaterale e l’impegno civico riconosciuto per la promozione della pace tra i popoli, anche grazie all’opera di Aldo Capitini e alla tradizione della Marcia per la Pace Perugia-Assisi, nonché alle attività del Centro Studi e della Biblioteca di San Matteo degli Armeni.
I proponenti ricordano altresì che la città ospita e anima stabilmente reti e iniziative di dialogo e cooperazione con il mondo mediorientale e con la società palestinese in particolare, anche attraverso istituzioni civiche, universitarie e sanitarie cittadine e regionali.
Zurlo ha spiegato che l’attuale fase storica, segnata dalla guerra in Palestina e dalla gravissima crisi umanitaria nella Striscia di Gaza, ha portato ad approvare in Consiglio comunale atti volti a sollecitare il Governo della Repubblica al riconoscimento dello Stato di Palestina e ad iniziative dell’Amministrazione comunale a sostegno di tale orientamento istituzionale.
I proponenti ritengono importante “rafforzare, nel solco della tradizione perugina, il ruolo della diplomazia cittadina e della cooperazione decentrata come strumenti concreti per promuovere la pace, il dialogo tra comunità, la tutela dei diritti umani e la ricostruzione del tessuto sociale, nonché avviare un percorso istituzionale trasparente e partecipato per individuare, insieme agli attori del territorio e alle reti nazionali competenti, la municipalità palestinese con cui avviare una relazione stabile di amicizia e cooperazione propedeutica al gemellaggio”.
I consiglieri impegnano quindi l’Amministrazione:
-ad avviare formalmente l’iter per l’istituzione di un nuovo gemellaggio con una municipalità palestinese, promuovendo in prima istanza la sottoscrizione di un “Protocollo d’amicizia e cooperazione”
-a costituire un tavolo di lavoro dedicato, coordinato dagli uffici competenti e dalla Commissione consiliare competente, con la partecipazione delle reti territoriali e degli enti di conoscenza al fine di definire priorità, ambiti e strumenti del partenariato;
-a confrontarsi con le reti nazionali e regionali della cooperazione e con l’organizzazione degli enti locali palestinesi per l’individuazione della municipalità palestinese più idonea;
-a promuovere iniziative pubbliche in città per informare e coinvolgere la cittadinanza sul percorso, valorizzando la tradizione perugina di educazione alla pace e alla nonviolenza;
-a ricercare attivamente finanziamenti esterni e a favorire progettualità in partenariato che consentano di sostenere gli scambi senza oneri impropri per il bilancio comunale;
– a riferire periodicamente in Commissione e in Consiglio sullo stato di avanzamento dell’iter e sugli esiti dei contatti istituzionali avviati;
– a valutare, in considerazione di un rapporto consolidato, anche mediato dai rispettivi istituti universitari, che la città individuata per l’avvio del percorso di gemellaggio sia Nablus.
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Il consigliere Leonardo Varasano (Progetto Perugia) ha ribadito, come fatto in commissione, l’intenzione di votare contro questa proposta per tre motivi, formale, di metodo e di sostanza.
L’odg nasce infatti con un vizio di forma, poiché si era proposto nella versione originaria un gemellaggio generico con una municipalità palestinese, ma senza indicarla nel dettaglio; l’indeterminatezza dell’oggetto, poi corretta con emendamento, non era quindi ammissibile.
I motivi di contrarietà che permangono sono dunque due, il primo dei quali è di metodo; per Varasano in questa situazione non è stata ascoltata la città e la sua storia, dando corso ad un atto frutto del momento più che di una riflessione accurata e approfondita. Il secondo problema riguarda la sostanza: manca infatti l’ampiezza che l’atto dovrebbe avere, visto che nel testo sono esposte solo le ragioni di una parte, quella palestinese, senza tenere conto del dolore che permea anche la parte israeliana. Sarebbe servito quindi un atto che contemperasse entrambe le prospettive del conflitto, ad esempio portando avanti due gemellaggi concomitanti, il primo con una città della Palestina ed il secondo con una città d’Israele, dando valore al dolore universale.
Chiara Calzoni (Perugia Civica) ha parlato di rispetto del dolore che certi temi portano con sé, totalmente svincolato da ogni forma di propaganda. E’ proprio sulla base di ciò – ha detto – che un Consiglio comunale non può diventare palcoscenico di un conflitto internazionale: un gemellaggio oggi non sarebbe percepito, pertanto, come un gesto neutro o di pace, ma come un posizionamento politico. L’odg parla di un conflitto che richiede competenza e serietà, ma nelle sedi istituzionali competenti che non possono essere quelle comunali, come nel caso di specie. Per Calzoni l’odg non è un atto di pace, ma una strumentalizzazione, usando parole e toni che ricordano un manifesto politico fortemente ideologico.
La proposta di gemellaggio, continua Calzoni, è avanzata tramite una visione selettiva ed opportunistica del dolore umano, processando chiunque non sia allineato ad essa.
In conclusione per la consigliera il criterio utilizzato non dovrebbe riguardare solo Gaza, ma anche i cristiani perseguitati nel mondo, le donne afgane private dei diritti ecc, situazioni lontane dai riflettori e su cui non si fanno cortei o manifestazioni.
Il dolore non è quindi tutto uguale ma diventa rilevante solo quando dà visibilità politica.
Calzoni ha quindi preannunciato un voto contrario all’odg, perché esso tende a dividere la città.
Il capogruppo di FdI Riccardo Mencaglia ha riconosciuto che l’odg nasce da un intento nobile, ossia promuovere la pace, ma ogni iniziativa di questo tipo deve collocarsi entro i confini istituzionali propri dell’Ente comunale, cosa che qui non avviene. La politica estera è infatti competenza esclusiva dello Stato centrale. Altro punto critico, secondo Mencaglia, deriva dal fatto che ad oggi l’Italia non ha formalmente riconosciuto lo Stato di Palestina. Un atto del Consiglio comunale che si muovesse in questa direzione, quindi, rischierebbe di sconfinare in competenze altrui. Nel richiamare la normativa vigente in tema di cooperazione internazionale, Mencaglia ha spiegato che il Comune di Perugia può impegnarsi in iniziative di solidarietà ed aiuto umanitario, ma coerenti con la politica internazionale espressa dallo stato centrale. Un atto come quello proposto, invece, pur se animato da nobili principi rischia di essere percepito come un posizionamento politico che va oltre le competenze di un comune, peraltro dividendo la comunità cittadina.
Infine secondo il capogruppo manca nell’atto un ulteriore aspetto, ossia la condanna di Hamas e della violenza da qualunque parte provenga nonché la necessità della difesa di tutte le popolazioni civili.
Da Perugia non può partire, in conclusione, un messaggio politico di parte bensì serve equilibrio.
Federico Phellas (PD) ha sostenuto che la proposta rientra pienamente nelle attività di mero rilievo internazionale, visto che si chiede di dar corso ad protocollo di collaborazione ed amicizia, assolutamente in linea con le prerogative dell’Ente.
Nessuno sta operando contra legem né per sostituirsi al Governo o al ministero competente, bensì l’atto è in linea con altre iniziative avviate in Umbria finalizzate alla creazione di rapporti con comuni palestinesi. Phellas ha condannato le azioni condotte da Hamas il 7 ottobre del 2023, precisando, tuttavia, che la città di Nablus (indicata nell’odg per il gemellaggio) si trova in Cisgiordania, terra governata dall’autorità nazionale palestinese.
Phellas ha ricordato le migliaia di morti, soprattutto bambini, avvenute a Gaza ed in Palestina durante il conflitto, ritenendo che sia vergognoso usarle come metro di paragone rispetto alle situazioni ordinarie presenti in una città tranquilla e sicura come Perugia.
Per Fabrizio Ferranti (Perugia per la sanità pubblica) Perugia è la città del dialogo, grazie a figure come Capitini, ad eventi come la marcia della pace e al lavoro delle istituzioni culturali come l’università che costruiscono ponti nel mondo. Oggi con questo atto, quindi, la maggioranza vuole costruire un ponte con la popolazione palestinese, avviando un percorso istituzionale serio e partecipato che porti infine alla creazione di un gemellaggio, possibilmente con la città di Nablus. Il tutto è fondato su basi legislative chiare partendo dalla Costituzione. Sostenere l’atto significa quindi rispondere ad una crisi umanitaria che intercorre su quel territorio ormai da tempo e che anche oggi prosegue in tutta la sua gravità.
Cesare Carini (Pensa Perugia) ha spiegato che l’odg è condivisibile perché esce dagli slogan di piazza proponendo un’iniziativa concreta che coniuga collaborazione, rapporto tra municipalità ecc dando segnali importanti.
Un atto che non sconfina oltre le competenze del Comune, rimanendo all’interno di esse.
No agli scontri sulla situazione del Medio Oriente, pertanto, sì all’iniziativa rivolta alla promozione della democrazia e della pace.
Elena Fruganti (FdI) ha sostenuto che nessuno può avere la pretesa di costruire la pace con queste iniziative, perché altrimenti si rischia di banalizzare il concetto di pace, condiviso da tutte le forze politiche. Il problema restano gli strumenti e cosa si voglia ottenere con essi.
Il lavoro da fare quindi è molto più ampio rispetto ad un mero gemellaggio e deve basarsi sul riconoscimento dell’altro e sulla cancellazione dello spirito di vendetta reciproco.
Secondo Nilo Arcudi (Perugia Civica) in Consiglio vanno rispettate le sensibilità di tutti e le posizioni diverse dalla propria. Nel merito, nel condannare sia l’atto di terrorismo di Hamas che l’eccesso di difesa di Israele, il consigliere ha rimarcato che sulla Palestina si è alzata una grande attenzione, soprattutto da parte delle piazze, che, tuttavia, è mancata ad esempio nei confronti dell’Ucraina e delle sue vittime. Quelle piazze, purtroppo, vengono utilizzate anche per attaccare il Governo nazionale, a volte provocando incidenti e attaccando le forze dell’ordine. Arcudi ha rimarcato che a Gaza ancora oggi, durante la tregua, avvengono molte uccisioni non più frutto dell’azione di Israele ma di Hamas; su di esse poco o nulla si dice.
Tornando alla proposta di gemellaggio, Arcudi ha sostenuto che questo non è il momento giusto per portare avanti l’iniziativa, perché c’è troppo coinvolgimento sul tema da parte dell’opinione pubblica e politica.
In replica Lorenzo Ermenegildi Zurlo (PD) ha respinto al mittente le valutazioni formulate dalla consigliera Calzoni, ma ha detto di rispettare, pur non condividendole, le posizioni espresse dagli altri membri dell’opposizione.
Per il capogruppo la situazione umanitaria di Gaza è riuscita a sollevare l’attenzione di moltissimi cittadini di Perugia che sono scesi in piazza in pochissimo tempo ed in misura massiccia.
Zurlo ha poi difeso la legittimità amministrativa dell’odg che lancia anche un messaggio politico e simbolico chiarissimo, confermando la vicinanza dell’Umbria e di Perugia ai popoli oppressi e che stanno soffrendo.
Con questo odg non si può certamente ottenere la pace, ma mettere una pietra di pace in un più ampio percorso in atto.
La consigliera Chiara Calzoni (Perugia Civica), rispondendo a Zurlo, ha detto di essere dalla parte della concretezza e dei cittadini ed ha rivolto un invito a non strumentalizzare guerre e dolore.




